Campodimele (LT) il paese della longevità

Campodimele  (LT)  il paese della  longevità
Tra l'indifferenza dell' Amministrazione Comunale, in assenza di controlli, In località Sterza Piana Lenola (LT) ai confini del Parco Naturale dei Monti Aurunci , a meno di trecento metri dalle abitazioni private, i cittadini, tutti i giorni, assistono a questo scempio che rende l'aria irrespirabile con inevitabili conseguenze sulla salute pubblica grazie a questo impianto allocato nel confinante comune di Campodimele

domenica 7 marzo 2010

IL DECRETO DELLA VERGOGNA


DECRETO-LEGGE 5 marzo 2010 , n. 29
Interpretazione autentica di disposizioni del procedimento elettorale
e relativa disciplina di attuazione. (10G0052)



IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA


Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione;
Vista la legge 17 febbraio 1968, n. 108;

Ritenuta la straordinaria necessita' e urgenza di consentire il
corretto svolgimento delle consultazioni elettorali per il rinnovo
degli organi delle Regioni a statuto ordinario fissate per il 28 e 29
marzo 2010 tramite interpretazione autentica degli articoli 9 e 10
della legge 17 febbraio 1968, n. 108, e dell'articolo 21 del decreto
del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, assicurando
il favor electionis secondo i principi di cui agli articoli 1 e 48
della Costituzione;

Ritenuto che tale interpretazione autentica e' finalizzata a
favorire la piu' ampia corrispondenza delle norme alla volonta' del
cittadino elettore, per rendere effettivo l'esercizio del diritto
politico di elettorato attivo e passivo, nel rispetto
costituzionalmente dovuto per il favore nei confronti della
espressione della volonta' popolare;

Ravvisata l'esigenza di assicurare l'esercizio dei diritti di
elettorato attivo e passivo costituzionalmente tutelati a garanzia
dei fondamentali valori di coesione sociale, presupposto di un sereno
e pieno svolgimento delle competizioni elettorali;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella
riunione del 5 marzo 2010;

Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e del
Ministro dell'interno;
Emana
il seguente decreto-legge:

Art. 1
Interpretazione autentica degli articoli 9 e 10 della legge 17
febbraio 1968, n. 108
1. Il primo comma dell'articolo 9 della legge 17 febbraio 1968, n.
108, si interpreta nel senso che il rispetto dei termini orari di
presentazione delle liste si considera assolto quando, entro gli
stessi, i delegati incaricati della presentazione delle liste, muniti
della prescritta documentazione, abbiano fatto ingresso nei locali
del Tribunale. La presenza entro il termine di legge nei locali del
Tribunale dei delegati puo' essere provata con ogni mezzo idoneo.

2. Il terzo comma dell'articolo 9 della legge 17 febbraio 1968, n.
108, si interpreta nel senso che le firme si considerano valide anche
se l'autenticazione non risulti corredata da tutti gli elementi
richiesti dall'articolo 21, comma 2, ultima parte, del decreto del
Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, purche' tali
dati siano comunque desumibili in modo univoco da altri elementi
presenti nella documentazione prodotta. In particolare, la
regolarita' della autenticazione delle firme non e' comunque
inficiata dalla presenza di una irregolarita' meramente formale quale
la mancanza o la non leggibilita' del timbro della autorita'
autenticante, dell'indicazione del luogo di autenticazione, nonche'
dell'indicazione della qualificazione dell'autorita' autenticante,
purche' autorizzata.

3. Il quinto comma dell'articolo 10 della legge 17 febbraio 1968,
n. 108, si interpreta nel senso che le decisioni di ammissione di
liste di candidati o di singoli candidati da parte dell'Ufficio
centrale regionale sono definitive, non revocabili o modificabili
dallo stesso Ufficio. Contro le decisioni di ammissione puo' essere
proposto esclusivamente ricorso al Giudice amministrativo soltanto da
chi vi abbia interesse. Contro le decisioni di eliminazione di liste
di candidati oppure di singoli candidati e' ammesso ricorso all'
Ufficio centrale regionale, che puo' essere presentato, entro
ventiquattro ore dalla comunicazione, soltanto dai delegati della
lista alla quale la decisione si riferisce. Avverso la decisione
dell'Ufficio centrale regionale e' ammesso immediatamente ricorso al
Giudice amministrativo.

4. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche alle
operazioni e ad ogni altra attivita' relative alle elezioni
regionali, in corso alla data di entrata in vigore del presente
decreto. Per le medesime elezioni regionali i delegati che si siano
trovati nelle condizioni di cui al comma 1 possono effettuare la
presentazione delle liste dalle ore otto alle ore venti del primo
giorno non festivo successivo a quello di entrata in vigore del
presente decreto.

Art. 2
Norma di coordinamento del procedimento elettorale

1. Limitatamente alle consultazioni per il rinnovo degli organi
delle Regioni a statuto ordinario fissate per il 28 e 29 marzo 2010,
l'affissione del manifesto recante le liste e le candidature ammesse
deve avvenire, a cura dei sindaci, non oltre il sesto giorno
antecedente la data della votazione.

Art. 3

Entratra in vigore

1. Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua
pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e
sara' presentato alle Camere per la conversione in legge.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sara' inserito
nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica
italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo
osservare.


GIORGIO NAPOLITANO


Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri
Maroni, Ministro dell'interno
Visto, il Guardasigilli: Alfano

16 commenti:

lenolaidv ha detto...

Mons. MOGAVERO,

responsabile della Conferenza Episcopale per gli Affari Giuridici con queste parole commenta il decreto:

“UNA GRANDE SCORRETTEZA CAMBIARE LE REGOLE DEL GIOCO”

minny ha detto...

Visto che può farlo, spero che il TAR del Lazio, si esprima anche sull'incostituzionalità del decreto.Si sta creando un precedente molto pericoloso e ogni politico che si rispetti,dovrebbe prenderne atto...purtroppo non è così. C'è chi prende le distanze da chi manifesta il suo disappunto, magari con paroloni, ma sanno che ha perfettamente ragione, e chi dall'altra parte canta vittoria in barba alle regole. Ma dove stanno gli ITALIANI????????? Siamo il paese più litigioso dell'Europa ma non riusciamo a salvaguardarci da un qualcosa che non ho ancora ben definito. Su che cosa "litighiamo"?? Ci ammazziamo negli stadi per difendere la nostra squadra ma non siamo in grado di difendere la nostra dignità...

minny ha detto...

Il TAR ha detto no alla riammissione della lista PDL.
Voglio proprio sentire quello che dirà Napolitano......se dirà........

lenolaidv ha detto...

“Oggi si è consumata l’ennesima pagina triste e direi sconcertante nella gestione politica dell’attuale esecutivo”. È quanto ha dichiarato il presidente del Movimento Italia dei Diritti Antonello De Pierro che ha poi continuato: “Un attentato senza precedenti allo stato di diritto che di fatto da oggi non esiste più. A tanto ancora non si era arrivati. L’arroganza e il senso di onnipotenza che i signori del governo Berlusconi hanno mostrato nel frangente è altamente preoccupante per le fondamenta stesse della nostra democrazia, sancita dalla Carta costituzionale. Un messaggio gravissimo e pericolosissimo che autorizza chi lo riceve a non rispettare le regole che invece andrebbero rispettate da tutti. Il fatto che in Italia ormai vigesse una deregulation totale l’avevamo intuito, ma ora questo concetto si è materializzato in una granitica, quanto assurda, certezza.” Ha incalzato il leader del movimento: “Un atto degno del più bieco fascismo, che quando si tratta di risolvere un proprio problema se ne frega dei principi democratici e del rispetto per gli altri. Noi dell’Italia dei Diritti non staremo di certo a guardare, ma ingaggeremo, mi auguro insieme ad alcune forze politiche, tutte le battaglie possibili nei limiti della lotta democratica, che purtroppo devo ammettere che per quanto impegnata e sentita indubbiamente è più debole di fronte all’assalto dirompente di siffatte svolte arroganti e autoritarie. Un precedente che addirittura ha superato i provvedimenti dittatoriali del regime del ventennio: Mussolini aveva cambiato la legge elettorale prima a suo uso e consumo, Berlusconi è intervenuto con un decreto per sanare un clamoroso pasticcio creato dal suo partito”. Ha continuato poi De Pierro: “È incredibile come nessuno si sia almeno degnato di chiedere scusa agli italiani per un errore tutto interno al Pdl. Il provvedimento è stato varato solo per mettere le loro liste nel Lazio e in Lombardia, mi chiedo perché non si è intervenuti allora per tutte le altre liste che sono rimaste escluse in altre regioni? È lapalissiano che con questo esecutivo la legge garantisce solo chi vive sotto l’egida del potere. Da oggi invitiamo il governo a intervenire anche per i cittadini che quotidianamente lottano, spesso da soli, contro soprusi e farraginose trafile burocratiche. Chiediamo poi di emettere – ha concluso ironizzando - un decreto per i giovani disoccupati che consegnano oltre il termine previsto la domanda di partecipazione ai concorsi, chiediamo di intervenire per decreto per tutte quelle persone spesso anziane o portatrici di handicap che per un ritardo, o a volte solo perché alcuni impiegati decidono di anticipare la chiusura, non riescono a pagare in tempo un bollettino postale.

