Campodimele (LT) il paese della longevità

Campodimele  (LT)  il paese della  longevità
Tra l'indifferenza dell' Amministrazione Comunale, in assenza di controlli, In località Sterza Piana Lenola (LT) ai confini del Parco Naturale dei Monti Aurunci , a meno di trecento metri dalle abitazioni private, i cittadini, tutti i giorni, assistono a questo scempio che rende l'aria irrespirabile con inevitabili conseguenze sulla salute pubblica grazie a questo impianto allocato nel confinante comune di Campodimele

venerdì 30 luglio 2010

NASCE UN NUOVO GRUPPO ALLA CAMERA "FUTURO E LIBERTA' “




'Futuro e Libertà per l'Italia': è il nuovo gruppo parlamentare dei 'finiani', nato ufficialmente alla Camera. Sono 33 i deputati che hanno deciso di aderire. I nomi sono stati letti nell'aula di Montecitorio dal presidente di turno, Maurizio Lupi.


Sono: Italo Bocchino, Carmelo Briguglio, Fabio Granata, Enzo Raisi, Luca Barbareschi, Francesco Proietti Cosimi, Francesco Divella, Antonio Buonfiglio, Claudio Barbaro, Maria Grazia Siliquini, Flavia Perina, Angela Napoli, Luca Bellotti, Aldo Di Biagio, Antonino Lo Presti, Giuseppe Scalia, Giorgio Conte, Benedetto Della Vedova, Adolfo Urso, Mirko Tremaglia, Alessandro Ruben, Andrea Ronchi, Donato Lamorte, Giulia Bongiorno, Catia Polidori, Carmine Santo Patarino, Giulia Cosenza, Silvano Moffa, Roberto Menia, Gianfranco Paglia, Giuseppe Angeli, Giuseppe Consolo, Souad Sbai.


Al Senato i “giochi” non sono ancora conclusi si registrano dubbi fra i senatori ex An, sono in molti a temere che la nascita del gruppo unico spingerebbe dritto alle elezioni anticipate)

domenica 25 luglio 2010

PARTIGIANI DEL TERZO MILLENNIO: FIAT, LETTERA DI UN OPERAIO A MARCHIONNE





Caro Sergio, Non posso nascondere l’emozione provata quando ho trovato la sua missiva, ho pensato fosse la comunicazione di un nuovo periodo di cassa integrazione e invece era la lettera del «padrone», anzi, chiedo scusa: la lettera di un collega.

Ho scoperto che abbiamo anche una cosa in comune, siamo nati entrambi in Italia.

Mi trova d’accordo quando dice che ci troviamo in una situazione molto delicata e che molte famiglie sentono di più il peso della crisi.
Aggiungerei però che sono le famiglie degli operai, magari quelle monoreddito, a pagare lo scotto maggiore, non la sua famiglia.

Io conosco la situazione più da vicino e, a differenza sua, ho molti amici che a causa dei licenziamenti, dei mancati rinnovi contrattuali o della cassa integrazione faticano ad arrivare a fine mese. Ma non sono certo che lei afferri realmente cosa voglia dire.

Quel che è certo è che lei ha centrato il nocciolo della questione: il momento è delicato. Quindi, che si fa?

La sua risposta, mi spiace dirlo, non è quella che speravo. Lei sostiene che sia il caso di accettare «le regole del gioco» perché «non l’abbiamo scelte noi». Chissà come sarebbe il nostro mondo se anche Rosa Lee Parks, Martin Luther King, Dante Di Nanni, Nelson Mandela, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Emergency, Medici senza Frontiere e tutti i guerrieri del nonostante che tutti i giorni combattono regole ingiuste e discriminanti, avessero semplicemente chinato la testa, teorizzando che il razzismo, le dittature, la mafia o le guerre fossero semplicemente inevitabili, e che anziché combatterle sarebbe stato meglio assecondarle, adattarsi.
La regola che porta al profitto diminuendo i diritti dei lavoratori è una regola ingiusta e nel mio piccolo, io continuerò a crederlo e a oppormi.

Per quel che riguarda Pomigliano, le soluzioni che propone non mi convincono. Aumentare la competitività riducendo il benessere dei lavoratori è una soluzione in cui gli sforzi ricadono sugli operai. Lei saprà meglio di me come gestire un’azienda, però quando parla di «anomalie» a Pomigliano, non posso non pensare che io non conoscerò l'alta finanza, ma probabilmente lei non ha la minima idea di cosa sia realmente, mi passi l’espressione, «faticare».

Non so se lei ha mai avuto la fortuna di entrare in una fonderia. Beh, io ci lavoro da 13 anni e mentre il telegiornale ci raccomanda di non uscire nelle ore più calde, io sono a diretto contatto con l’alluminio fuso e sudo da stare male.
Le posso garantire che è già tutto sufficientemente inumano. Costringere dei padri di famiglia ad accettare condizioni di lavoro ulteriormente degradanti, e quel che peggio svilenti della loro dignità di lavoratori, non è una strategia aziendale: è una scappatoia.

Parliamo ora di cose belle. Mi sono nuovamente emozionato quando nella lettera ci ringrazia per quello che abbiamo fatto dal 2004 ad oggi, d’altronde come lei stesso dice «la forza di un’ organizzazione non arriva da nessuna altra parte se non dalle persone che ci lavorano».

Spero di non sembrarle venale se le dico che a una virile stretta di mano avrei preferito il Premio di risultato in busta paga oppure migliori condizioni di lavoro.

Oppure poteva concedere il rinnovo del contratto a tutti i ragazzi assunti per due giorni oppure una settimana solo per far fronte ai picchi di produzione, sfruttati con l’illusione di un rinnovo e poi rispediti a casa. Lei dice che ci siete riconoscenti.

Ci sono molti modi di dimostrare riconoscenza. Perché se, come pubblicano i giornali, la Fiat ha avuto un utile di 113 milioni di euro, ci viene negato il Premio di produzione? Ma immagino che non sia il momento di chiedere. D’altronde dopo tanti anni ho imparato: quando l’azienda va male non è il momento di chiedere perché i conti vanno male e quando l’azienda guadagna non è il momento di fermarsi a chiedere, è il momento di stringere i denti per continuare a far si che le cose vadano bene.

