
I gruppi locali del Popolo Viola di Napoli e Salerno, in rappresentanza di tutto il Popolo Viola terrànno una conferenza stampa martedì 22 giugno alle ore 10 davanti ai cancelli della Fiat di Pomigliano.
Il Popolo Viola conferma il suo impegno per il rispetto della Costituzione, del suo primo articolo che pone il lavoro a fondamento della Repubblica e di altri articoli che riconoscono ai lavoratori il diritto di sciopero.
Per il Popolo Viola tali diritti costituzionali non sono a disposizione di nessuno e non possono essere negoziati tra le parti, siano essi imprenditori o sindacati. Per questo, i cittadini che si riconoscono nel popolo viola ricorreranno in tutte le sedi contro l’applicazione di un eventuale accordo che mette in discussione, nega o cancella prerogative costituzionali.
Il popolo viola sarà martedì davanti ai cancelli della Fiat di Pomigliano D’arco dalle 9 volantinaggio e alle 10 conferenza stampa.
Roma, 20 giugno 2010
Per informazioni o per partecipare all'iniziative chiamare Anna Mazza (339 1367598)
33 commenti:
"Sul referendum di Pomigliano il Pd e' stato chiaro: noi siamo per il si' e l'abbiamo sempre detto. Il documento proposto dalla Fiat ha dei punti da rivedere, ma a tutti e' chiaro che l'investimento sullo stabilimento di Pomigliano riveste un valore strategico a cui non e' possibile rinunciare".
Lo ha dichiarato a SkyTg24 il responsabile economico del Pd, Stefano Fassina, aggiungendo che "il nostro auspicio e' che al referendum prevalgano i si' e che, poi, azienda e sindacati si ritrovino con l'obiettivo comune di risolvere i problemi ancora sul tavolo, nel rispetto dei diritti dei lavoratori". com/rov
Sull'altro fronte si è registrata la visita dell'eurodeputato dell'Idv Luigi De Magistris alla sede interna della Fiom, per portare solidarietà politica e sostenere le ragioni del no. Una visita che assume un peso più rilevante nel momento in cui buona parte del centrosinistra auspica che passi l'accordo, a patto che non si prospetti come un caso ripetibile in altre vertenze. «Non si può condizionare il posto di lavoro a una compressione dei diritti dei lavoratori», sostiene l'ex pm, «ci troviamo di fronte a un disegno di classe al quale bisogna contrapporre una grande lotta per i diritti, che metta in piedi un movimento di opposizione ma anche di costruzione di un'alternativa politica che stia dalla parte di più deboli e dei lavoratori rispetto a un ceto politico e affaristico dominante». De Magistris mette in guardia anche dal pericolo del cosiddetto “federalismo contrattuale”, che scarichi sulle spalle del Mezzogiorno la crisi industriale italiana: «Bisogna vigilare affinché il sud non paghi ulteriormente delle pratiche di disuguaglianza ormai molto diffuse a livello nazionale».
ma quale difesa della costituzione????????????? e il diritto al lavoro??????????? quando l'azienda chiede di lavorare di più bisogna farlo senza se e senza ma. a pomigliano si lamentano di stare in cassa integrazione e poi quando gli si chiede di lavorare si lamentano.
una azienda che investe milioni di euro in un momento di crisi non bisogna dargli addosso. non mi sembra che venga stravolto il contratto!!!!!!!!!!
Roma, 18 giu. - Quello di Pomigliano "e' un accordo non una soluzione di modello". Lo ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, intervenendo stamane a "Radio Anch'io".
Secondo Bersani e' importante che si tratti di una rilocazione da parte di un'impresa in Italia, e la cosa e' stata possibile grazie ad un'intesa che presenta delle "delicatezze che andranno assorbite nel tempo, senza ideologismi". L'importante e' che queste queste non divengano il modello generale per gli accordi futuri, ed al riguardo "ho sentito da parte del governo delle cose che mi hanno preoccupato un po'". Infatti il governo usa la parola liberalizzazione solo per il lavoro, moltiplicando certe cose, come i tutni di lavoro, come "un Mago Mago'". "Il nostro e' un assenso sul fatto che non si puo' perdere un investimento", ha proseguito, "e ad un atto che, se verra' rispettato, portera' una fabbrica dalla Polonia in Italia.
C'e' stata una forzatura; assorbiamo la forzatura con il tempo. Il Pd e' il partito del lavoro".(AGI) .
