Campodimele (LT) il paese della longevità

Campodimele  (LT)  il paese della  longevità
Tra l'indifferenza dell' Amministrazione Comunale, in assenza di controlli, In località Sterza Piana Lenola (LT) ai confini del Parco Naturale dei Monti Aurunci , a meno di trecento metri dalle abitazioni private, i cittadini, tutti i giorni, assistono a questo scempio che rende l'aria irrespirabile con inevitabili conseguenze sulla salute pubblica grazie a questo impianto allocato nel confinante comune di Campodimele

martedì 27 aprile 2010

L’ACQUA E’ UN BENE IRRUNUNCIABILE FIRMATE PER NON REGALARLA AI PRIVATI





Tra sabato e domenica sono state raccolte, tra l’entusiasmo dei Comitati Promotori oltre 100.000 firme, “Siamo di fronte ad un vero e proprio risveglio civile, hanno dichiarato i comitati, un risveglio che parte da associazioni e da cittadini liberi, un risveglio che parte dall’acqua”.

I quesiti sono tre:

PRIMO QUESITO: fermare la privatizzazione dell’acqua
Abrogazione dell’articolo 23 bis della legge 133/2008 approvata dal Governo Berlusconi che prevede l’affidamento della gestione del servizio idrico a soggetti privati. Abrogare questa norma significherebbe contrastare l’accelerazione sulle privatizzazioni imposta dal Governo e la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici in questo Paese.

SECONDO QUESITO : aprire la strada per far tornare l’acqua un bene solo pubblico
Abrogazione l’art. 150 del D. Lgs. n. 152/2006 L’articolo definisce come uniche modalità di affidamento del servizio idrico la gara o la gestione attraverso Società per Azioni a capitale misto pubblico privato o a capitale interamente pubblico. L’abrogazione di questo articolo non consentirebbe più il ricorso né alla gara, né all’affidamento della gestione a società di capitali, favorendo la possibilità di rendere di nuovo pubblico il servizio idrico, cioè la sua gestione attraverso enti di diritto pubblico con la partecipazione dei cittadini e delle comunità locali.

TERZO QUESITO : eliminare i profitti dal bene comune acqua
Abrogazione l’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 verrebbe eliminata quella parte di normativa che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7%.
Abrogare questa norma significherebbe non rendere conveniente ai privati gestire l’acqua.

L’acqua è di tutti, non possiamo permettere a soggetti privati la gestione di un bene essenziale per la vita. Consegnarlo nelle mani delle aziende rappresenterebbe la conferma dell’incapacità di questo Governo di gestire ciò che è pubblico. Incapacità che ha già ha avuto i suoi effetti nell’Istruzione e nella Sanità.

Se qualcosa non funziona nei servizi essenziali vanno posti i correttivi per fare in modo che funzionino, basterebbe, come avviene negli altri paesi europei, collocare al posto giusto uomini competenti e non i soliti raccomandati da tizio, da caio da Fazzone e dopo aver visto il filmato di Striscia la Notizia forse anche da Renata Polverini.

E’ giusto privatizzare la Cirio non l’acqua, gli ospedali o la scuola.


SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTÀ (LENOLA) INSIEME A ITALIA DEI VALORI (LENOLA) PARTITO DEMOCRATICO (LENOLA) E AI COMITATI PROMOTORI:

IL GIORNO 1 MAGGIO SARANNO SUL COLLE PER RACCOGLIERE LE FIRME CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA DALLE ORE 10.00 ALLE ORE 13.00 DALLE ORE 17.00 ALLE ORE 20.00

IL GIORNO 2 MAGGIO SAREMO A PIAZZA PANDOZY DALLE ORE 10.00 ALLE ORE 13.00 E POI DI NUOVO SUL COLLE DALLE ORE 17.00 ALLE ORE 20.00

INVITIAMO TUTTA LA CITTADINANZA A FIRMARE: L’ACQUA E’ INSAPORE, INODORE E “INCOLORE” E A MAGGIOR RAGIONE NON LE FACCIAMO ASSUMERE NESSUN COLORE POLITICO.

