
Ignazio Marino: «Il Pd ha il passo del bradipo. Ha presente quell'animale il cui movimento è tanto lento che dopo un po' gli crescono le alghe sulla pelliccia? Ecco, così. Tranne quando ci sono delle poltrone da spartire: allora diventa un predatore rapace».
Ignazio Marino non è esattamente un politico tradizionale, di quelli che parlano per allusioni e messaggi trasversali. E la sua voce «profondamente critica» verso il partito di cui pure è senatore ed esponente di rilievo, arriva quindi forte e chiara.
Inevitabile, del resto:mentre la maggioranza di governo sta decomponendosi fra cricche e correnti, il Pd sembra scomparso dagli schermi radar. E a Marino questo passo un po' lento - diciamo - proprio non va giù.
Senatore, dov'è finito il Pd?
«Al momento sembra che si dedichi più alle dichiarazioni estemporanee dei suoi leader che non a fare una vera opposizione in Parlamento e nel Paese. Pensi, per dire, a Fioroni...»
L'ex ministro Giuseppe Fioroni?
«Sì. L'altra settimana aveva detto che in Sicilia il Pd doveva sostenere un nuovo governo Lombardo. Ma le pare? Noi abbiamo fatto una campagna elettorale tutta contro Lombardo, come potevamo allearci con lui? Dovremmo invece dire ogni giorno che sta governando male, malissimo, con montagne di spazzatura che invadono le città e la gente costretta a fare i turni per la doccia perché il sistema idrico non funziona. A parte il fatto che Lombardo è indagato per associazione mafiosa. Beh, io questa cosa l'ho chiesta a Bersani: segretario è quella di Fioroni la linea del Pd sulla Sicilia? No, per saperlo...».
E Bersani che cosa ha risposto?
«Non ha risposto».
Va beh, non mi pare che sia solo Fioroni il problema delPd...
«No, certo, era un esempio. Pensi alla manovra finanziaria e a Bersani che va negli Usa...».
Che c'entrano le due cose tra loro?
«Negli Stati Uniti il segretario avrebbe dovuto dire: faremo di tutto per annullare le commesse di armamenti che il governo italiano ha fatto qui in America. Stiamo parlando di 29 miliardi di euro di soldi pubblici spesi per acquistare elicotteri da combattimento e aerei cacciabombardieri. Capito?
Ventinovemiliardi, cinque in più di tutta la manovra. Mentre tagliano la ricerca, l'istruzione e la sanità. Ma lo sa che il 'British Medical Journal' ha appena pubblicato uno studio sul rapporto tra spesa nella sanità e mortalità? Bene, ci sono tutte le cifre su come e quanto ogni taglio agli ospedali aumenti il numero di decessi.
Ecco, noi abbiamo un governo che spende 29 miliardi in armi e intanto elimina posti letto negli ospedali, asili nido, pasti caldi ai pazienti non autosufficienti: perché non lo scriviamo a caratteri cubitali su tutti i muri d'Italia? Perché il Pd non fa questo?».
E invece che cosa fa?
«Chiacchiere in politichese, alchimie sulle possibili alleanze. Con il gioco dei nomi - peraltro improbabilissimi - per il dopo Berlusconi».
Ma perchè secondo lei il partito è così moscio?
«Mah. La prima ragione, temo, è che finito il congresso si è ricaduti nella vecchia malattia che aveva soffocato Veltroni,quella delle correnti che non lavorano per un progetto comune. Ognuno va per la sua strada e non c'è nessuna sintesi, quindi sembra che il partito non abbia una direzione.
Pensi che in piena discussione sulla manovra non è stata nemmeno riunita la direzione o il coordinamento politico. Così non diamo l'immagine di un partito che possa governare il Paese: sembriamo un insieme di tribù ognuna con il proprio cacicco, dove tutti si occupano di piccole cose».
Ma Bersani questa cosa - intendo dire la divisione tribale- la vuole o la subisce?
«Da una parte penso che non ne sia felicissimo, dall'altra credo anche che voglia preservare gli equilibri negoziati con le varie correnti, quindi alla fine gli vada bene così. Il risultato però è che manca il coraggio di aprirsi, di innovare, di contaminarsi con quei pezzi di società che possono costituire la nostra linfa vitale. Siamo chiusi nelle nostre correnti e nei nostri palazzi, e la leadership non sente il bisogno di aprire le finestre. Governa il partito con strumenti, meccanismi e ideologie del secolo scorso. Lo vedi anche dalle piccole cose: pensi che nella principale sala riunione della sede del Pd non c'è nemmeno connettersi WiFi a Internet. Tanto, tutti si collegano al mondo attraverso le proprie mazzette cartacee, le rassegne stampa fotocopiate...».