Il ministro del Lavoro Sacconi parla di “svolta storica” nelle relazioni industriali e sindacali italiane, il collega dell’Economia Tremonti lo definisce esempio dell’avvento di una “economia sociale di mercato”, mentre per Cisl, Uil e l’ad Fiat Marchionne è l’unica soluzione possibile. Per i lavoratori dello stabilimento si tratta invece di un ricatto: continuare a lavorare si, ma in un regime di schiavitù formalizzato dalle parti sociali. L’accordo sul destino di Pomigliano d’Arco, che vede l’opposizione della sola Fiom Cgil pronta già allo sciopero, rappresenta il primo importante passo verso la controriforma del mondo del lavoro che questo Governo sta cercando di realizzare da mesi, sfruttando come paravento di copertura la crisi economica. Una sorta di spartiacque, non solo simbolico, fra due ‘epoche’ contraddistinte. Un prima in cui l’occupazione e i diritti, almeno sul piano ufficiale, dovevano coesistere senza conflitto e un dopo -che è il nostro presente e il nostro futuro e che comincia proprio a Pomigliano- in cui il lavoro diviene spudoratamente e formalmente il far west delle leggi e dei diritti, per aprirsi ad un’economia “senza lanci e lacciuoli” come piace a quella Confindustria del profitto privo di regole, alla politica rampante del “mercato libero” sulle spalle dei più deboli, al sindacato che confonde modernizzazione con rinuncia dei diritti e delle regole. Pomigliano rappresenta una partita di più vasto significato in cui si giocano due modelli socio-economici inconciliabili: quello del lavoratore e quello del nuovo schiavo. Si comprende allora la virulenza della concertazione e del conflitto sorti intorno allo stabilimento campano, non solo fabbrica di occupazione ma anche di legalità in una terra nella quale il lavoro è un presidio di contrasto alla montante camorra, che tutto cerca di infiltrare e di gestire adesso che ha assunto la fisionomia del business e si è accomodata nei Cda. 700 milioni investiti per garantire lo stabilimento in cambio della deroga al Contratto nazionale di lavoro e alla Costituzione, che la Fiom non si piega ad accettare, evidenziandone anche i profili di inefficacia e di non validità proprio perché in contrasto con la Carta e con le norme del contratto nazionale. Disponibili ad accettare l’intensificarsi dei ritmi produttivi (18 turni con 40 ore di straordinario comandato, flessibilità necessaria, riduzione della pausa), i lavoratori e la Fiom non possono però piegarsi alla sospensione dei diritti costituzionali e al rispetto dei contratti in essere. La Fiat infatti si impegna ad investire a Pomigliano, soltanto se viene riconosciuta la possibilità di licenziare quei lavoratori in sciopero che in qualsiasi modo mettano in discussione l’accordo. Tradotto: la fine dell’articolo 40 della Costituzione, quello che dopo il Fascismo fu voluto dai padri costituenti per garantire ciò che la dittatura aveva cancellato, cioè il diritto di chi lavora a difendersi con l’astensione dall’occupazione. Un diritto costituzionale individuale rispetto a cui nessuna organizzazione può sottoscrivere la rinuncia. Punizione dei sindacati che proclamano questo tipo di lotta e che si vedranno privati del versamento dei contributi e sospensione dei permessi sindacali previsti dallo Statuto dei lavoratori. Semplificato: il ritorno al passato, ad una condizione antecedente al 1970, quando lo Statuto fu approvato segnando un traguardo importante. Cessazione del pagamento della malattia di fronte ai picchi di assenteismo e cancellazione dei permessi elettorali: tutto in violazione della legge e dei contratti attuali. Pomigliano è dunque il palcoscenico delle prove generali di una “recita” pericolosa: quella che vuole uccidere la forza del sindacato; distruggere il Contratto nazionale di lavoro per la contrattazione locale o aziendale, che rende il lavoratore solo e quindi debole; restringere lo spettro dei diritti, dissenso compreso, violando la Costituzione e la legge. Perciò accettare questo ricatto non è possibile. Per Pomigliano e per il Paese, per il futuro dei lavoratori.
Luigi De Magistris
Niky Vendola: “a Pomigliano la Tomba della Costituzione”
"Coloro che si stracciano le vesti per le lesioni alla Carta devono sapere che qui c'è la tomba della Costituzione. A Pomigliano costruiremo il cimitero della Carta costituzionale". A dirlo è il leader di Sinistra ecologia e libertà, Nichi Vendola, nel corso di un incontro pubblico a Pomigliano d'Arco con i delegati sindacali della Fiom.
Il referendum che si svolgerà tra i lavoratori in merito alla proposta di accordo avanzata dalla Fiat, è secondo Vendola, "la beffa che si aggiunge al danno, non è un out out ma una corda al collo.
E la solitudine della Fiom è la cartina di tornasole del degrado sociale del nostro Paese". Secondo il presidente della Regione Puglia, Confindustria ha accettato quello che era inaccettabile nella manovra perché in cambio c'era la svalorizzazione del lavoro.
Si sono messi in concorrenza gli uni con gli altri, gli operai del primo mondo con quelli del terzo e quarto mondo.
Questo è il calcolo che fanno. Pensano di costruire la soluzione finale con il ritorno all'800".
Domani Nichi Vendola sarà a Pomigliano d’Arco. Sinistra Ecologia e Libertà convoca una conferenza stampa sulla vertenza Fiat è l’appuntamento è per le ore 13.30, presso l’ex comitato del centrosinistra. Al centro dell’incontro con i giornalisti: vertenza Fiat a Pomigliano d’Arco, manovra economica e crisi sociale.
