Campodimele (LT) il paese della longevità

Campodimele  (LT)  il paese della  longevità
Tra l'indifferenza dell' Amministrazione Comunale, in assenza di controlli, In località Sterza Piana Lenola (LT) ai confini del Parco Naturale dei Monti Aurunci , a meno di trecento metri dalle abitazioni private, i cittadini, tutti i giorni, assistono a questo scempio che rende l'aria irrespirabile con inevitabili conseguenze sulla salute pubblica grazie a questo impianto allocato nel confinante comune di Campodimele

domenica 18 aprile 2010

Lettera di Roberto Saviano a Silvio Berlusconi







Presidente Silvio Berlusconi, le scrivo dopo che in una conferenza stampa tenuta da lei a Palazzo Chigi sono stato accusato, anzi il mio libro è stato accusato di essere responsabile di “supporto promozionale alle cosche”. Non sono accuse nuove.

Mi vengono rivolte da anni: si fermi un momento a pensare a cosa le sue parole significano. A quanti cronisti, operatori sociali, a quanti avvocati, giudici, magistrati, a quanti narratori, registi, ma anche a quanti cittadini che da anni, in certe parti d’Italia, trovano la forza di raccontare, di esporsi, di opporsi, pensi a quanti hanno rischiato e stanno tutt’ora rischiando, eppure vengono accusati di essere fiancheggiatori delle organizzazioni criminali per il solo volerne parlare.

Perché per lei è meglio non dire? E’ meglio la narrativa del silenzio. Del visto e taciuto. Del lasciar fare alle polizie ai tribunali come se le mafie fossero cosa loro. Affari loro. E le mafie vogliono esattamente che i loro affari siano cosa loro, Cosa nostra appunto è un’espressione ancor prima di divenire il nome di un’organizzazione.


Io credo che solo e unicamente la verità serva a dare dignità a un Paese. Il potere mafioso è determinato da chi racconta il crimine o da chi commette il crimine?

Il ruolo della ‘ndrangheta, della camorra, di Cosa nostra è determinato dal suo volume d’affari, cento miliardi di euro all’anno di profitto, un volume d’affari che supera di gran lunga le più granitiche aziende italiane. Questo può non esser detto? Lei stesso ha presentato un dato che parla del sequestro alle mafie per un valore pari a dieci miliardi di euro. Questo significa che sono gli scrittori ad inventare? Ad esagerare? A commettere crimine con la loro parola? Perché?

Michele Greco il boss di Cosa Nostra morto in carcere al processo contro di lui si difese dicendo che “era tutta colpa de Il Padrino” se in Sicilia venivano istruiti processi contro la mafia. Nicola Schiavone, il padre dei boss Francesco Schiavone e Walter Schiavone, dinanzi alle telecamere ha ribadito che la camorra era nella testa di chi scriveva di camorra, che il fenomeno era solo legato al crimine di strada e che io stesso ero il vero camorrista che scriveva di queste storie quando raccontava che la camorra era impresa, cemento, rifiuti, politica.

Per i clan che in questi anni si sono visti raccontare, la parola ha rappresentato sempre un affronto perché rendeva di tutti informazioni e comportamenti che volevano restassero di pochi. Perché quando la parola rende cittadinanza universale a quelli che prima erano considerati argomenti particolari, lontani, per pochi, è in quell’istante che sta chiamando un intervento di tutti, un impegno di molti, una decisione che non riguarda più solo addetti ai lavori e cronisti di nera.

Le ricordo le parole di Paolo Borsellino in ricordo di Giovanni Falcone pronunciate poco prima che lui stesso fosse ammazzato. “La lotta alla mafia è il primo problema da risolvere … non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione ma un movimento culturale e morale che coinvolga tutti e specialmente le giovani generazioni le spinga a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale della indifferenza della contiguità e quindi della complicità.

Ricordo la felicità di Falcone quando in un breve periodo di entusiasmo mi disse: la gente fa il tifo per noi. E con ciò non intendeva riferirsi soltanto al conforto che l’appoggio morale dà al lavoro dei giudici, significava soprattutto che il nostro lavoro stava anche smuovendo le coscienze”.