Lei vuole insegnarci che questa «è una sfida che si vince tutti insieme o tutti insieme si perde». Immagino che comprenda le mie difficoltà a credere che lei, io, i colleghi di Pomigliano e i milioni di operai che dipendono dalle sue decisioni, rischiamo alla pari.

Se si perderà noi perderemo, lei invece prenderà il suo panfilo e insieme alla sua liquidazione a svariati zeri veleggerà verso nuovi lidi. Noi tremeremo di paura pensando ai mutui e ai libri dei ragazzi, e accetteremo lavori con trattamenti ancora più più svilenti, perché quello che lei finge di non sapere, caro Sergio, è che quello che impone la Fiat, in Italia, viene poi adottato e imposto da ogni altro grande settore dell’industria.

Spero che queste righe scritte con il cuore non siano il sigillo della mia lettera di licenziamento. Solo negli ultimi tempi ho visto licenziare cinque miei colleghi perché non condividevano l’idea «dell’entità astratta, azienda».

Ora chiudo, anche se scriverle è stato bello. Spererei davvero che quando mi chiede se per i miei figli e i miei nipoti vorrei un futuro migliore di questo, guardassimo tutti e due verso lo stesso futuro. Temo invece che il futuro prospettato ai nostri figli sia un futuro fatto di iniquità, di ingiustizia e connotato da una profonda mancanza di umanità. (...) Un futuro in cui si devono accettare le regole, anche se ingiuste, perché non le abbiamo scelte noi. Sappia che non è così, lei può scegliere.

Insieme, lei e noi possiamo cambiarle quelle regole, cambiarle davvero, anche se temo che non sia questo il suo obbiettivo (...). A lei le cose vanno già molto bene così. Sappia che non ha il mio appoggio e che continuerò ad impegnarmi perché un altro mondo sia possibile. Buon lavoro anche a lei.


Massimiliano Cassaro





sabato 24 luglio 2010

CSM BOOMERANG PD: 40 SENATORI IN RIVOLTA




“Altro che giuristi indipendenti e di alto profilo, qui il rischio è che si formi un Consiglio superiore di avvocaticchi”. L’onorevole sfoga la sua rabbia col cronista nella fornace di piazza Montecitorio. Pretende l’anonimato, ma i nomi che il suo partito sta facendo circolare per Palazzo dei Marescialli proprio non gli piacciono.

L’appello lanciato da Margherita Hack, Andrea Camilleri e Paolo Flores d’Arcais su MicroMega (scegliete personalità di alta statura giuridica) sembra proprio caduto nel vuoto dell’accordicchio con l’Udc di Casini per la nomina di Michele Vietti come vicepresidente, e delle altre designazioni in perfetto stile lottizzatorio. Tanto all’area laica del Pd, tanto a quella cattolica.

Sono otto le nomine di membri “laici” che spettano al Parlamento, cinque alla maggioranza di governo, tre alla minoranza. I nomi che circolano sono quelli dell’avvocato Guido Calvi, già senatore, membro di importanti commissioni d’inchiesta, per l’area laica di osservanza strettamente dalemiana, e di Luca Petrucci, avvocato di Piero Marrazzo. Per l’area cattolica, dopo il no di Sergio Mattarella, rispunta, nonostante le smentite dei giorni scorsi, la candidatura del sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani, dell’ex sottosegretario prodiano Roberto Pinza, e di Marina Magistrelli, avvocato – ha difeso Ali Agca – e parlamentare di fede prodiana.

Trasparenza addio
Ma nel Pd scoppia la rivolta dei senatori. “Questa volta scegliamo noi e per tempo, non voterò un nome deciso su un divano di Montecitorio tra D’Alema e Casini, perché sono stufo di ricevere un bigliettino e dire sì a scatola chiusa”. Felice Casson, ex magistrato, è uno dei quaranta senatori che hanno firmato la lettera appello di Ignazio Marino ai vertici del Pd. “Nel 2006 votammo al buio e si è visto come è andata a finire, ora si deve discutere nella massima trasparenza e si deve decidere su chi votare. I nomi? Di altissimo livello, non c’è dubbio”. Non piace il metodo, piace ancora di meno l’accordicchio con Casini sul nome di Vietti. “Ma a chi contesta consiglierei di offrire una soluzione forte che riesca ad unire componenti togate e laiche del Consiglio e ad evitare che la vicepresidenza del Csm finisca nelle mani del centrodestra”, replica Andrea Orlando, responsabile Giustizia del Pd. Che smentisce tutte le indiscrezioni giornalistiche circolate in questi giorni: “Di nomi non abbiamo parlato, si stanno verificando più personalità in grado di conquistare i voti anche dei settori più moderati del plenum. Più che del metodo, lo ripeto, mi preoccuperei di evitare che Berlusconi conquisti anche Palazzo dei Marescialli”.

I “pizzini” di partito
Si preparano giorni di fuoco per Bersani. I quaranta senatori (da Franca Chiaromonte all’ex prefetto De Sena, dall’ex magistrato Gerardo D’Ambrosio all’ex sindacalista cofferatiano Paolo Nerozzi) chiedono in modo nettissimo che “il dibattito avvenga in maniera seria, rigorosa e in piena trasparenza e che sia rispettato, prima di ogni altro, il principio del merito. Discussioni di tale portata e delicatezza devono essere condotte all’interno del gruppo parlamentare in quanto unica sede preposta e non in altre, non ben identificate, sedi di partito”.