Palermo, 14 Giu. “Se la Fiat riduce il dialogo con gli operai e i sindacati ad una serie di minacce o di ricatti come l’abolizione del diritto allo sciopero c’è un problema di fondo sul quale è necessario intervenire con risolutezza“. E’ il commento di Sonia Alfano (IdV) sull’accordo tra la Fiat e i sindacati, che prevede settecento milioni di investimenti e cinquemila posti di lavoro in cambio di una diminuizone dei diritti degli operai dello stabilimento. “La Fiat ha sostanzialmente minacciato di licenziare il lavoratore che aderisce ad uno sciopero, ad esempio per contestare ritmi di lavoro insostenibili. Come durante il fascismo, in sostanza. L’azienda, anche grazie al silenzio di un governo menefreghista e criminale -sottolinea- ha posto Pomigliano d’Arco al di fuori del Paese ignorando il contratto nazionale, la legge e la Costituzione. Mi chiedo -prosegue l’europarlamentare- come possano i sindacati accettare una soluzione del genere, che va ampiamente in contrasto con i diritti primari dei lavoratori“.
Domani a Pomigliano D’Arco si innescherà un ordigno ad orologeria telecomandato da top manager che rappresentano il peggio dell’imprenditoria europea, gli imprenditori senza scrupoli, alla Tanzi maniera, potranno dire ai lavoratori “o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra”
Questo avverrà con il consenso o con il tacito assenso di sindacati ridotti ad agenzie di pompe funebri e grazie a uomini di centro sinistra impegnati a difendere solo ed esclusivamente la propria poltrona.
Domani i lavoratori italiani, ragionando con la pancia (come il nostro amico la verità2) e non con la testa, già colpiti dalla miriade di incidenti mortali sul lavoro, entreranno in competizione con i lavoratori polacchi tra qualche anno con quelli cinesi.
I nostri operai sono i meno pagati d’Europa, i nostri manager sono tra i più pagati del mondo e quando vengono rimossi per manifeste incapacità, sono loro a decidere il prezzo per uscire dall’Azienda, agli operai questo non viene concesso.
Dopo la legge 30, nell’industria metalmeccanica, fiore all’occhiello dell’Italia anni 70, esiste la possibilità di assumere personale con sessanta contratti diversi, ma questo a Marchionne non basta.
Ma cosa ci si può aspettare da un “uomo” che pensa che chi l’altro giorno ha scioperato lo ha fatto per andare a casa a vedere la partita.
Non capivamo perché la Confindustria non avesse espresso le proprie perplessità riguardo una finanziaria ridicola che penalizzava il pubblico impiego e non dava fiato alle industrie, non capivamo il perché, non capivamo cosa bolliva in pentola, oggi lo abbiamo capito, da domani le aziende potranno fare a danno dei lavoratori ciò che gli pare, questo è l’incentivo che hanno ricevuto per il loro tacito assenso.
I vertici del PD, favorevoli all’accordo Fiat Pomigliano questo non lo hanno ancora capito, invece di appoggiare la FIOM e promuovere una mobilitazione nazionale consigliano ai lavoratori di rinunciare totalmente ai propri diritti e alla propria dignità, ragionano anche loro con la pancia ma la loro è piena.
write26
Pomigliano l'eccidio dei diritti di Antonio Di Pietro.
Agli operai della Fiat di Pomigliano è stata posta una domanda che suona così: preferite essere licenziati subito oppure rinunciate ai vostri diritti contrattuali e costituzionali? Si capisce che c’è qualcosa di stonato, che non funziona. E’ per questo che il referendum non corrisponde ad un atto di libertà, in quanto indetto dagli stessi che, solo alcuni mesi fa, hanno negato ad un milione e mezzo di metalmeccanici il rinnovo del loro contratto nazionale. Che libertà c’è, infatti, nel decidere sotto ricatto? Nessuna: i lavoratori subiranno il ricatto e si ricorderanno tutto quando, tra qualche giorno, quando si spegneranno i riflettori su di loro e dovranno lavorare privi dell’elementare diritto costituzionale che è il diritto allo sciopero.
Questa vicenda rischia di diventare un pericoloso precedente, che potrebbe essere usato da altre realtà di crisi aziendali. E’ un vero e proprio apripista per una deregulation nel mondo dei diritti dei lavoratori. Abbiamo imparato che, per uscire da questa crisi, bisogna tornare ai principi fondamentali dell’economia e del lavoro. Quindi basta speculazioni finanziarie, più risorse all’economia reale, basta precarietà, più valore alle professionalità e al merito, basta ad un governo che propone centrali nucleari e il ponte di Messina, ma servono proposte serie come le nuove filiere di green-economy per un lavoro che rappresenti un nuovo modello di sviluppo.
Quindi il rilancio del lavoro, in particolare quello dei giovani, è l’unica leva importante per far sì che l’investimento, anche quello di Pomigliano, porti ad una fabbrica che duri nel tempo. Ciò che fornirà certezza sarà, infatti, la capacità di produrre con qualità e questo si può ottenere solo se i lavoratori non saranno mortificati, ricattati e oppressi.
Ed è per questo che saremo il 25 giugno in piazza a Napoli al fianco dei lavoratori. Anche su questa vicenda il Governo, tramite il ministro della Disoccupazione e della Precarietà, Maurizio Sacconi, ha pensato bene di attaccare i lavoratori e la Fiom. E’ come se l’arbitro di una partita giocasse con una delle due squadre in campo. A questo punto non è più un arbitro ma un truffatore.