lenolaidv ha detto...

Le Figaro.fr

Silvio Berlusconi force la loi électorale

Il fait passer un décret pour rattraper les bévues de son parti en Lombardie et dans le Latium.

Pour débloquer l'imbroglio électoral dans lequel ses candidats se sont fourvoyés, Silvio Berlusconi a décidé de passer en force. Sans consulter l'opposition et contre l'avis du chef de l'État, le président du Conseil a décrété la réouverture des délais de dépôt des listes pour les élections régionales des 28 et 29 mars prochain. Cet acte autoritaire met fin à un imbroglio grotesque qui durait depuis huit jours. Vendredi soir, le Conseil des ministres a ainsi adopté un décret «interprétatif» de la loi électorale qui permettra à ¬Renata Polverini dans le Latium et à ¬Roberto Formigoni en Lombardie de briguer le fauteuil de président de région.

Ce décret ne modifie pas la loi électorale actuelle. Il ne diffère pas la date des élections ni ne les annule. Trois hypothèses envisagées au cours de la se¬maine. Le premier article accorde 24 heures de délai dès la promulgation du décret pour corriger les erreurs formelles apparues sur les listes. Le second stipule que sera admis à déposer sa liste tout fonctionnaire de parti pouvant prouver qu'il se trouvait dans les locaux de la commission électorale à l'heure de fermeture du dépôt des listes.

En Lombardie, la liste de Roberto Formigoni a été exclue de la consultation électorale pour vice de forme. Des timbres fiscaux manquaient sur certaines des lettres de soutien exigées pour chaque candidat. Dans le Latium, le fonctionnaire du «Peuple de la liberté» (PDL), le parti de Silvio Berlusconi, n'avait pu faire enregistrer sa liste en temps voulu. Il se trouvait bien à l'intérieur des locaux de la commission électorale, mais les socialistes et les radicaux, en lui barrant la route, ne lui auraient pas permis d'atteindre à temps le bureau.

Ces erreurs formelles risquaient de priver douze millions d'électeurs (neuf millions en Lombardie et trois millions dans le Latium) d'un candidat du parti de majorité aux élections.

Dans un premier temps, Berlusconi, qui a annulé une visite officielle au Brésil pour suivre l'affaire de près, avait exclu d'intervenir par le biais d'une loi et s'en était remis à l'autorité judiciaire. À trois reprises toutefois, les cours d'appel avaient rejeté les pourvois.
«Amateurisme déconcertant»

Quant au chef de l'État, consulté jeudi par Silvio Berlusconi, il avait exclu dans un premier temps de pouvoir ratifier un décret modifiant la loi électorale, ce qui aurait été inconstitutionnel. Il s'est cependant ravisé samedi en estimant, dans une lettre, «ne pouvoir exclure de la compétition électorale pour vice de forme les représentants de la majorité dans les deux plus grandes régions d'Italie».

La Ligue du Nord lui rend hommage : «Chaque jour qui passe montre qu'il est un excellent président de la République».

L'opposition, elle, est furieuse. Des manifestations spontanées se sont déroulées samedi dans les principales villes d'Italie pour dénoncer «le coup de main» de Berlusconi. Le leader du Parti démocrate Pierluigi Bersani annonce une «vaste mobilisation».

Encore plus vindicatif, l'ancien juge Antonio Di Pietro parle «d'attentat à la Constitution» et reproche au Quirinal de s'y être prêté. Le gouvernement a perdu trois points en une semaine. Deux électeurs de la majorité sur dix déclarent ne plus lui ¬faire confiance. Cet épisode a révélé ce que son allié de la Ligue du Nord appelle «l'amateu¬risme déconcertant» du parti de Silvio Berlusconi.