D'accordo, però Bersani dice che bisogna avere pazienza perché lui è un maratoneta e non un centometrista.
«Sì, ma è importante dimostrare in fretta, anzi subito, che l'opposizione ha una leadership forte e decisa, perchè il paese sta affondando in una palude e la credibilità del Pdl è in caduta libera. Abbiamo il dovere di far vedere che questo sfascio si ripercuote sulla vita di tutti i cittadini e che noi costituiamo un'alternativa chiara e limpida. Non è possibile più avere alcuna esitazione e questa è una responsabilità di Bersani. Del resto, nessuno l'ha obbligato a candidarsi per la segreteria: l'ha voluta lui, questa responsabilità».
Fin qui direi che è stato chiaro a proposito del Pd bradipo. Quando parla del Pd uccello rapace, invece, a che cosa si riferisce?
«Ad esempio, a quello che è successo dopo le ultime amministrative in alcune delle regioni in cui abbiamo vinto: Umbria, Toscana e Puglia. Dove per tutti gli incarichi si sono presentate persone con ottimi curricula e persone mandate dalle correnti. Indovini quali hanno preso...».
A proposito di Puglia: al momento il leader che sembra in crescita maggiore a sinistra è Nichi Vendola, che non appartiene al Pd.
«Sì, si fa un gran parlare di un "papa straniero". Ma per restare nella metafora ecclesiastica, credo che ci siano anche dei nostri cardinali che hanno mostrato di saper lavorare bene e senza identificarsi con alcuna corrente. Quindi non è detto che si debba per forza guardar fuori».
Un nome?
«Per il domani ad esempio penso a uno come Enrico Rossi, il governatore della Toscana. Uno che ha saputo portare in attivo il bilancio della sanità nella sua regione senza diminuire la qualità del servizio».
E tornando all'oggi, secondo lei il Pd farebbe bene o male ad appoggiare un governo d'emergenza che gestisca il dopo Berlusconi?
«Io credo che il partito potrebbe dare l'appoggio soltanto a un esecutivo che porti alle elezioni e con due mandati semplici semplici: abolire l'attuale vergognoso sistema elettorale - il Porcellum - sostituendolo con il maggioritario uninominale; e naturalmente sradicare il conflitto d'interessi. Niente altro. Ma le pare poco?».
http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2130992
2 commenti:
adesso che fanno lo cacciano?
Zonacesarini questo è quanto ha affermato Di Pietro il 6 Luglio, se dovessero cacciarlo un posto lo trova:
(ASCA) - Roma, 6 lug - ''Se questo governo non e' in grado di governare si torna al voto. Mettere insieme pezzi di destra, sinistra e centro sarebbe una furbata che non rispetta il voto degli italiani''. Lo ha ribadito Antonio Di Pietro, presidente di IdV durante la trasmissione 'Radio Anch'io' su Radio Rai.
Ma Di Pietro ha aperto ad un governo tecnico che abbia un mandato preciso e sia a tempo, dopo di che' si dovrebbe tornare al voto.
''Una cosa -spiega Di Pietro- e' un governo di larghe intese una cosa e' un governo tecnico a tempo, Idv non intende partecipare a nessun governo di larghe intese, sarebbe una furbizia e una forzatura verso la scelta fatta dagli elettori, metteremmo insieme un po' di destra e un po' di sinistra, non sta ne' in cielo ne' in terra''. ''Io sono per un governo che porti a nuove elezioni ma non si puo' andare a elezioni finche' le regole non sono giuste. Abbiamo una legge elettorale -ha detto Di Pietro- che non fa scegliere agli italiani, serve una legge sul conflitto di interessi e un'informazione non pilotata e padronale.
Dovrebbe farlo un governo tecnico ma per definizione non sara' possibile''.
http://www.asca.it/news-GOVERNO__DI_PIETRO__SE_CADE_ELEZIONI_MA_PRIMA_CAMBIARE_LEGGE_ELETTORALE-928651-pol-.html
min/sam/alf
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