Un Governo serio avrebbe gentilmente fatto presente alla Fiat quanti soldi ha preso in questi anni dallo Stato, togliendoli in molti casi alle piccole imprese ed agli artigiani, e avrebbe convocato la trattativa cercando una soluzione per rendere compatibili la fabbrica che funziona con i diritti fondamentali di chi lavora.
Comunque la strada sarà la ripresa di un dialogo rispettoso tra azienda e lavoratori. Non c’è alternativa se vogliamo che a Napoli e nel Mezzogiorno il lavoro serio e dignitoso sia un argine alla criminalità organizzata.
Notte prima degli esami… per Pomigliano d’Arco. Stessa notte insonne per maturandi e per quei lavoratori chiamati a scegliere(?) tra il lavoro e quelle tutele che lo disciplinano, proteggendo il lavoratore sotto il profilo non solo economico, ma anche fisico e morale, garantendone dignità e salute.
Provo ad immaginare il dramma di chi oggi verrà chiamato sia se voterà un rassegnato si o un combattivo no. La scelta sarà comunque drammatica. Entrambi gli schieramenti sanno di perdere qualcosa di uguale valore. Chi sceglierà di riaprire la fabbrica votando si, sa bene di rinunciare ad un elemento essenziale del suo contratto di lavoro, ma comunque ritiene sia il danno minore rispetto all’assenza di lavoro, dall’altra c’è la convinzione che quel “prendere o lasciare” dell’amministratore delegato Sergio Marchionne innescherà una corsa al ribasso per garantire un lavoro nel nostro Paese e che non si dovrebbe cedere a questo ricatto che ridisegnerà in modo peggiorativo le relazioni sociali tra imprenditori e lavoratori in una economia di mercato dalle regole competitive sempre più brutali.
Probabilmente qualcuno di questi lavoratori che oggi verranno chiamati a scegliere hanno dei ragazzi che sempre oggi affrontano la maturità, chi consolerà chi? Un genitore che dovrebbe trasmettere serenità, ma non è in grado di farlo consapevole che da questa sua scelta dipenderà anche il futuro lavorativo del suo ragazzo, e un figlio che conosce il dramma di suo padre e, nonostante la sconfinata sicurezza di realizzazione che dona l’età, avverte che quella scelta dolorosa le appartiene.
Quanta amarezza in questa notte prima degli esami…per tutti.
Scatta lo sciopero alla Fiat di Termini Imerese. Gli operai dello stabilimento siciliano hanno deciso di fermare la produzione per protesta contro le parole dell'amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne che aveva criticato i lavoratori siciliani accusandoli di avere scioperato lunedì scorso solo per poter vedere la partita di calcio dei Mondiali Italia-Paraguay.
"L'attacco di Marchionne ai lavoratori di Termini Imerese è insieme volgare e provocatorio", aveva detto subito dopo l'accusa dell'ad Fiat il segretario della Fiom Cgil in Sicilia, Giovanna Marano.
Lo sciopero è stato indetto in maniera unitaria dai delegati di Fim-Fiom e Uilm e dall'Ugl. Gli operai hanno deciso di fermarsi per un'ora, alcuni sono usciti dallo stabilimento per incontrare davanti ai cancelli i segretari sindacali. Dalle 10.30 è iniziata un'assemblea in fabbrica. A Termini Imerese, tra diretto e indotto, lavorano circa 2.500 persone impegnate nell'assemblaggio della Lancia Ypsilon. La Fiat ha deciso di chiudere la fabbrica a fine 2011.
"Questa è la risposta a Marchionne". Così il segretario della Fiom di Palermo, Roberto Mastrosimone, commenta lo sciopero alla Fiat di Termini Imerese. "Qui c'è gente che lavora da trent'anni - aggiunge Mastrosimone - Il signor Marchionne non solo sta chiudendo lo stabilimento ma addirittura adesso cerca di screditare il lavoro degli operai. Eppure era stato proprio lui a lodare la professionalità dei lavoratori di Termini Imerese, spiegando che la scelta di chiudere dipendeva da altre cose".
Vorrei mettermi un attimo dalla parte del "padrone".
Decido di investire su una fabbrica Italiana e trasferisco la produzione della Panda che al momento è l'auto maggiormente richiesta sul mercato insieme alla 500.Decido di trasferirla a Pomigliano,stabilimento che, per un motivo o per un'altro,ha il maggior numero di assenteisti.Spostare la mensa dalle 12 alle 14 non è una tragedia come non è una tragedia fare pause di 30 minuti e non di 40.Non è una tragedia nemmeno "punire" chi è abitualmente in malattia,spesso immaginaria,perchè magari in fabbrica il pomeriggio fa caldo oppure perchè c'è da fare un lavoretto extra.Per questo verrà costituita una commissione composta da RSU e azienda che valuterà caso per caso.Riguardo allo straordinario,dalle attuali 40 ore annue obbligatorie si passerà a 120 ore comandate dall'azienda a seconda delle esigenze di mercato...aggiungo che sono anni che in Fiat non si fanno straordinari,seppur obbligatori,e nessuno si è mai lamentato.Riguardo lo sciopero non è vietato come molti dicono,ma si chiede di non proclamarlo,per esempio,nei casi in cui l'azienda ha comandato lo straordinario per esigenze di avviamento,recuperi produttivi e punte di mercato.Non investo in una azienda che non mi da garanzie produttive...