Par Richard Heuzé

lenolaidv ha detto...

EL PAIS

El Pueblo Violeta contra Berlusconi
Un movimiento en Internet llama a defender la democracia en Italia
MIGUEL MORA - Roma - 09/03/2010
Ya se sabe que Italia es ese sitio tan bonito donde conviven sin problemas lo peor y lo mejor, lo sublime y lo podrido. A falta de una oposición digna de la realidad, la revuelta democrática contra los usos autoritarios y el alud de leyes a medida de Silvio Berlusconi no podía sino ser virtual, surgir de la Red. Ahí nació el Pueblo Violeta (Popolo Viola), que en estos meses ha reunido a 236.000 seguidores en Facebook. Si pinchan ahora la página, probablemente verán muchas más adhesiones. El fenómeno crece por segundos, a razón de 30 afiliados cada cinco minutos.

Un tribunal de Lazio niega la readmisión de las listas del PDL

Todo nació en diciembre, con el No B. Day (día del no a Berlusconi), una nueva y distinta Marcha sobre Roma en la que participaron cerca de dos millones de personas. Tres meses después, el movimiento, tan caótico como refrescante para una opinión pública anestesiada, lleva cuatro días en las calles protestando contra el intento de pucherazo perpetrado por el Gobierno el 5 de marzo al aprobar el decreto salvalistas para las regionales, que readmite las listas del Pueblo de la Libertad (PDL) que fueron excluidas por defectos de forma. Ayer, el Tribunal Administrativo de Lazio negó la readmisión de las listas del PDL, y éste presentó unas nuevas aprovechando el decreto. Los jóvenes violetas han definido esa jornada como "el día que murió la democracia italiana" y siguen pidiendo explicaciones por su firma a Berlusconi y al presidente de la República.

El objetivo del movimiento, afirma la web de Facebook, sigue siendo defender la democracia y la Constitución, y pedir la dimisión de Berlusconi. Pero la actualidad manda, y la capacidad de informar y aglutinar descontentos vuela a la velocidad de Internet.

Páginas afines como San Precario Revolution, La Constitución no es una Puta o Resistir al Régimen (8.400 afiliados) muestran que los violetas aspiran a demoler la cultura que paraliza al país: la partitocracia, la mafia (el día 13 han convocado el No Mafia Day en Calabria); la gerontocracia, los sindicatos, el Vaticano, la corrupción, el empleo precario... Un poco como Berlusconi, pero al revés, han terminado por dividir el mundo en dos: honestos y amorales.

En esta fase de entusiasmo y tormenta de ideas, el Pueblo Violeta ofrece sobre todo desahogo e información. Cuelga viñetas y enlaces a vídeos críticos y satíricos; llama a boicotear a las empresas que se anuncian en las televisiones de Berlusconi; busca refugio en los clásicos ("el pastor intenta siempre convencer al rebaño de que los intereses de las ovejas y los suyos coinciden", Stendhal), y mira al futuro con ambición: "Tenemos los ingredientes, desordenadamente repartidos y quizá invisibles. La magia consiste en conectarlos, agregarlos y crear una nueva civilización", arenga Gianni Webstep. ¿Será el cosmopolita, dinámico, antipolítico y amorfo Pueblo Violeta una alternativa real a los males italianos? ¿Acabará fagocitado por una oposición conformista e incapaz de superar su pánico? ¿Los fichará Berlusconi? Difícil saberlo. Como decía Indro Montanelli, "los italianos sólo están dispuestos a hacer la revolución si los carabineros están de acuerdo". Pero los violetas tienen mérito. Se han rebelado contra el clima de nepotismo, hipocresía, corrupción y desprecio a las reglas. Y todavía no han sucumbido al invencible triunvirato Casta-Iglesia-Televisión.

minny ha detto...

Perbacco!!!!!!!!

passatempo ha detto...