“Io non ho l’esperienza politica di leader con molte legislature alle spalle e che erano già leader nel secolo precedente come Massimo D’Alema e Dario Franceschini, ma ho esperienza di come si selezionano soggetti che devono svolgere funzioni delicate in altre parti del mondo”, ironizza il senatore Ignazio Marino. “Il metodo non può che essere quello della massima trasparenza per individuare personalità di altissimo profilo e indipendenti. Questa dovrebbe essere la bandiera del Pd: la scelta dei migliori per il bene del Paese. E invece i nomi che circolano non mi sembra che vadano in questa direzione. Spero che le cose che leggo in questi giorni su possibili accordi tra Bersani e Casini sul nome di Vietti, non siano vere. Altrimenti Bersani ci dovrà dire come facciamo a spiegare alla gente che al Csm voteremo chi ha partecipato alla depenalizzazione del falso in bilancio e si è astenuto sulla legge sul legittimo impedimento. In ogni caso, si deve discutere, io ho proposto dei nomi di altissimo profilo come il professor Grevi e l’avvocato Vittorio Angiolino, gli altri presentino personalità dai curricula più forti. Ma sia chiaro: non andrò a votare con un bigliettino del partito infilato in tasca, nessuno mi può chiedere questo”.

Anche la deputata Rosa Calipari ha scritto a Dario Franceschini, capogruppo dei deputati Pd. “Chiedo semplicemente che i parlamentari siano messi nelle condizioni di discutere, Franceschini mi ha assicurato che nei prossimi giorni si riuniranno gli uffici di presidenza dei gruppi, poi si vedrà”.
cuneo per la destra

Cuneo per la destra
Al Partito democratico parla anche il centrodestra con Maurizio Gasparri che avverte. ”Abbiamo appreso in queste ore che c’è una preclusione verso un candidato laico che non sia di centrosinistra. Si sta creando uno stallo in Parlamento. Voglio sapere, e lo chiedo alle istituzioni, se c’è una preclusione verso un candidato il cui profilo non sia coincidente con i desiderata della sinistra. Sono minoranza in Parlamento e nel Paese e trovo inaccettabile la pretesa di porre veti”.

Fonte: IlFattoQuotidiano.it

venerdì 23 luglio 2010

Invisibili: l’essenziale è invisibile agli occhi





Aumentano i casi allarmanti che riguardano le condizioni dei senza tetto, ma tutto questo non ci sfiora, l’importate è che noi (gente seria) viviamo in Grazia dell’Altissimo; è proprio vero: “l’essenziale è invisibile agli occhi” direbbe il Piccolo Principe.

Vivere è un comandamento, il primo che ci è stato dato. La vita è un dono e non va ne umiliata ne sprecata. Peccato che molto spesso questi valori si perdono di vista e si cade in quel consumismo esasperato da una società materialista che produce falsi miti inculcandoci questa maledetta mentalità del “tutto subito”. In particolare è diffusa la predica della massimizzazione del piacere senza limiti ne vincoli. In breve: successo e potere, tutto subito! Colui il quale raggiunge questi traguardi, per meriti o spintarelle, lui si che è considerato un vero “Uomo”. Gli altri, invece, che per forza di cose hanno perso tutto: famiglia, affetti, beni, ecc… sono ghettizzati come falliti o nel peggiore dei casi straccioni, barboni, zingari…

Domanda: chi sono i veramente i barboni? È un popolo affacciato sul vuoto, che nella notte muore di freddo tra dolori e povertà atroci: sono i senza dimora.
il 2000 fu l’anno del giubileo, quello del “siamo tutti fratelli”, “tutti buoni”, “aiutiamoci l’un l’altro nel nome del Signore”…. Belle storie. Intanto tuo fratello è lì, muore di freddo come una mosca senza lamentarsi, nei sobborghi della città; è lì che cerca di riscaldarsi con una bottiglia di alcol finendo poi freddato da un coma etilico, mentre la gente seria, quella perbene, la sera della vigilia è chiusa in casa a festeggiare la nascita del salvatore gozzovigliando viepiù fino a notte inoltrata.

Rifacciamoci la domanda: chi sono veramente i barboni? Siamo noi, la società civile, ordinata e produttiva, ma anche distratta e indifferente verso chi non ce la fa, si perso o è stato messo da parte.

Questi ultimi sono persone in difficoltà con disturbi mentali, alcolizzata, tossicodipendente alla quale non un dito e stato teso per tirarli fuori dal baratro.
Molti sono giovani di 25 anni che soffrono perché rifiutati dalla famiglia, incapaci di trovare lavoro, ex carcerati, ecc..

Sono gli Invisibili. Quelli che i nostri occhi non vedono perché è necessario tirar fuori il cuore non solo per osservarli ma anche per ascoltarli ed aiutarli.

“Che fantastica storia è la vita “ canta Antonello Venditti. Senza timore di sbagliarmi, penso che la vita di questa gente non ha molto di straordinario, anzi niente. La nostra, si che è fantastica: sempre intenti a cercare il cellulare alla moda, il vestito sgargiante, l’auto ultimo modello, le vacanze da sogno e chi più ne ha più ne metta.

Invece di osare sempre, come diceva il buon D’Annunzio, ogni tanto giriamoci e riflettiamo sul fatto che c’è chi sta veramente male ed ha bisogno di noi.

Non è una predica, sia chiaro, soltanto un invito pensare che se non abbiamo potuto comprare il cellulare ultimo modello, non è la fine del mondo. Abbandoniamo un attimo questa mentalità consumista, non ci costa molto. Il messaggio è questo:

Bisogna cercare il vero propulsore della nostra esistenza in modo da comprendere il vero senso della vita.

Certo, “Fra il dire è il fare c’è di messo il mare”, è proprio per questo bisogna dare invece un sostegno vero, insomma, più che le belle parole occorre sacrifico, perché, come dice Neruda: “vivere richiede uno sforzo infimamente maggiore del semplice fatto di respirare”

Giulio Sorrentino http://gustiziamosseilmioaltofattore.blogspot.com/

martedì 20 luglio 2010

IL DIAVOLO FA LE PENTOLE MA NON I COPERCHI.




Ricordate la gara di Natale? Quella sulla quale il gruppo di Minoranza Consiliare di Lenola si rivolse al Difensore Civico ed ebbe ragione, quella………..in poche parole questa:

http://gruppominoranzalenola.blogspot.com/2010/02/gara-sedi-comunali-difensore-civico.html

A dispetto della posizione che assunse il gruppo di minoranza del centrosinistra finalizzata a mantenere la questione tra le “mura domestiche” intervenne la magistratura che sequestrò tutti i fascicoli.