Fai male Minny cara a metterti dalla parte del padrone soprattutto se questo si chiama FIAT un’azienda alla quale i governi Italiani hanno concesso tutto dal monopolio dell’auto (Innocenti, Alfa Romeo, Ferrari, Piaggio, ecc.) a incentivi fantasiosi che vanno dal privilegiare i trasporti su gomma a discapito delle ferrovie al penalizzare il mercato dell’usato tassando fortemente i passaggi di proprietà superiori di dieci volte alla media europea per ultima la rottamazione.
La Fiat è l’unica Azienda al mondo alla quale sono stati concessi singolari accessi agli ammortizzatori sociali, tipo Mirafiori in cassa integrazione per due ore tutti i venerdì.
Non a caso l’Europa in più occasioni ha lamentato l’eccesso di finanziamenti , sgravi e aiuti governativi a suo favore che hanno posto l’Azienda italiana in condizioni concorrenziali di privilegio rispetto le imprese automobilistiche francesi tedesche e svedesi.
Agevolazioni che non sono state investite nei progetti industriali, ma nell’acquisto di banche, società finanziarie, assicurazioni, scelte scellerate iniziate dal privilegiare “il Romiti non pensiero” a danno dei progetti industriali di Vittorio Ghidella con il tacito assenso di alcuni sindacati (Fim e Uilm)
Risultato: costruiamo un auto che fa pena non in grado di competere nel rapporto qualità prezzo con le auto straniere, centri di assistenza e centri logistici non adeguati alle esigenze dei clienti (è più facile far arrivare un pezzo dal Giappone che da Torino) una ditta che si è ridotta al semplice assemblaggio di materiali realizzati all’estero o ad aziende sub appaltatrici di proprietà di mogli, cognati e parenti vari dei manager Fiat o di politici senza scrupoli.
In una cosa si è distinta negli stipendi e nelle liquidazioni ai manager, fecero scalpore i 101,5 miliardi regalati a quel fenomeno di Cesare Romiti.
Per quanto riguarda le assenze lo stabilimento di Pomigliano D’Arco vanta l’assenteismo più basso del Gruppo,
(http://www.informazione.it/a/2C2E0304-9B98-4910-877E-708CFAFE2D0E/Fiat-Landini-A-Pomigliano-assenteismo-piu-basso-del-gruppo)
e la media dell’assenteismo Fiat Auto risulta inferiore ai parametri fisiologici espressi dalle aziende di statistica internazionali.
Per non parlare del precariato, forse il più fiorente settore della Fiat auto, ai precari non è permesso di ammalarsi e alle precarie non è concesso fare figli.
Con questo non voglio dire ai lavoratori di votare contro se l’alternativa è la chiusura dell’azienda ma permettimi di stigmatizzare le posizioni assunte dai partiti ad eccezione di Sel RC e IdV, concedimi di essere fortemente critico con chi, immeritatamente seduto in poltrona, consiglia ai lavoratori di firmare.
Da questi “uomini” di centro sinistra, mi aspetto l’invito alla mobilitazione non l’invito a concertare regole che vanno contro la costituzione e la dignità dei lavoratori.
Nel tuo commento tu racconti solo un pezzetto, la punta dell’ iceberg, ma sotto c’è un marcio che i non addetti ai lavori non possono neppure immaginare.
La Fiat nel meridione avrebbe potuto avere i mezzi per combattere mafia e camorra, non lo ha fatto cara Minny, si è adeguata assumendo raccomandati provenienti da quegli ambienti ponendoli in posizioni dirigenziali, ora parlano di assenteismo operaio.
Sicuramente ne tu ne io investiremo mai in azienda del genere, ma neppure in nessuna azienda italiana, visto i limiti imposti per legge alla CONSOB e l’abolizione del reato di falso in bilancio , ma diciamocelo cara Minny, questo significa poco, a noi soldi da investire non ne lasciano.
Un abbraccio Vladi.
Come sarebbe a dire che l'auto Fiat fa pena!!!
Citroen
Ford
Opel
Peugeot
Suzuki
Saab
Alcuni modelli di queste case automobilistiche montano motori Fiat e credo ci sarà un motivo...o no???
Credo che oggi la concorrenza richieda un maggior impegno da parte delle aziende e di conseguenza degli operai,quindi,rinunciare a qualcosa,dietro compenso,per ottenerne delle altre non sarà la fine del mondo. I sindacalisti dovrebbero lavorare in linea invece di imboscarsi altrove e garantirsi solo i propri privilegi.
E’ sbagliato pensare che ciò che appare su internet sia tutto vero, specialmente nei forum, non sono un esperto di automobili ma me risulta che a parte il multijet venduto alla Ford per fare la KA auto che non ha avuto il successo auspicato gli altri motori sono stati provati ma con pessimi risultati commerciali.
Per quanto riguarda il sindacato in parte sono d’accordo con te, tra i leader, eccetto Cremaschi e Rinaldini, ma guarda caso sono entrambi della Fiom e contrari all’accordo di Pomigliano, non provo nessuna stima.