Vicenda kafkiana, incomprensibile in una repubblica democratica, solo l’ultimo atto, in ordine di tempo, in un paese dove lo stravolgimento dello stato di diritto sembra pratica quotidiana, con l’assurdo alibi (a)morale di credere che chi è eletto dal popolo si pone al di sopra della legge.
Ricorda proprio certe atmosfere del grande scrittore Cèco quello che sta accadendo con queste elezioni, decreto interpretativo (a detta di certi giuristi solo innovativo) fuori tempo massimo, firmato dal nostro presidente (con insolita premura) e bocciato dal tar del Lazio, ma non finisce qui, ci sono ricorsi che attendono risposta , ai quali, probabilmente, se ne affiancheranno altri. E siamo a meno di 20 giorni dal voto con il centro-destra sull’orlo di una crisi di nervi.
Non siamo da meno noi, che dopo la “fuitina” e mettere tutti davanti il fatto compiuto per farsi candidare, oggi la Bonino si riuniva con lo staff radicale per valutare se è ancora disponibile a governarci e, in caso affermativo, decidersi a fare campagna elettorale. Sembra che Pannella abbia chiesto per le prossime elezioni il rinvio di almeno un mese e, bontà sua, Emma resta candidata a governatore del Lazio.
Francamente noi elettori meriteremmo più rispetto, tutti i tentativi messi in atto dal governo per riparare a quel miserabile pasticcio tolgono autorevolezza allo stesso. Forse bastava un bagno d’umiltà, cercare una soluzione politica con l’avversario, perché una competizione è tale ed è valida se il risultato è frutto di una scelta.
Si è preferito deresponsabilizzarsi e accusare tutti e tutto, forzare la mano con un decreto con molti risvolti incostituzionali, mettere il Presidente della Repubblica davanti ad una scelta dolorosa (definita da Fini, il male minore), ma niente scuse, proibito scusarsi, che, quasi sempre, è il modo migliore per mettere fine ad un conflitto.

write26 ha detto...

Oggi: Intervento di Sonia Alfano al Parlamento Europeo.

Parlo a nome del gruppo ALDE, il mio gruppo politico. Lo scorso 5 Marzo il Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha firmato un decreto-legge interpretativo detto anche "salva-liste". Quel decreto, difatto, consente, a campagna elettorale iniziata, di cambiare le regole del gioco.
Lo stesso Giorgio Napolitano, dal suo sito, dice "dalla bozza di decreto prospettatami dal Governo in un teso incontro giovedì sera, il testo successivamente elaborato dal Ministro degli Interni e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri non ha presentato a mio avviso evidenti vizi di incostituzionalità". La Costituzione italiana all'articolo 87, comma 5, prevede che il Presidente della Repubblica promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e regolamenti. Non può assolutamente partecipare, il Presidente della Repubblica, alla stesura di procedimenti e di decreti legge. Lo stesso Presidente della Repubblica, il suo predecessore Ciampi giudica questo come "un aberrante episodio di torsione del nostro sistema democratico". E' evidente che il Governo fa ciò che la Costituzione vieta; quel decreto, Presidente, ha cambiato le regole del gioco a competizione elettorale già inoltrata. Permette a chi ha violato la legge di rientrare nella competizione elettorale. Mi chiedo per quale motivo questo Parlamento è sempre pronto ad agire per dare contro a Paesi che violano le leggi ma non si rende conto che c'è un Paese che fa parte dei 27 paesi membri che viola le leggi.

write26 ha detto...

A seguito di questo intervento Davide Sassoli , a nome della Delegazione Italiana del Partito Democratico al Parlamento Europeo, ha chiesto al presidente di non permettere l’utilizzo dell’aula per parlare di questioni di politica interna.


Sonia Alfano risponde così:

“Durante il mio intervento ho semplicemente esplicitato parole già pronunciate da altri illustri ed autorevoli personaggi; tra questi il Presidente emerito della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, che ieri parlando del dl salvaliste l'ha giudicato come un aberrante episodio di torsione del nostro sistema democratico. Io credo, che i temi della difesa della democrazia e della Costituzione non siano da trascurare e non riguardino esclusivamente la politica interna. Il fatto che un ex giornalista come David Sassoli si appelli alla Presidenza del Parlamento per attuare una censura, si commenta da sè. Mi ha detto di vergognarmi, e io rispedisco al mittente in quanto mi vergogno, conclude l'europarlamentare, ma per lui".


Ma in Italia quanti PD ci sono? Riusciremo un giorno a collocarli ognuno nella giusta posizione, riusciremo mai a capire con quali di questi ci si può alleare e quali dobbiamo mandare riccamente affanculo? Perché sinceramente non se ne può più!!!!

write26 ha detto...