Oggi “gironzolando” su internet ho potuto appurare che il fattaccio ha avuto un seguito (AL PUNTO DI RAPPRESENTARE ARGOMENTO D'INTERESSE PER L'ASSOCIAZIONE ANTIMAFIA ANTONINO CAPONNETTO) che pubblico per dovere di cronaca:

http://www.comitato-antimafia-lt.org/?p=10627

possibile che questa Minoranza dopo gli annunci non ha neppure il buon senso di informarci sugli sviluppi? Cos’ha teme di compromettersi?


Associazione Antimafia Antonino Caponnetto Regione Lazio.



UN ASSESSORE DEL COMUNE DI LENOLA, VICINO A FONDI, IN PROVINCIA DI LATINA, RISPONDE AI NOSTRI RILIEVI:

Con un giro di parole un assessore al Comune di Lenola, in provincia di Latina, un comune collinare a pochi chilometri da Fondi, risponde ai nostri rilievi sulla situazione urbanistica di quel Comune.

Un’autoesaltazione che non ci azzecca un fico con le osservazioni che abbiamo fatto noi relativamente al… caos che regna nel settore urbanistico di quell’amministrazione e al modo in cui vengono gestite le cose.

Organi di stampa hanno riportato tempo fa un documento dell’opposizione in cui si evidenziano i metodi seguiti nella costituzione, ad esempio, della Commissione edilizia.


Leggiamone alcuni stralci:
“Con l’elezione dei membri della Commissione Edilizia, l’Amministrazione ha compiuto un ulteriore passo verso il totale controllo politico dell’edilizia privata, l’unico settore a cui sono veramente interessati”.

E poi, “Oltre a presentare ai professionisti un bando farsa al quale molti si sono sottratti in quanto, tra le righe, era facile leggere un chiaro fine politico clientelare, è stata seguita una procedura illegale e poco trasparente che ha portato alla nomina di una commissione composta da parenti ed amici degli attuali amministratori di maggioranza. Addirittura hanno inserito come esperto un ragazzo poco più che ventenne, di FONDI, solo perché legato ad un assessore.
A Lenola non c’erano altri esperti di edilizia?

Ribadiamo la nostra proposta che è quella dell’abolizione della Commissione Edilizia e della nomina di un dirigente, tecnico laureato, con il compito di guidare l’intero iter amministrativo, affinché il permesso a costruire o altra autorizzazione venga sottratto al controllo politico e con l’ulteriore vantaggio, di non poco conto, di una accelerazione della procedura a tutto vantaggio della collettività. Ci sono, inoltre, situazioni al limite della decenza visto che in commissione c’è il figlio dell’assessore all’urbanistica: In questa commissione non c’è alcun membro che rappresenti la minoranza e questo significa che potranno fare quello che vogliono”.
C’è bisogno di altro?

Questo è il “quadro” che abbiamo davanti, un quadro già di per sé significativo, al quale bisogna aggiungere, però, altri ritocchi ed elementi che stanno alla base dei nostri rilievi e delle nostre preoccupazioni:
- la cementificazione di Chiavino e Vallebernardo;
- i procedimenti giudiziari a carico di professionisti tecnici;
- i 20 casi di abusivismo edilizio accertati da Carabinieri e Corpo Forestale solo nell’ultimo biennio;
- i permessi a costruire, ad esempio a Vallebernardo, sfruttando i lotti interclusi.
Inesatto? Dobbiamo andare oltre?

Associazione Antimafia Antonino Caponnetto Regione Lazio

SPERIAMO CHE L’ASSESSORE IN QUESTIONE CI SPIEGHI E SOPRATTUTTO CHE RISPONDA PUBBLICAMENTE A CHI HA TIRATO IN BALLO IL NOSTRO PAESE SU QUESTIONI TUTT’ALTRO CHE EDIFICANTI.

Anche Ignazio Marino non ce la fa più





Ignazio Marino: «Il Pd ha il passo del bradipo. Ha presente quell'animale il cui movimento è tanto lento che dopo un po' gli crescono le alghe sulla pelliccia? Ecco, così. Tranne quando ci sono delle poltrone da spartire: allora diventa un predatore rapace».

Ignazio Marino non è esattamente un politico tradizionale, di quelli che parlano per allusioni e messaggi trasversali. E la sua voce «profondamente critica» verso il partito di cui pure è senatore ed esponente di rilievo, arriva quindi forte e chiara.

Inevitabile, del resto:mentre la maggioranza di governo sta decomponendosi fra cricche e correnti, il Pd sembra scomparso dagli schermi radar. E a Marino questo passo un po' lento - diciamo - proprio non va giù.


Senatore, dov'è finito il Pd?
«Al momento sembra che si dedichi più alle dichiarazioni estemporanee dei suoi leader che non a fare una vera opposizione in Parlamento e nel Paese. Pensi, per dire, a Fioroni...»

L'ex ministro Giuseppe Fioroni?
«Sì. L'altra settimana aveva detto che in Sicilia il Pd doveva sostenere un nuovo governo Lombardo. Ma le pare? Noi abbiamo fatto una campagna elettorale tutta contro Lombardo, come potevamo allearci con lui? Dovremmo invece dire ogni giorno che sta governando male, malissimo, con montagne di spazzatura che invadono le città e la gente costretta a fare i turni per la doccia perché il sistema idrico non funziona. A parte il fatto che Lombardo è indagato per associazione mafiosa. Beh, io questa cosa l'ho chiesta a Bersani: segretario è quella di Fioroni la linea del Pd sulla Sicilia? No, per saperlo...».

E Bersani che cosa ha risposto?
«Non ha risposto».

Va beh, non mi pare che sia solo Fioroni il problema delPd...
«No, certo, era un esempio. Pensi alla manovra finanziaria e a Bersani che va negli Usa...».