Ciao write26
Thyssen: un altro morto nello stabilimento ternano Le morti sul lavoro appaiono e scompaiono dallo schermo come dalle pagine dei giornali in rapporto al numero, all’entità dell’incidente, al luogo in cui si verificano. Ma non cessano. Proprio nel giorno in cui a Porto Sant’Elpidio si svolgeva il sit-in per ottenere una degna sepoltura per Andrea Gagliardoni, un ragazzo di 23 anni morto nel 2006, un altro perdeva la vita tra le mura di un ospedale, dopo 22 giorni di agonia. Il suo nome era Leonardo Ippoliti, e di anni ne aveva 29. Nella notte tra il 27 e il 28 maggio scorso mentre lavorava nel reparto PIX 1 dove si trova l'impianto lamonatoio a caldo LAC 2, Leonardo rimane vittima di un grave incidente così ricostruito da Massimiliano Quirico direttore sicurezza e lavoro dell'impianto ternano. «Mentre lavorava a un linea di trattamento Ippoliti sarebbe scivolato mentre cercava di sistemare una reggetta di un nastro d’acciaio e, caduto sulla “via rulli”, ha subìto lo schiacciamento della gamba destra». Per la gravità dell’incidente si era deciso di trasferirlo immediatamente all’ospedale Umberto I di Roma. Ma i soccorsi immediati e le cure non sono state sufficienti. Cordoglio è arrivato alla famiglia dalle istituzioni, mentre il sostituto procuratore di Terni ha disposto il sequestro dell’intero reparto per effettuare gli accertamenti del caso. Sequestro a cui i legali della Thyssen si sono opposti paventando un blocco totale della produzione. Pungente il commento dell’on. Boccuzzi, ex operaio Thyssen a Torino: ''Lascia sgomenti la ripetizione di questi incidenti nell'acciaieria tedesca - dice Boccuzzi - soltanto nel dicembre scorso si era verificato un altro incidente mortale. E stupisce come il sindacato abbia tenuto in sordina anche questa tragedia, non mi risulta che ci siano state grandi mobilitazioni'.
Che continua: “''Mi piacerebbe sapere - osserva Boccuzzi - se questo sia uno dei laminatoii trasferiti dalla thyssenkrupp di Torino. Al di la' della linea 5 sotto sequestro dopo l'incidente che causò sette morti, e il processo che si sta celebrando in Corte d'Assise a Torino, dallo stabilimento torinese sono infatti stati trasferiti a Terni molti macchinari.”
Il nome di Leonardo si aggiunge dunque a quello di Diego Bianchina, morto nello stesso stabilimento nel dicembre scorso all’età di 31 anni e su cui è già aperto un fascicolo di inchiesta, un altro si aprirà per Leonardo, mentre la famiglia attende l’esito dell’autopsia per poterlo seppellire. In occasione dei funerali l’intero stabilimento incrocerà le braccia.
Ti sbagli write,la maggior parte dei motori diesel-common reily-multijet,sono di produzione Fiat e li montano in tanti...segno che funzionano.Tu comprati sempre le macchine straniere!!!!!!
Tra poco conosceremo la scelta degli operai che hanno ragionato con la pancia...
Buona serata
L’intero stabilimento incrocerà le braccia, Marchionne direbbe per andare a vedere la partita!!!!
Ripeto io non mi intendo di motori, come utilizzatore (da non fraintendere con il più famoso utilizzatore finale) in funzione del mio lavoro, perennemente in trasferta, ho usufruito di auto in autonoleggio , sia in Italia sia in paesi stranieri per oltre 25 anni, ti cambiano modello e marca anche solo dopo una settimana, non ho mai avuto un solo problema con i motori. (i motori cara Minny vanno tutti bene qualcuno consuma un po’ di più qualcuno un po’ meno ma non si rompono mai)
So una cosa che una Fiat di dodici mesi è sballata come una Volkswagen, una Toyota, una Honda di dodici anni, il fatto che la Volvo o la Saab possono aver utilizzato, in passato, qualche motore Fiat sulle loro costosissime vetture per noi economicamente ha poco significato.
Sai bene che ho una discreta esperienza nel sindacato (Fiom) e mi sono sempre occupato di politiche industriali, trasferimenti di rami aziendali, processi di recupero delle risorse e degli spazi, processi di armonizzazioni tra varie aziende, cessioni di personale, casse integrazioni, prepensionamenti e posso garantirti che dare la colpa agli operai per il fallimento delle aziende è una cantilena che per troppi ha “inquinato” le mie povere orecchie, I FANNULLONI SI LICENZIANO, senza si e senza ma, SONO I RACCOMANDATI CHE, PURTROPPO, NON SI POSSONO LICENZIARE, BISOGNA FARLI CRESCERE.
Tu parli di straordinari da 40 a 120 ore senza sapere che l’ultimo contratto firmato solo da Fim e Uilm , in linea con la legge 30, non prevede limiti ne ai turni ne agli straordinari, parli di assenteismo senza sapere che il tasso di assenteismo in Fiat e inferiore al fisiologico, dimentichi che i salari degli operai Fiat sono fermi da otto anni e che gli scioperi finora proclamati sono tutti stati indirizzati alla tutela del posto di lavoro e alla sicurezza, sicurezza che comincia a mancare anche negli ambienti Fiat, aspettati il peggio.