"Ciao baby": visti dall'Europa
di Carola Frediani
Incredulità. Ironie. Ma anche tanta paura che il morbo berlusconiano possa contagiare le altre democrazie liberali. Così i giornali stranieri trattano in questi giorni "il caso Italia"


L'intervento sulla legge elettorale da parte del governo per mettere una pezza sul pasticcio delle liste escluse dalle regionali; le reazioni del Popolo Viola nelle piazze; il progressivo logoramento di un Paese sommerso da continui scandali. Sono questi i punti salienti che ricorrono nella stampa estera alle prese con la decifrazione di una politica italiana sempre più irreale, sospesa fra vicende farsesche e scontri istituzionali. Mentre qualche testata si cimenta nello spiegare "l'inesplicabile", ovvero la capacità di Berlusconi di restare a galla mentre il resto del Paese sembra affondare.

"Silvio Berlusconi forza la legge elettorale", titola il francese Le Figaro, spiegando che il premier italiano ha fatto "passare un decreto per rimediare alle cantonate del suo partito in Lombardia e nel Lazio". "Questo atto autoritario - aggiunge il quotidiano conservatore - mette fine a una commedia grottesca che durava da otto giorni". Sullo sfondo, le elezioni regionali. Che, spiega l'edizione internazionale di Reuters, ripresa dal New York Times, "sono considerate un test per Berlusconi dopo un anno impestato di scandali". In questo contesto, "le confusioni burocratiche che hanno escluso i suoi candidati dal voto in Lombardia e nel Lazio sono state un notevole smacco".

Tutto ciò si ripercuote sulla popolarità del PdL. Molte testate riprendono la notizia del calo di consensi del governo emerso dagli ultimi sondaggi. "L'immagine del governo è stata infangata anche dallo scandalo che ha colpito la protezione civile", nota il francese 20minutes. Anche per questo le manifestazioni di protesta, le piazze colorate di viola, suscitano l'interesse delle testate straniere. A cominciare dal Washington Post: "I membri del gruppo della società civile Popolo Viola hanno tenuto una veglia per la democrazia fuori dagli uffici del presidente Giorgio Napolitano la sera di venerdì, nel tentativo di impedire la firma della legge. Sabato, dopo che Napolitano, proveniente dalla sinistra, ha autorizzato il decreto, file degli appartenenti al Popolo Viola hanno improvvisato una protesta vicino al parlamento con cartelli che dicevano: Presidente, Non Capiamo".


Anche il catalano El Periodico dà conto delle "forti critiche" rivolte al presidente della Repubblica, sottolineando come il movimento di protesta sia nato in internet.

El Pais ci va giù duro, citando le parole del giornalista e analista politico Giancarlo Santalmassi: "Eravamo nell'anticamera del fascismo. Oggi siamo entrati". Infine, qualcuno prova a staccarsi dagli scandali contingenti per tentare un'analisi più a freddo dell'inossidabile fortuna politica di Berlusconi. Lo fa l'Independent: " Ronald Reagan era noto come il presidente Teflon, ma la capacità di Berlusconi di scrollarsi di dosso la sventura supera di gran lunga tale metafora (...) Per anni Berlusconi si è comportato più come un imperatore romano che come un primo ministro eletto, ma nell'autunno dei sui anni la tendenza è divenuta più estrema. Tuttavia l'elemento sconcertante oggi è vedere fino a che punto i suoi avversari gli permettono di farla franca".

E Vanity Fair si spinge ancora oltre:"Per venti anni gran parte degli italiani si sono sforzati di spiegare la più inspiegabile delle creature politiche, Silvio Berlusconi". Bene, ora la testata americana azzarda una chiave interpretativa: per capire Berlusconi bisogna guardare Sarah Palin. O viceversa. Un mix di "zelo imprenditoriale" e "totale assenza di autocoscienza". "Creazioni mediatiche", anche. Con la sola differenza che la Palin non è a capo del governo. Almeno non ancora.
(09 marzo 2010)

vale ha detto...

si deve solo vergognare il Berlusca

lenolaidv ha detto...