Che c'entrano le due cose tra loro?
«Negli Stati Uniti il segretario avrebbe dovuto dire: faremo di tutto per annullare le commesse di armamenti che il governo italiano ha fatto qui in America. Stiamo parlando di 29 miliardi di euro di soldi pubblici spesi per acquistare elicotteri da combattimento e aerei cacciabombardieri. Capito?
Ventinovemiliardi, cinque in più di tutta la manovra. Mentre tagliano la ricerca, l'istruzione e la sanità. Ma lo sa che il 'British Medical Journal' ha appena pubblicato uno studio sul rapporto tra spesa nella sanità e mortalità? Bene, ci sono tutte le cifre su come e quanto ogni taglio agli ospedali aumenti il numero di decessi.
Ecco, noi abbiamo un governo che spende 29 miliardi in armi e intanto elimina posti letto negli ospedali, asili nido, pasti caldi ai pazienti non autosufficienti: perché non lo scriviamo a caratteri cubitali su tutti i muri d'Italia? Perché il Pd non fa questo?».

E invece che cosa fa?
«Chiacchiere in politichese, alchimie sulle possibili alleanze. Con il gioco dei nomi - peraltro improbabilissimi - per il dopo Berlusconi».

Ma perchè secondo lei il partito è così moscio?
«Mah. La prima ragione, temo, è che finito il congresso si è ricaduti nella vecchia malattia che aveva soffocato Veltroni,quella delle correnti che non lavorano per un progetto comune. Ognuno va per la sua strada e non c'è nessuna sintesi, quindi sembra che il partito non abbia una direzione.
Pensi che in piena discussione sulla manovra non è stata nemmeno riunita la direzione o il coordinamento politico. Così non diamo l'immagine di un partito che possa governare il Paese: sembriamo un insieme di tribù ognuna con il proprio cacicco, dove tutti si occupano di piccole cose».

Ma Bersani questa cosa - intendo dire la divisione tribale- la vuole o la subisce?
«Da una parte penso che non ne sia felicissimo, dall'altra credo anche che voglia preservare gli equilibri negoziati con le varie correnti, quindi alla fine gli vada bene così. Il risultato però è che manca il coraggio di aprirsi, di innovare, di contaminarsi con quei pezzi di società che possono costituire la nostra linfa vitale. Siamo chiusi nelle nostre correnti e nei nostri palazzi, e la leadership non sente il bisogno di aprire le finestre. Governa il partito con strumenti, meccanismi e ideologie del secolo scorso. Lo vedi anche dalle piccole cose: pensi che nella principale sala riunione della sede del Pd non c'è nemmeno connettersi WiFi a Internet. Tanto, tutti si collegano al mondo attraverso le proprie mazzette cartacee, le rassegne stampa fotocopiate...».

D'accordo, però Bersani dice che bisogna avere pazienza perché lui è un maratoneta e non un centometrista.
«Sì, ma è importante dimostrare in fretta, anzi subito, che l'opposizione ha una leadership forte e decisa, perchè il paese sta affondando in una palude e la credibilità del Pdl è in caduta libera. Abbiamo il dovere di far vedere che questo sfascio si ripercuote sulla vita di tutti i cittadini e che noi costituiamo un'alternativa chiara e limpida. Non è possibile più avere alcuna esitazione e questa è una responsabilità di Bersani. Del resto, nessuno l'ha obbligato a candidarsi per la segreteria: l'ha voluta lui, questa responsabilità».

Fin qui direi che è stato chiaro a proposito del Pd bradipo. Quando parla del Pd uccello rapace, invece, a che cosa si riferisce?
«Ad esempio, a quello che è successo dopo le ultime amministrative in alcune delle regioni in cui abbiamo vinto: Umbria, Toscana e Puglia. Dove per tutti gli incarichi si sono presentate persone con ottimi curricula e persone mandate dalle correnti. Indovini quali hanno preso...».

A proposito di Puglia: al momento il leader che sembra in crescita maggiore a sinistra è Nichi Vendola, che non appartiene al Pd.
«Sì, si fa un gran parlare di un "papa straniero". Ma per restare nella metafora ecclesiastica, credo che ci siano anche dei nostri cardinali che hanno mostrato di saper lavorare bene e senza identificarsi con alcuna corrente. Quindi non è detto che si debba per forza guardar fuori».

Un nome?
«Per il domani ad esempio penso a uno come Enrico Rossi, il governatore della Toscana. Uno che ha saputo portare in attivo il bilancio della sanità nella sua regione senza diminuire la qualità del servizio».

E tornando all'oggi, secondo lei il Pd farebbe bene o male ad appoggiare un governo d'emergenza che gestisca il dopo Berlusconi?
«Io credo che il partito potrebbe dare l'appoggio soltanto a un esecutivo che porti alle elezioni e con due mandati semplici semplici: abolire l'attuale vergognoso sistema elettorale - il Porcellum - sostituendolo con il maggioritario uninominale; e naturalmente sradicare il conflitto d'interessi. Niente altro. Ma le pare poco?».


http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2130992

lunedì 19 luglio 2010

IO NON HO PAURA !!!



VENDOLA ROMPE GLI INDUGI, SI CANDIDA A LEADER E ATTACCA ANCHE IL CENTROSINISTRA


Tanto tuonò che piovve. Dopo essere stato acclamato non soltanto dalla sua Puglia, Nichi Vendola sembra essere deciso più che mai a diventare il prossimo candidato del centrosinistra, per costruire un'alleanza che sfidi il Pdl. Prima, però, vuole rompere le uova nel paniere degli amici-nemici del centrosinistra, che Vendola descrive "asfittico, che non ha saputo interpretare la crisi del mondo, dell'Europa e dell'Italia". Difficile dargli torto.
Mentre il Pd fa i suoi stati generali (che fan tanto Politburo), Vendola organizza una tre giorni in un villaggio turistico vicino Bari con le sue "fabbriche di Nichi". Mentre "vecchi barbogi" come D'Alema parlano spesso come in un congresso di scienza della politica, Vendola riunisce i giovani e li spinge a "vincere senza aver paura di perdere". Mentre il Pd si occupa dei politici nel Pantheon e buona parte apre a Craxi, Vendola parla di "vincere per le donne e gli eroi dei nostri giorni, come Falcone, Borsellino e Carlo Giuliani". Quest'ultima affermazione è destinata, come ovvio, a far molto discutere.
Vendola non è tenero, naturalmente, con il centrodestra. Parla di archiviare il berlusconismo e tornare alle urne e quando gli si chiede chi vorrebbe sfidare, indica Fini. Vorremmo però sottolineare la sua poca indulgenza verso il centrosinistra, con una frase simbolo: "A me è accaduto due volte di dover sconfiggere il centrosinistra per sconfiggere il centrodestra". Il che significa vincere senza aver paura di perdere.