Il silenzio è ciò che vogliono. Vogliono che tutto si riduca a un problema tra guardie e ladri. Ma non è così. E’ mostrando, facendo vedere, che si ha la possibilità di avere un contrasto. Lo stesso Piano Caserta che il suo governo ha attuato è partito perché è stata accesa la luce sull’organizzazione dei casalesi prima nota solo agli addetti ai lavori e a chi subiva i suoi ricatti.


Eppure la sua non è un’accusa nuova. Anche molte personalità del centrosinistra campano, quando uscì il libro, dissero che avevo diffamato il rinascimento napoletano, che mi ero fatto pubblicità, che la mia era semplicemente un insana voglia di apparire.


Quando c’è un incendio si lascia fuggire chi ha appiccato le fiamme e si dà la colpa a chi ha dato l’allarme? Guardando a chi ha pagato con la vita la lotta per la verità, trovo assurdo e sconfortante pensare che il silenzio sia l’unica strada raccomandabile.

Eppure, Presidente, avrebbe potuto dire molte cose per dimostrare l’impegno antimafia degli italiani. Avrebbe potuto raccontare che l’Italia è il paese con la migliore legislazione antimafia del mondo. Avrebbe potuto ricordare di come noi italiani offriamo il know how dell’antimafia a mezzo mondo. Le organizzazioni criminali in questa fase di crisi generalizzata si stanno infiltrando nei sistemi finanziari ed economici dell’occidente e oggi gli esperti italiani vengono chiamati a dare informazioni per aiutare i governi a combattere le organizzazioni criminali di ogni genealogia.

E’ drammatico, e ne siamo consapevoli in molti, essere etichettati mafiosi ogni volta che un italiano supera i confini della sua terra. Certo che lo è. Ma non è con il silenzio che mostriamo di essere diversi e migliori.

Diffondendo il valore della responsabilità, del coraggio del dire, del valore della denuncia, della forza dell’accusa, possiamo cambiare le cose.

Accusare chi racconta il potere della criminalità organizzata di fare cattiva pubblicità al paese non è un modo per migliorare l’immagine italiana quanto piuttosto per isolare chi lo fa. Raccontare è il modo per innescare il cambiamento.

Questa è l’unica strada per dimostrare che siamo il paese di Giovanni Falcone, di Don Peppe Diana, e non il paese di Totò Riina e di Schiavone Sandokan. Credo che nella battaglia antimafia non ci sia una destra o una sinistra con cui stare. Credo semplicemente che ci sia un movimento culturale e morale al quale aspirare.

Io continuerò a parlare a tutti, qualunque sarà il credo politico, anche e soprattutto ai suoi elettori,

Presidente: molti di loro, credo, saranno rimasti sbigottiti ed indignati dalle sue parole.

Chiedo ai suoi elettori, chiedo agli elettori del Pdl di aiutarla a smentirle.

E’ l’unico modo per ridare la giusta direzione alla lotta alla mafia. Chiederei di porgere le sue scuse non a me, che ormai ci sono abituato, ma ai parenti delle vittime di tutti coloro che sono caduti raccontando.

Io sono un autore che ha pubblicato i suoi libri per Mondadori e Einaudi, entrambe case editrici di proprietà della sua famiglia. Ho sempre pensato che la storia partita da molto lontano della Mondadori fosse pienamente in linea per accettare un tipo di narrazione come la mia, pensavo che avesse gli strumenti per convalidare anche posizioni forti, correnti di pensiero diverse. Dopo le sue parole non so se sarà più così. E non so se lo sarà per tutti gli autori che si sono occupati di mafie esponendo loro stessi e che Mondadori e Einaudi in questi anni hanno pubblicato.

La cosa che farò sarà incontrare le persone nella casa editrice che in questi anni hanno lavorato con me, donne e uomini che hanno creduto nelle mie parole e sono riuscite a far arrivare le mie storie al grande pubblico. Persone che hanno spesso dovuto difendersi dall’accusa di essere editor, uffici
stampa, dirigenti, “comprati”. E che invece fino ad ora hanno svolto un grande lavoro. E’ da loro che voglio risposte.

Una cosa è certa: io, come molti altri, continueremo a raccontare. Userò la parola come un modo per condividere, per aggiustare il mondo, per capire.

Sono nato, caro Presidente, in una terra meravigliosa e purtroppo devastata, la cui bellezza però continua a darmi forza per sognare la possibilità di una Italia diversa. Una Italia che può cambiare solo se il sud può cambiare.

