
"Giacomino" (così Caliendo è chiamato dagli amici) è indagato nel processo sulla P3 per violazione della Legge Anselmi (legge nata ad hoc per le associazioni massoniche. Nacque, infatti, ai tempi della P2), in quanto più e più volte il nome del Sottosegretario compare nelle intercettazioni (gli scherzi del destino: Caliendo è il relatore del Ddl sulle intercettazioni …): si pensa a pressioni sulla Corte per far passare il Lodo Alfano e pressioni per far riammettere la lista Formigoni.
E’ a lui, infatti, che il 23 settembre telefona Pasquale Lombardi (uno dei tre, già arrestati) per ragguagliarlo sulla questione Corte Costituzionale: “E poi stasera chiamo Antonio perché abbiamo fatto un discorso anche per quanto riguarda la Corte Costituzionale […] Amm’ fa’ nu poc’ na conta a vedé quanti sonn’ i nostri e quanti son i loro, per cui se potimm’ correre ai ripar’, mettere delle bucature, siamo disponibili a fare tutto [… ] e poi giustamente abbiamo fissato che ogni giorno, ogni settimana bisogna che ci incontriamo per discutere tra i noi e vedere ando sta o’ buono e ando sta o’ malamente”. E poi il 1 ottobre, quando a parlare con Lombardi è Algina Ferrara, segretaria di Caliendo: “Ah, poi a Giacomino glielo dici senta devi sta là perché ce sta pure Carbone (presidente della Corte di Cassazione, ndr)” . “A che ora?”, chiede la donna, “Alle due precise! Due meno un quarto”, replica Lombardi. Più tardi i due si risentono: “Sono fatti importanti che lui non si può sottrarre! – afferma sempre il faccendiere Lombardi – Perché non è un fatto… per il Parlamento che so cazzi per altri! Stavolta sono per cazzi suoi! Hai capito?”.
Come abbiamo detto, però, Caliendo si interessa anche alla vicenda che coinvolge Roberto Formigoni e la sua lista, “Per la Lombardia”, per un periodo esclusa per vizi formali dalle elezioni regionali dello scorso marzo.
Anche in questo caso Lombardi si sente più volte con Caliendo: ”Ma tu l’hai sentito che la… Formigoni è stato… non è stato […] hanno rigettato la lista! L’hai sentito? […] ho chiamato pure già a Fofò! Pe vedè come si può apparà qua! Domani mattina tengo appuntamento con l’avvocato di Formigoni in modo che devo vedere il tipo di ricorso che hanno fatto com’è”. E ancora: “Io già ho mandato a dirglielo da Santamaria a Fofò che chiamasse a ’sti tre quattri sciemi e non dessero fastidio”. Ci si chiederà: chi è “Fofò”? E’ Alfonso Marra, Presidente della Corte d’Appello di Milano, fatto eleggere dalla cricca e poi contattato per intervenire a favore del ricorso della lista.
Il 2 marzo Lombardi si reca a Milano e dopo avere incontrato il collaboratore di Formigoni informa Caliendo: “[… ] niente, niente ancora perché ho parlato con Fofò, Fofò tiene la camera penale… devi chiamarlo […] tiene la camera di consiglio […] e là non si può muovere però tu dovrai chiamare e devi intervenire dopo le due nella commissione che deve vedere il ricorso di coso (di Formigoni, ndr)”.
Caliendo non è molto convinto di quest’intervento: “Sì ma non lo fa, non lo fa… già c’ho parlato”, ma Lombardi insiste: “Embè è fesso allora… che cazzo […] chiamatello… e non se può mai… tanto io già gliel’ho detto gli lascio anche una copia qua, capito! Una copia del ricorso”. In pratica, dunque, il ricorso per la lista è stato redatto dalla cricca stessa. Tant’è che il pomeriggio dello stesso giorno Marra telefona a Lombardi entusiasta del documento: “E’ fatto benissimo, per dinci, nulla da dire”.
Sappiamo bene, però, come sono andate le cose: il ricorso viene rigettato. Ma la cricca non si perde d’animo e contatta Arcibaldo Miller, capo degli Ispettori presso il Ministero della Giustizia, affinché intervenga.
Intanto Lombardi e Arcangelo Martino (anche lui arrestato) monitorano la situazione. Vogliono sapere quando il sottosegretario Caliendo pensa che verrà ordinata l’ispezione: “Ma lui che ti ha detto Giacomo ieri che quando si poteva i… ipotizzare” – “Subito come il Ministro arrivava a Roma… deve stare il Ministro a Roma per dare l’incarico” risponde Lombardi, che, poco dopo, aggiunge per tranquillizzare Martino: “Ho chiamato a Giacomino per dirgli state provvedendo a questo? Giacomo mi ha risposto di sì”. “E io mo vado a vedere il Ministro per dire oh corri a Roma (inc)… tengo a Giacomino che mi fa da spalla e stiamo a posto”.
Questo bastava per capire cosa fare? Votare la mozione di sfiducia o astenersi? Questo NON era un dilemma. O almeno non doveva esserlo.
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