La Fiat ha a sua disposizione, siediti prima di leggere il numero, oltre 60 tipologie di contrattazioni diverse da poter applicare ai propri dipendenti ma non gli basta, un terzo del personale Fiat è precario privo di ogni tutela e di ogni garanzia anche questo non gli basta, oltre il cento per cento delle commesse vanno al sub appalto, che a sua volta sub appalta in particolare quanto riguarda i processi galvanici rischiosissimi per la salute se non effettuati in ambienti idonei. Ha i dirigenti più pagati d’Europa.
Non ci saranno sorprese sull’esito del referendum, Marchionne pretende un ampio consenso e lo avrà grazie anche a chi, PERDONAMI, come te, NEL CASO SPECIFICO, parla per sentito dire senza nessuna cognizione industriale pragmatica non sindacale.
Quella di ricondurre le Panda dalla Polonia a Pomigliano è un invenzione di Marchionne, così come è un’altra sua personale fantasia il nuovo investimento di 700 miliardi di Euro, Marchionne ci spiegasse cosa ha fatto con i finanziamenti ricevuti dallo stato attraverso la rottamazione e gli sgravi fiscali invece di esternare cazzate a raffica sulle motivazioni degli scioperi.
Certo è che l’esito di questo referendum avrà delle ricadute devastanti non solo sui lavoratori della Fiat di Pomigliano speriamo che almeno le abbia anche su quei dirigenti del PD che appoggiano questa operazione e che ancora credono alle favole.
Un abbraccio e buonanotte Vladimiro
Sciopero alla Piaggio Contro l’accordo di Pomigliano i lavoratori della Piaggio hanno scioperano dalle 9 alle 11.
Ieri si erano fermati dalle 15 alle 17 e avevvano raggiunto in corteo la palazzina degli uffici.
Lo rende noto Giorgio Cremaschi della Fiom: "Ancora un grande sciopero che dimostra che il consenso di Marchionne tra gli operai metalmeccanici è inferiore a quello di Lippi se la Nazionale giovedì perde".
Io credo che i lavoratori firmeranno l’accordo anche io lo avrei firmato l'accordo come consiglia Minny se l’alternativa è arricchire le liste dell’ufficio di collocamento meglio cercare di tirare a campare. Capisco le preoccupazioni di Whrite e uno che di aziende e di sindacato ne capisce molto, condivido moltìssimo il suo invito alle altre forze politiche di fare quadrato intorno alla CGIL FIOM i partiti devono intervenire nel fare qualcosa non so cosa ma qualcosa va fatto i partiti di sinistra non devono mai lasciare soli i sindacati e i lavoratori. Io non è che ce l’ho con loro ma è incomprensibile il comportamento di questi giovani festaioli che vorrebbe fare politica sui blog di Lenola e su facebook e non sono capaci di affrontare nessun argomento politico sociale non sono capaci di istaurare dibattiti rinunciano cancellano si incazzano festeggiano risultati elettorali in trentino in sicilia in sardegna che non vogliono dire niente somigliano agli sparacazzate berlusconiani Cosi non impareranno mai diventeranno più stupidi di chi li comanda se questo è il cambiamento siamo messi bene.
Caro Zonacesarini, oggi trovare giovani che si avvicinano alla politica non è facile, pretendere che questi possano in pochi mesi assumere posizioni critiche nei confronti dei vertici del partito significa credere nei miracoli.
Vanno bene le nostre provocazioni, anche le tue spesso espresse con l’accetta ma, nel contingente, non aspettarti nessun cambio di rotta.
A Pomigliano ha vinto il SI con il 63%, un risultato che non farà felice Marchionne e potrebbe stanarlo e far emergere il suo vero obiettivo.
Gestire uno stabilimento dove un operaio su tre ha scelto licenziamento alle proposte oscene dell’azienda non è cosa facile è troppo ardua per la mediocrità dei nostri manager, questo Marchionne lo sa bene.
Sta a significare che quanto propone l’Azienda non sono piccoli correttivi o sacrifici minimi tollerabili in un periodo di crisi.
Da punto di vista squisitamente pratico il referendum è privo di significato, nella legislazione del lavoro gli accordi sindacali non prevalgono sul codice civile, hanno valenza politica non giuridica, sono un impegno formale che i lavoratori e i sindacati assumono ma a livello individuale chi non accetta tali accordi e, con varie scuse, rifiuta di collaborare non lo puoi licenziare perché porta l’Azienda in tribunale e vince.
Staremo a vedere, l’auspicato risultato plebiscitario non c’è stato e qui Marchionne e i sindacati che hanno appoggiato l’accordo rischiano di giocarsi la faccia, vedrai……daranno altre colpe agli operai.