venerdì 16 luglio 2010

Perchè il PD non vuole le elezioni anticipate? Da quale parte sta?




Quindi secondo te write se Berlusconi governa esattamente da sedici anni la colpa è del PD che è nato nel 2007, troppo superficiale questo ragionamento, non è da te write, ti leggo da due anni e molto spesso mi trovi d’accordo ma questa volta l’hai detta grossa. Ciao minavagante

Cara minavagante se è vero che mi leggi dovresti saper bene che è mia abitudine non sottrarmi alle critiche e tanto meno non assumermi le responsabilità di quanto scrivo, rispondo al tuo commento con un post, chissà magari riusciamo a suscitare l’interesse di qualcuno in grado di spiegarcele queste questioni.

Per quanto riguarda la nascita del PD (2007) ti rammento che i suoi fondatori sono in politica da circa trent’anni, e non ne hanno azzeccata una, se non quelle di volutamente far cadere i due governi Prodi.

Questi uomini, non li elenco altrimenti rischio di addormentarmi davanti alla tastiera, sono coloro che sono riusciti a far passare questo concetto: “i partiti sono tutti uguali” creando inconsapevolmente il più grande partito della storia della repubblica italiana “IL PARTITO DEI NON VOTANTI” quello che con il suo 50% di consensi permette a Berlusconi di governare.

Berlusconi diversamente ha dimostrato che anche gli ignoranti, gli incapaci, i fascisti, i malviventi, i mafiosi e il CIARPAME, più volte segnalato dalla ancora bellissima Veronica, possono governare un paese, ha dato loro voce ponendo al bando la legalità e chi tenta di farla rispettare, legittimando il rifiuto delle regole democratiche. Questo fenomeno, che definirei un terremoto sociale, come pensi sia potuto accadere?

In questo “caldissimo” mese di luglio abbiamo assistito al peggio, dimissioni del ministro delle attività produttive con Berlusconi che ne assume l’interim (proprio mentre si stanno discutendo importanti pezzi economici che riguardano le televisioni) quest’interim va oltre il conflitto di interessi (lo vogliamo raccontare alla gente o no?) Brancher nominato ministro del niente per sfuggire alla giustizia, cosa che ha fatto incazzare anche quel sant’uomo di Ponzio Napolitano, la firma più veloce del west, Dell’Utri condannato in secondo grado che si permette il lusso di santificare Mangano al ruolo di eroe ripetendo quanto già aveva affermato il premier.

Quella di Bertolaso risale al mese precedente, quindi è roba vecchia non se ne parla già più, oggi va di moda Verdini, il salotto di Bruno Vespa partecipato niente “po’ po’ di meno” dal governatore della Banca d’Italia Draghi e dal segretario dello Stato Vaticano Tarcisio Bertone.

Di Pietro, Vendola, e Ferrero chiedono le dimissioni dell’esecutivo e nuove elezioni, Anna Finocchiaro (disgustata da tanta schifezza) non viene adeguatamente supportata in Senato se non dagli applausi di IdV, Sel, e RC nel contempo il segretario del PD (Bersani) si trastulla in America e lascia al suo vice (Franceschini) dichiarare che appoggeranno a scatola chiusa tutti gli emendamenti posti in essere dai Finiani, il Presidente Rosy Bindi (l’unica che ha pudore) tace, Enrico Letta ripete le solite cazzate ( tipo dobbiamo rendere il partito più sexy) e il PADRONE vero del PD (Massimo D’Alema) propone un governo di larghe intese per fare le riforme. Ma perché quest’ultimi non erano fuori Palazzo Grazioli a prendere le “botte” con i terremotati Aquilani? Sai minavagante………noi eravamo presenti!!!

Quella della legge bavaglio poi è il colmo, ha suscitato il diniego degli organi di garanzia statunitensi, la disapprovazione dell’ONU, e qualche rumorino piccolo piccolo nel PD che per Santoro e Anno Zero, ancora in bilico, non ha speso una parola.

Tralascio la finanziaria, che non promuove nuove tasse e neppure dichiara guerra all’evasione (Scudo Fiscale) ma taglia fortemente i servizi, ( a chi guadagna 100.000 euro l’anno gli fa un baffo) penalizza pubblico impiego, comuni, province e regioni senza stanziare un solo euro per lo sviluppo, tutela il top management con ulteriori leggi ad hoc, condona preventivamente gli abusi edilizi e allunga i tempi a chi deve andare in pensione.

Ultima ciliegina, le dimissioni di Cosentino.

Secondo te mina vagante perché il PD di fronte tanto disgusto e tanto malgoverno, in un momento in cui questa maggioranza manifesta nel proprio interno una forte crisi per questioni che riguardano la legalità ancora non ha chiesto le elezioni anticipate? Perché non riempie le piazze di gente incazzata come (per non far torto a nessuno) avrebbero fatto Moro, Fanfani, Pertini e Berlinguer?

Con un opposizione così fatta sarei capace di governare anch’io che ho delegato a mia moglie la gestione del bilancio familiare per manifesta incapacità.