Di Pietro gela Bersani

Tirarsi indietro ormai è impossibile, ma per il Pd la manifestazione di sabato contro il decreto salva-liste si sta rivelando una prova insidiosa. E non solo perché in piazza le critiche al presidente della Repubblica si sprecheranno. Certo questo è uno degli aspetti che imbarazzano non poco il Partito democratico. Antonio Di Pietro non ha dato nessuna garanzia. La moratoria su Napolitano che il Pd aveva chiesto all’ex magistrato di rispettare difficilmente verrà portata avanti. Lo si è visto ieri, quando il leader dell'Italia dei Valori, intervistato da Sky è tornato all’attacco dell’inquilino del Colle: «Il presidente della Repubblica io lo vedo come un padre della Costituzione, un padre della legalità e se scopro che mio padre stava lì, nottetempo, insieme a chi mi vuole far male, a scrivere quella norma, io dico: papà se mi tradisci pure tu, da chi vado?». E ancora: «Del resto noi diciamo sempre le cose in maniera diretta, non ci stiamo alle ipocrisie di tanti commentatori che dicono che questo decreto è una pessima legge ma il presidente ha fatto benissimo a firmarla: è una contraddizione in termini, è come dire che a una persona servono gli occhiali ma ci vede benissimo». Così Di Pietro.

E Luigi De Magistris va anche molto più in là. Sul suo blog l’eurodeputato dell’Italia dei Valori lancia questa accusa: «Il presidente sta avallando l’attuazione del piano di rinascita democratica ideato da Gelli e oggi realizzato dal premier piduista Berlusconi. Il capo dello Stato non sta facendo nulla per evitare che la Costituzione venga svuotata».

Insomma, di motivi di preoccupazione per il rapporto con il presidente della Repubblica il Pd di Bersani ne ha iosa. Ma il Partito democratico ha anche un’altra ragione per stare sulle spine. E al momento è questo il punto che più impensierisce il segretario e gli altri vertici del Pd. Il rischio, infatti, è che a piazza del Popolo non si fischi solo Napolitano, ma che un analogo trattamento subiscano anche i dirigenti del Partito democratico. Mosso da questo timore, il segretario ieri, prima di andare dai radicali riuniti nella loro assemblea nazionale, ha agganciato Di Pietro alla buvette di Montecitorio e gli fatto questa proposta: «E’ meglio che alla manifestazione non parlino i leader nazionali, ma alcuni esponenti di partito, oltre alla società civile. Noi, per esempio, potremmo far intervenire Rosy Bindi». Già, la presidente del Pd non è invisa al «popolo viola», anzi. Il leader dell’Italia dei Valori, però, è stato irremovibile: «Voi fate quello che vi pare, ma io parlo, per il resto sono problemi vostri». Problemi di non facile soluzione. Massimo D’Alema aveva cercato di risolverli proponendo tre manifestazioni che non avrebbero focalizzato l’attenzione sugli esponenti del Partito democratico lì presenti e che sono sospettati dal «popolo viola» di avallare il comportamento di Napolitano. La proposta, però, è passata a metà, nel senso che la manifestazione clou è a Roma. E ora c’è chi spera, come il capogruppo alla Camera dei deputati Dario Franceschini, che «in piazza parlino solo esponenti della società civile, perché è giusto che sia così, è giusto che nessuno metta il cappello su questa manifestazione». Ma Di Pietro è determinato a prendersi la sua parte di gloria in quella giornata. Ed effettivamente sarebbe assai curioso se, parlando lui, Bersani delegasse a Bindi la rappresentanza del Pd rinunciando a intervenire in prima persona. Quindi è da ieri che fervono le trattative e che si lavora a tutte le mediazioni possibili. Ogni cosa, pur di scongiurare i fischi in piazza.

Maria Teresa Meli

lenolaidv ha detto...

Legittimo impedimento, Sonia Alfano (IdV), Ci deride tutta Europa

Strasburgo, 10 Mar. Il Senato approva il ddl sul legittimo impedimento e le reazioni non si fanno attendere. L'eurodeputata dell'Idv e Presidente dell'Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia Sonia Alfano, interviene attraverso una nota: "Vergognosa l'ennesima approvazione di una legge salva-premier. Chi ha permesso tutto questo - prosegue - si prenda le proprie responsabilità nei confronti del popolo italiano, che ogni giorno è obbligato a resistere a questo teatrino di politicanti che viola e violenta la Costituzione italiana con buona pace di una parte dell'opposizione". "E' ora di reagire, non è possibile accettare che le aule del Parlamento somiglino a quelle dei tribunali, il Premier deve andare a farsi assolvere dai giudici, se è innocente; altrimenti deve affrontare le condanne, come sarebbe costretto a fare qualunue altro cittadino italiano. Stanno devastando un Paese, è uno dei momenti più bui della storia italiana - conclude - e siamo derisi da tutta Europa, e soprattutto dalla stampa europea".

lenolaidv ha detto...