1 commento:

lenolaidv ha detto...

Acqualatina dice no ad Aprilia: «Non restituiamo le chiavi»

Ieri alle 23.28

«Mai daremo le chiavi degli acquedotti al Comune di Aprilia». Jean-Michel Romano, l'uomo di Veolia al comando di Acqualatina, è deciso, tagliente, secco nella risposta. Nella conferenza stampa di presentazione del bilancio 2009, approvato martedì scorso, la questione Aprilia arriva solo alla fine. Ed è su questo punto che emerge la differenza sostanziale tra il "politico" Raimondo Besson - con un passato da dirigente della Regione Lazio e da qualche anno alla vice presidenza della società di Latina - e il manager francese. Besson punta decisamente a lasciare la patata bollente nella mani dell'Ato 4 e della conferenza dei Sindaci, mentre l'uomo di Veolia si spinge oltre, e sembra quasi di sentire la risposta nella sua lingua, «Jamais!», mai. «Non è la stessa cosa di Parigi - spiega subito dopo - perché in quel caso la decisione è arrivata alla fine del contratto. Quella di Aprilia è un'altra situazione».
Dunque si profila una battaglia istituzionale dura tra il comune a settanta chilometri da Roma che ha avviato la procedura per riprendersi gli impianti idrici affidati nel 2004 alla società per azioni mista che gestisce il sistema idrico integrato nella provincia di Latina. Un confronto che passerà prima sul tavolo dei sindaci, che dovranno rispondere alla richiesta di Aprilia entro sessanta giorni. Scaduto questo termine - molto probabilmente con un nulla di fatto - la società riceverà la richiesta di restituzione degli impianti. La sfida che arriva dalla città dove settemila famiglie contestano radicalmente la gestione privata avverrà in parallelo con la conclusione della raccolta firme per i tre referendum, che già oggi si sta dimostrando un successo. Sarà ancora di più un caso simbolo, Aprilia, con un confronto diretto tra le decisioni del consiglio comunale e quelle delle multinazionali.
Guardando i grafici colorati ed eleganti che illustravano il bilancio, il caso della città che vuole ritornare alla gestione pubblica spicca ben in evidenza. La resistenza delle settemila famiglie ha intaccato direttamente i profitti di Acqualatina, spostando i pagamenti dalla casse della società privata verso quelle comunali. «Noi riteniamo che Acqualatina sia un esempio da seguire nel Lazio, anzi, il miglior esempio di gestione pubblica dell'acqua», spiega con un certo azzardo Raimondo Besson. «Lo dico chiaramente, faccio riferimento ai democratici - ha proseguito - sono un elettore del Pd». Ed è dunque il modello pubblico-privato, incarnato da Acqualatina, ad essere eletto, dal suo punto di vista, come la vera gestione pubblica. Ma non tutto, alla fine, funziona. Le due piccole isole di Ponza e Ventotene, ad esempio, vengono snobbate dal gestore franco-italiano. Portare l'acqua qui non conviene. «Dovremmo aumentare la tariffa, ci sono costi altissimi di trasporto», spiega Besson. E quindi ancora oggi l'acqua arriva con le navi cisterne, con tutti i costi a carico della Regione Lazio. «Ma abbiamo la soluzione - spiegano Romano e Besson - ovvero i desalinatori»: ed è chiaro che la tecnologia - e quindi il brevetto - è targato Veolia.
I conti della società sono oggi - almeno apparentemente - in ordine. Viene annunciato con orgoglio la riduzione dei costi operativi, raggiunta soprattutto mandando gli operai a casa. Peccato che gli obiettivi degli investimenti siano ancora molto lontani, mentre la dispersione idrica (amministrativa e delle reti) raggiunge il 65%, superando - e di molto - la media nazionale del 30%, citata dal ministro Ronchi ieri su il manifesto come eredità delle gestioni pubbliche. Ma Latina, come spiegano i manager francesi e il romano Besson, è un vero laboratorio.