Ciao write26.





mercoledì 14 luglio 2010

Parliamoci…………



A partire da Giovedì 15 Luglio, il gruppo politico che fa riferimento a Italia dei Valori sarà presente presso la propria sede il martedì e il giovedì dalle ore 17.30 alle ore 19.30


E’ nostra intenzione mettere a disposizione di chi lo desidera la nostra struttura politica locale e il nostro sito web, vorremmo divulgare le nostre idee, discutere i nostri “programmi” di governo e i nostri progetti.


Siamo pronti a confrontarci con chiunque (partiti, associazioni o liberi cittadini) riguardo tutte quelle tematiche che finora abbiamo affrontato solo sul web, che riguardano sia le questioni locali sia i grandi temi.


Avvertiamo questa esigenza per due motivi, in primo luogo perché temiamo che i prossimi Disegni di Legge limiteranno fortemente l’informazione e le indagini giudiziarie, (quindi la gente, sulle questioni d’importanza nazionale, va informata attraverso altri canali) in secondo luogo perché pensiamo che il nostro paese merita molto di più di quanto finora hanno garantito o propagandato le attuali componenti politiche presenti nel Consiglio Comunale di Lenola, particolarmente esperte nella politica degli annunci e nel vittimismo e poco portate a valorizzare quanto il nostro comune possa offrire (Il Miracolle rappresenta l’esempio più tangibile)


La prossima manovra economica taglierà finanziamenti ai Comuni, alle Province, alle Regioni, e un piccolo comune come il nostro, con un bilancio già disastrato del suo, è destinato a peggiorare, non potrà essere certamente il Sen. Fazzone a porre rimedio ne alle nostre finanze ne ai problemi dei Cittadini.


Mai come oggi avvertiamo il bisogno di confrontare le nostre idee, i nostri progetti le nostre ansie, puntiamo alla democrazia partecipativa dove per essere ascoltati non è necessario essere iscritti. (Sonia Alfano, e la posizione che ricopre, è l’esempio palese della non tesserata)


L’invito è rivolto a tutti anche a chi la pensa diversamente da noi.


Saluti lenolaidv






TONINO SIAMO STUFI DI COMPRARTI CASE BASTA!!!! Fai come gli altri fattele regalare da Anemone!!!




Questa mattina, invece di occuparmi delle mille questioni politiche che devo affrontare in qualità di Presidente dell’Italia dei Valori, ho dovuto provvedere a querelare il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, per un’altra grave scorrettezza che ha commesso ai miei danni. Ha titolato in prima pagina e a tutto campo: DI PIETRO E IL CAPOCOSCA. (scarica il pdf dell'articolo 111 Kb)
Se poi si va a leggere l’articolo, che però viene nascosto in tredicesima pagina, il giornalista Nuzzi precisa: “Di certo Di Pietro non sapeva che a chiedergli la foto era una squadretta di uomini della ‘ndrangheta”. (guarda la frase evidenziata - 401 Kb)

Insomma si scopre solo che dietro al titolo, “sparato” in prima pagina, non c’è null’altro che una foto richiesta da alcune persone presenti in un ristorante dove mi trovavo.

Anche stamattina - e ieri e l’altro ieri e da quasi vent’anni a questa parte - mi sono imbattuto come accade tutti i giorni, in persone che per strada - o al ristorante o in aeroporto o in stazione - mi chiedono una foto ricordo. E’ una prassi alla quale una persona pubblica non può sottrarsi, anche per rispetto all’interlocutore al quale non si può certo richiedere il certificato penale.
E allora perché dare tanta rilevanza a questo fatto insignificante fino a farne un titolo in prima pagina? Un motivo c’è ed è a mio avviso criminale: collegare la mia persona a quella delle altre persone che sono state appena arrestate ieri, con l’accusa di aver costituito e partecipato ad una filiale della ‘ndrangheta a Milano. Insomma far credere che anche io possa avere qualche ruolo in quella associazione mafiosa.

Il titolo a caratteri cubitali, disposto o comunque fatto disporre dal direttore Maurizio Belpietro, contiene allusioni storicamente false, volutamente denigratorie e perciò dolosamente diffamatorie.

Esso presenta evidenti “forzature” rispetto alla realtà dei fatti e viene esposto in tutta evidenza, con ampi caratteri e con appositi riquadri di richiamo, con il solo scopo di attirare e falsare l’attenzione dell’opinione pubblica su concetti che Belpietro vuole capziosamente trasmettere ai lettori.

I titoli sono fondamentali per colpire l’immaginazione del lettore. Essi rappresentano la “notizia principale”, quella che “resta nella memoria” degli ascoltatori nel tempo. La sera tardi o la mattina presto, milioni di persone, distratte o indaffarate, usano ascoltare la rassegna stampa che le varie televisioni nazionali e locali trasmettono tutti i giorni. E’ un incontrovertibile dato di fatto che l’opinione pubblica viene indirizzata soprattutto attraverso i “titoli” dei giornali e - qualora i direttori dei giornali operano in malafede come nel caso di specie – il libero convincimento viene scientemente e coscientemente manipolato.
E’ capitato così che anche ieri sera e questa mattina, milioni di persone hanno potuto (anzi, hanno dovuto) apprendere una notizia materialmente falsa, fin dalle sue fondamenta, sparata dal quotidiano Libero.

Insomma, il modo in cui il direttore Belpietro - utilizzando proprio le parole che ha usato nei titoli e nei riquadri – ha confezionato la notizia è un capolavoro di disinformazione.

Segnalo al riguardo che i titoli ed i sottotitoli hanno una loro autonoma rilevanza penale sul piano della diffamazione, come ha già avuto modo di riconoscere anche la Suprema Corte, laddove ha affermato che “se il titolo dell’articolo ha un’autonoma ed oggettiva portata offensiva, non si rende necessario passare a valutare in quale contesto essa si ponga, tenuto conto che il titolo dell’articolo ha un particolare forza di richiamo dell’attenzione del lettore, tale da prescindere dal contenuto del testo” (Cassazione, sez. terza, sentenza 19.12.2008 – 27.01.09 n.ro 1976, Presid. Di Nanni).