Lo giuro Presidente, anche a nome degli italiani che considerano i propri morti tutti coloro che sono caduti combattendo le organizzazioni criminali, che non ci sarà giorno in cui taceremo. Questo lo prometto. A voce alta.

di ROBERTO SAVIANO da repubblica.it

3 commenti:

lenolaidv ha detto...

Da quasi due mesi l'Italia è spaccata in due. Una frana a Montaguto, in provincia di Avellino, cominciata nel maggio del 2006 e mai fermata, dopo aver occupato una statale ha invaso anche i binari della ferrovia impedendo così il passaggio dei treni. Chi da Bari o da Lecce deve raggiungere Roma è costretto a utilizzare a scendere dal treno, salire su autobus sostitutivi, poi rimettersi in treno. E perdere così due ore in più rispetto al tragitto originale pur pagando il prezzo intero del biglietto.

I disagi colpiscono ogni giorno decine di migliaia di passeggeri. Ma soltanto ieri il governo ha dichiarato lo stato di crisi. Il capo della protezione civile Guido Bertolaso ha deciso di prendere in mano direttamente la situazione assicurando che nel giro di un mese e mezzo al massimo la situazione tornerà com'era.

I tecnici sono però molto scettici: "Prima dell'estate, dicono, non sarà possibile fare nulla". Anche perché dietro l'incredibile storia di Montaguto c'è un sospetto, una domanda che si stanno ponendo gli amministratori locali, politici nazionali (come l'onorevole Dario Ginefra del Partito democratico), tecnici e anche la magistratura. Il sospetto è che qualcuno abbia avuto interesse a lasciare la frana così com'era. Per appaltare lavori, per intascare denaro, per lucrare sul grande business dell'emergenza. Quel sospetto ha un nome: CAMORRA.

Per capire come sono andate le cose, il primo passo è quello di ricostruire la vicenda. È il 12 maggio del 2006 quando dopo il primo smottamento della montagna, il Consiglio dei ministri dichiara lo stato di emergenza e affida al presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, "tutte le iniziative necessarie alla rimozione delle situazioni di pericolo e alla messa in sicurezza dell'area interessata dal movimento franoso". Con quel provvedimento stanziava la somma di due milioni e mezzo di euro per i primi interventi urgenti. "Nel mese di gennaio 2009 - si legge ancora in una delle informative di Bertolaso, ossia a distanza di più di due anni dall'insorgenza della predetta situazione di rischio il presidente della Regione chiedeva una nuova proroga dello stato di emergenza fino al 31 dicembre 2009, comunicando di dover ancora provvedere all'espletamento della campagna di indagini geognostiche, alla realizzazione di opere di allontanamento delle acque superficiali a monte dell'area di distacco dal movimento franoso, nonché di opere di sbancamento e riprofilatura e sistemazione versante del piede della frana per la riaperture della sede stradale della Statale 90".
In sostanza, dice Bertolaso, in due anni e mezzo avevano fatto poco e nulla. "Non conoscevo nemmeno lo stato di progettazione di tutti gli interventi da fare" scrive il Capo della protezione civile.

minny ha detto...

Nonostante mi sforzi,non riesco a trovare nessun motivo che giustifichi gli elettori del PDL.
Non può essere convenienza perchè sono troppi.Non credo sia il fascino e non credo neanche sia l'accento milanese del nostro presidente.Che sia un mafioso è provato,ma che il popolo italiano lo voti è ancor più grave.
Parlare di legalità e diritti a chi ha la pancia piena non produce effetti,ma dirlo a chi ha la pancia vuota dovrebbe scatenare una guerra.
Mi viene il dubbio che ognuno aspetti il proprio turno in silenzio,facendo attenzione a non contraddire ne una parte ne l'altra.
La forza ed il coraggio di Saviano dovrebbero essere premiati...evidentemente il nostro presidente si sente troppo chiamato in causa.
Buona serata

write26 ha detto...

Sai perché Minny carissima non riesci a trovare nessun motivo?

Per il semplice fatto che sei portata a pensare che tutti ragionano con la tua sensibilità e con la tua testa.

Non è così fattene una ragione.

Buonanotte Vladi