
Sottoporre sistematicamente tutti gli immigrati ad esame sanitario e psichiatrico, è la proposta della Lega Nord del Trentino, contenuta in un'interrogazione al presidente della Provincia di Trento Lorenzo Dellai. L'idea, se così si può definire, prende spunto dall'arresto, nei giorni scorsi, di un ragazzo di 17 anni algerino, accusato di tentata violenza sessuale nei confronti di una giovane trentina: il ragazzo avrebbe poi danneggiato la cella del reparto detenuti all'ospedale S.Chiara e avrebbe messo in atto pratiche di autolesionismo.
«Quanto accaduto - si legge nell'interrogazione - dimostra senza ulteriori necessità di prova come tante, troppe volte gli immigrati, legali e non, che giungono sul nostro territorio abbiano serie problematiche sanitarie e/o psichiatriche in atto, con grave pericolo di contagio e/o di incolumità per tutti i malcapitati che dovessero venire in contatto fortuito con con questi soggetti».
Per questo la Lega Nord chiede di attuare nei confronti di tutti gli immigrati «sistematici controlli per appurarne l'esatto quadro clinico in modo che non possano nuocere, per contagio passivo o per violenza, ai cittadini inermi che dovessero inopinatamente entrare in contatto con costoro».
Dellai: Lega scherza con il fuoco. «Questa è l'ennesima dimostrazione di come la Lega Nord sta veramente scherzando col fuoco». È così che il presidente della Provincia autonoma di Trento e coordinatore di Alleanza per l'Italia a livello nazionale, Lorenzo Dellai, ha commentato la proposta lanciata dalla Lega Nord. «Abbiamo avuto dalla storia - ha proseguito Dellai - molti esempi di cattivi maestri, che instillavano disvalori nella comunità e abbiamo visto molto spesso come questi maestri hanno prodotto grandi sciagure. La Lega Nord sta cavalcando le paure e sta instillando odio sociale. Ciò non può che produrre grande pericolo per il futuro nostre comunità. Sono convinto che non possiamo sottovalutare questi atteggiamenti, anche se verrebbe spontaneo farci sopra una risata. Purtroppo non è così, perchè questo costante stillicidio di provocazioni sta creando una cultura della chiusura e della paura, che è esattamente l'opposto di quello che serve per difendere la coesione e l'ordine pubblico nelle nostre comunità». «Sarebbe anche interessante - ha concluso Dellai - sapere qual è l'opinione dei cosiddetti moderati del centrodestra su queste affermazioni, posto che alla Lega Nord il centrodestra ha sostanzialmente dato in appalto gran parte del Nord Italia».
fonte http://www.laltranotizia.net/2010/02/lega-nord-facciamo-il-controllo.html?utm_source=feedburner&utm_medium=email&utm_campaign=Feed%3A+laltranotizia+%28L%27Altra+Notizia%29
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Due anni di tempo per imparare la lingua italiana, conoscere la Costituzione e le regole civili del nostro Paese, far studiare i figli, mettersi in regola col fisco. Se l'immigrato che chiede il permesso di soggiorno conquisterà questi obiettivi in 24 mesi quantificati in un punteggio di 30 punti, otterrà la "carta". Se non ci riuscirà (i punteggi scendono in caso di violazione del codice penale), avrà ancora un anno di tempo alla conclusione del quale scatterà, in caso di non raggiungimento del voto finale, l'espulsione. È, questo, il nuovo "accordo di integrazione" fra Stato e immigrati annunciato ieri dai ministri dell'Interno, Roberto Maroni, e da quello del Welfare, Maurizio Sacconi.
Questo permesso di soggiorno a punti (sarà introdotto a breve per il rilascio dei nuovi documenti con un decreto), non piace, però, all'opposizione. "Il permesso di soggiorno a punti sarà una forca caudina che ostacolerà l'integrazione e favorirà l'irregolarità", afferma Livia Turco, responsabile Immigrazione del Pd. "L'Italia - ha aggiunto - non è il Canada, nel nostro Paese per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno occorre aspettare più di un anno, i corsi di lingua e cultura sono gestiti dal volontariato e dalla Chiesa, non è possibile aspettarsi altro".
Al di là delle perplessità dell'opposizione, la "carta" di soggiorno, dopo i disordini di Rosarno fra popolazione locale e lavoratori stranieri, è la risposta del governo all'emergenza immigrazione. "Nell'accordo - spiega Maroni - sono definiti specifici obiettivi da raggiungersi nel periodo di validità del permesso (entro due anni prorogabili di uno), e una successiva valutazione da parte dello Sportello Unico sul raggiungimento di questi obiettivi: se saranno raggiunti, ci sarà il rinnovo del permesso di soggiorno. In caso contrario, scatterà l'espulsione".
È il ministro Sacconi poi a chiarire che chi chiederà il "permesso a punti" sarà "responsabilizzato con diritti e doveri". Fra i doveri, la conoscenza della lingua italiana, l'iscrizione al servizio sanitario, la frequentazione della scuola dell'obbligo per i minori, la trasparenza nei contratti abitativi. Fra i diritti, gli eventuali corsi di lingua e altro, hanno assicurato i due ministri, "non saranno a carico degli immigrati, ma farà tutto lo Stato, anche per garantire standard uniformi in tutte le province ed avere tutto sotto controllo".
Alle critiche del Pd ("Essere straniero in Italia - accusa il capogruppo alla Camera, Gian Claudio Bressa - vuol dire essere soggetto a una scandalosa lotteria sociale i cui giudici imbrogliano in partenza. Siamo il Paese più xenofobo d'Europa. Bel risultato, complimenti a Maroni e a Sacconi"), è ancora il titolare del Viminale a replicare. "Questo sistema che stiamo mettendo a punto - sottolinea - garantirà l'integrazione: io suggerisco allo straniero le cose da fare per integrarsi nella comunità. Se le farà, gli darò il permesso di soggiorno, se non le farà, significa che non vuole integrarsi".
Sempre in tema di immigrazione, il Consiglio dei ministri ha "bocciato" ieri - ricorrendo alla Corte costituzionale - la legge della Regione Puglia che prevede una serie di interventi agli immigrati presenti a qualunque titolo sul territorio regionale. In questo modo, eccepisce il Governo, la Regione comprende anche gli immigrati privi di regolare permesso di soggiorno.
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