A tale riguardo, è stato anche più volte affermato dalla Corte di Cassazione che “può configurarsi una violazione del canone della continenza formale, ovvero di un onere di presentazione misurata della notizia, anche sulla base della considerazione autonoma del titolo di un articolo giornalistico rispetto al testo ed al contesto dell’articolo” (Cass. 07.12.05 n. 26999; Cass 25.01.2000 n. 9146; Cass 23.07.2003 n. 11455; Cass 05.04.2005 n. 7063)”.

Per queste ragioni il direttore Maurizio Belpietro dovrà rispondere in tribunale.

Bravo Tonino, così avrai l'ennesimo risarcimento che non pagherà Bel Pietro ma il suo PADRONE e indovina dove prenderà i soldi.




lunedì 5 luglio 2010

Brancher non lo ha portato la cicogna.....



Brancher finalmente si è dimesso. Il suo ministero, creato ad hoc per evitargli di presentarsi davanti ai giudici del processo sulla scalata della Antonveneta,ha avuto la vita di una farfalla. Non è né un gesto nobile, né un atto dovuto ma, semplicemente, un gesto obbligato. Non è nobile perché, se lo fosse stato, lui stesso avrebbe declinato la nomina fin da subito. Non è un atto dovuto perché non è né l’etica né la moralità a guidare le scelte di questa classe politica di governo. Basti pensare a casi nei quali le dimissioni sarebbero state un atto più che dovuto: parliamo del senatore Dell’Utri, del sottosegretario Cosentino sul quale pende un mandato di arresto, e del ministro Matteoli.
E’ stato un gesto obbligato perché, se fosse giunta al voto la mozione di sfiduciadell’opposizione che era programma per giovedì prossimo, il governo sarebbe caduto. Brancher ha scongiurato il voto annunciando da un’Aula di un Tribunale le sue dimissioni dal ministero del nulla e aggiungendo laconicamente di rinunciare al “legittimo impedimento per evitare strumentalizzazioni”. Ora Brancher sarà processato dai giudici di Milano dove è chiamato a difendersi nella vicenda dellascalata ad Antonveneta, con l’accusa di appropriazione indebita e ricettazione, in relazione ad ingenti somme che sarebbero state ricevute da Giampiero Fiorani.
Brancher è stato nominato ministro dal presidente del Consiglio, per far sì che non si presentasse davanti ai giudici fruendo del legittimo impedimento. Ora, comicamente, è proprio Berlusconi che addirittura applaude alle sue dimissioni, in una sorta di dissociazione mentale, e chiede di “evitare strumentalizzazioni”. Il ministro La Russa sconfina nel ridicolo con un “onore e merito” per la scelta dell’inventato ministro.
A questo punto rimane da sciogliere solo un mistero che, magari, può aiutare anche i giudici ad interpretare correttamente alcuni fatti giudiziari: chi ha voluto la nomina di Brancher e perché? Umberto Bossi, che lo ha amichevolmente definito “poco furbo” per la scelta di avvalersi del legittimo impedimento? Oppure Calderoli che sappiamo essere stato già chiamato in causa da Fiorani nel processo Antonveneta?
E perché Berlusconi si è esposto a questo stillicidio mediatico e politico ben sapendo che la vicenda Brancher avrebbe messo a dura prova il governo e compromesso i suoi rapporti con il Quirinale? Il caso Brancher non si chiude qui. Ritengo che questa vicenda avrà altri colpi di scena per il governo. Per ora mi limito a far presente ai cittadini che l’intera situazione è stata orchestrata, montata e dismessa da chi oggi vuol farci credere che il ministro Brancher, prima nominato all’Attuazione del federalismo, poi diventato ministro del decentramento con deleghe fantasma, l’abbia portato la cicogna. E’ evidente, insomma, che il governo delle mafie sta vivendo il suo crepuscolo.

Antonio Di Pietro


giovedì 1 luglio 2010

Le responsabilità della politica


Se declino significa “strutturalità dei problemi”, Lenola è un Paese in inarrestabile declino. Ma, al di là della inciviltà di noi stessi concittadini, registrabile dal diffuso dispregio per l’ambiente e per la legalità, alla mancanza di rispetto per tutto ciò che è pubblico, inteso o come “nostro” o come “di nessuno”, a questo declino ha contribuito, in massima parte, la classe politica, la stessa da decenni, incapace nel gestire gli interessi pubblici.

A rappresentare i cittadini ed amministrare un paese dovrebbe essere non chi ha più amici in senso lato, o amicizie in senso sporco, bensì il meglio di ciò che una Comunità è stata in grado di esprimere.

Il nostro paese avrebbe potuto puntare sulla valorizzazione delle bellezze artistiche e paesaggistiche del proprio territorio, ad esempio i boschi, facendone un parco naturalistico arricchito da strutture alberghiere e di accoglienza,sfruttando la presenza,potenzialmente strategica,del vicino mare.Queste possibilità non si sono sapute cogliere,e chiunque visiti Lenola,non può che notare un paese vecchio e pieno di erbacce.

L’aspetto urbano di un paese è di fondamentale importanza, sia perché biglietto da visita, con cui ci si presenta a chi viene da fuori le mura cittadine, sia perché, di regola, il buon arredo urbano e la cura del verde cittadino riflette il livello di buona amministrazione e di educazione civica della cittadinanza. Il nostro paese avrebbe potuto “imporsi” nella promozione di iniziative artistiche-culturali, far conoscere i nostri artigiani e le nostre produzioni agricole. Gli unici cambiamenti di “rilievo” sono stati i parcheggi,ossia,NULLA. NULLA che sia stato portatore di vero e strutturale sviluppo, NULLA che sia stato in grado di creare nuova ricchezza locale, NULLA che sia stato capace di garantire sbocchi occupazionali. Se il massimo che un paese è in grado di offrire ai suoi giovani è la certezza di trovare un posto macchina sul colle,questo paese è destinato a morire.

Colgo l’occasione per lanciare un caloroso invito ai giovani del nostro territorio affinchè si facciano avanti per “RI-costruire” il nostro paese secondo le loro esigenze, più moderno e più competitivo.