Rinaldi difende Sonia Alfano

10 marzo 2010

Bruxelles. Il capodelegazione dell'Idv all'Europarlamento, Niccolò Rinaldi, difende l'intervento in aula di ieri della collega Sonia Alfano...


...contro il via libera del presidente Napolitano al 'decreto salvaliste', e critica i due vicepresidenti italiani dell'Assemblea di Strasburgo, Gianni Pittella (Pd) e Roberta Angelilli (Pdl), che in una dichiarazione avevano espresso "viva solidarietà" al capo dello Stato, giudicando "strumentale e inopportuna" la protesta dell'eurodeputata.

"La dichiarazione di ieri di Sonia Alfano nella plenaria del Parlamento europeo non è altro che una manifestazione democratica, trasparente e rispettosa delle regole parlamentari, e fedele al mandato ricevuto dai propri elettori", osserva Rinaldi in una nota. E aggiunge: "Dietro la sua dichiarazione, che piaccia o non piaccia ai vicepresidenti italiani che dovrebbero tutelare oltre che il presidente della Repubblica anche la libera espressione di ognuno dei loro colleghi, esiste l'indignazione di milioni di cittadini italiani, un'indignazione per altro confortata dalla posizione espressa con chiarezza da emeriti costituzionalisti e autorità. Cittadini feriti da una decisione arbitraria che rischia di stravolgere le regole democratiche, e che saranno i protagonisti della manifestazione che sabato prossimo vedrà tutta l'opposizione italiana unita".

Secondo il capodelegazione dell'Idv a Strasburgo, è "troppo facile relegare la questione del decreto salva-liste come una bega nazionale, argomento che viene rispolverato ogni volta che non ci si sottrae alla denuncia delle profonde anomalie italiane". Queste anomalie, conclude Rinaldi, "conducono il paese fuori dall'Europa, dall'idea di Europa, che è un'idea di modernità e di stato di diritto alla quale l'Italia dei Valori si ispira".

lenolaidv ha detto...

Oggi alle 21.20

CSM approva delibera contro Berlusconi: “Ha denigrato la magistratura”


A larghissima maggioranza con il solo scontato “no” dei laici del Pdl il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura ha approvato il documento che accusa il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di aver denigrato e delegittimato la magistratura. E che dice che questi comportamenti, mettono “a rischio l’equilibrio stesso tra poteri e ordini dello Stato sul quale è fondato l’ordinamento democratico di questo Paese”.
Tra i favorevoli alla delibera, il vice presidente del Csm Nicola Mancino, il quale ha dichiarato che “il presidente del Consiglio è un organo istituzionale, ha responsabilità politica, non può usare un linguaggio di insulti e talvolta di intimidazioni nei confronti del libero esercizio dell’attività giudiziaria”.
Nel mirino del premier erano finiti anche i magistrati del processo Mills (definiti «comunisti» e la vera «anomalia» del Paese), i pm che hanno riaperto le indagini sulle stragi mafiose (accusati da Berlusconi di cospirare contro di lui), le toghe di Firenze che hanno messo sotto inchiesta Guido Bertolaso («si vergognino»), la Corte Costituzionale e da ultimo le «bande» dei pm «talebani» «che perseguono fini eversivi».
Magistrati di cui il Csm elogia «la compostezza» per il «silenzio» opposto ad accuse «generiche e ingiuste». Nei confronti del premier i consiglieri non usano giri di parole: l’assunto di una magistratura che vuole «sovvertire l’assetto istituzionale democraticamente voluto dai cittadini» è «la più grave delle accuse» e «una obiettiva e delegittimazione della funzione giudiziaria nel suo complesso e dei singoli magistrati».
In più viene evidenziato il pericolo per l’equilibrio tra poteri dello Stato, che è il fondamento della democrazia, è legato proprio al fatto che queste affermazioni- «del tutto inaccettabili» e che gettano «discredito» sulla magistratura, recando un «gravissimo vulnus alla credibilità della giurisdizione» – provengono «dal massimo rappresentante del potere esecutivo».
Perchè «non è ammissibile una delegittimazione di un’istituzione nei confronti dell’altra, pena la caduta di credibilità dell’intero assetto costituzionale».

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