Ciao write26
write26 visto che capisci tutto tu e che sei convinto che marchionne ha una oscura strategia ci spieghi quali sono i tuoi dubbi???????? secondo te perche' sta portando la panda in italia dove il costo del lavoro e' maggiore????????? quale occulto progetto ha in mente secondo te????????? il fatto che il popolo viola ha espresso la solidarita' agli operai di pomigliano non vuol dire che gli abbia risolto i problemi!!!!!! il pd ha consigliato il si per un semplice atto di responsabilità e questo dovrebbe farti capire che non sono un partito di chiacchieroni ma un partito serio e che fa opposizione con la testa e non con la bocca. fanno bene i giovani del pd a non impicciarsi delle scelte degli altri partiti
La verità 2 stai crescendo, complimenti, dialetticamente………….. concettualmente continui a non capire un accidente, perché non provi a chiederti come fanno le aziende automobilistiche europee a fare business senza incidenti sul lavoro, senza agevolazioni, senza finanziamenti occulti, pagando il 40% in più gli operai? ( in Germania quasi tutti italiani e meridionali) con sindacalisti che non scherzano amico mio, in Francia in Germania gli scioperi non si concordano con le Aziende?
E’ palese che Marchionne intende estendere questo accordo a tutti gli stabilimenti, con il consenso del governo, del PD e della Confindustria non a caso alla Piaggio i lavoratori hanno già affilato gli artigli.
Se poi tu e il PD auspicate un futuro simile ai paesi dell’est che dire……”ognuno si suicida come meglio crede” .
C’è un attacco deciso alla costituzione amico mio, che non si limita a questo accordo, non riescono a fare le riforme allora con il consenso dei poteri forti tentano di abbatterla pezzetto per pezzetto, con il Macchiavelli pensiero “dividi e impera” peccato che hanno fatto i conti senza l’oste.
Legittimo impedimento, scudo fiscale, condoni, bavaglio alla stampa, attacchi ai magistrati, al pubblico impiego, alla scuola pubblica, alla ricerca, alle piccole imprese tu non lo capisci? Non preoccuparti sei un buona compagnia.
Marchionne con questo risultato non rispetterà gli impegni assunti, non riporterà la Panda a Pomigliano…………vedrai da “buon paraculo” ne inventerà un’altra, alla quale il PD sembra già disposto a credere.
Con il 63% di consensi non è possibile rischiare 700 milioni di euro e spero che rivedano il piano.
Mettere 15000 lavoratori in mezzo ad una strada, in un paese che è già disastrato, è una grande responsabilità.
Perché con il 63 % dei consensi riguardo un accordo che chiunque, individualmente, potrebbe impugnare o non rispettare non sarebbe possibile investire 700 miliardi invece con una percentuale maggiore di voti a favore, comunque impugnabile perché l’accordo resta comunque illegale sarebbe conveniente investire?
Me la spieghi questa cara Minny.
Oggi Marchionne ha dichiarato che non tratterà con i sindacati che non hanno firmato l’accordo ma quest’abbruzzese di cittadinanza italiana canadese e svizzera cresciuto tra Stati Uniti e Canada, laureato in giurisprudenza presso la Osgoode Hall Law School of York University le conosce le leggi italiane o è come la Gelmini che da Desenzano del Garda si è spostata a Catanzaro per acquisire il diritto di esercitare la propria professione?
Quanto è bello millantare crediti, soprattutto se trovi chi ti crede e chi ti strapaga, piacerebbe anche a noi vero Minny?
I sindacati non firmatari dei CCNL non hanno diritto a partecipare alle contrattazioni aziendali la Fiom sono otto anni che rifiuta di firmare i Contratti Nazionali dei Metalmeccanici, legalmente non ha nessun diritto di sedersi ai tavoli dove avvengono le trattative ma che la invita a fare? Perché vuole il suo consenso e quello dei COBAS ? Provasse per un attimino ad andare a fare un giro sui monti.
Se ha le palle procedesse se non le ha può tornare anche in Canada, dove non credo troverebbe un ambiente favorevole o comunque qualcuno disposto a strapagarlo.
(sette milioni di Euro l’anno dichiarati più gli incentivi)
http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2008/02/20/65977-montezemolo_euro.shtml
Di manager così fatti non ne avvertiamo il bisogno
Minny per favore, comincio a stancarmi di questa discussione, aspettiamo gli esiti e vediamo chi ha ragione.
Un abbraccio write26
aggiungo Il vicepresidente John Elkann, praticamente il padrone ha percepito 582.500 una cifra inferuore di tredici volte a quella percepita dal fenomeno canadese
Di Pietro: “io non scappo e non mi faccio leggi ad uso personale come Berlusconi”
Si sono ritrovati a fronteggiare il garantismo ostentato a mo' di sberleffo dal Pdl, gli attacchi dei giornali dell'area di centrodestra e il silenzio del Pd. I dipietristi, in uno dei giorni più difficili, hanno scelto la tattica del riccio: stretti attorno al loro leader - indagato a Roma per una presunta truffa nei rimborsi elettorali - ma pronti a pungere avversari politici ed alleati che hanno preso le distanze. Fino a denunciare, con Luigi De Magistris, i "poteri forti" che cercherebbero di "delegittimare il movimento".
Lui, Antonio Di Pietro, in serata si è mostrato sereno davanti alle telecamere di La 7. Ha respinto l'ipotesi del complotto e si è detto pronto a stringere la mano a Elio Veltri, il grande accusatore: "Non ha avuto fiducia nell'Idv ed è rimasto con qualche rancore. Ma prenderà atto pure lui delle decisioni della magistratura: quando un giudice fa un'inchiesta io non scappo o mi faccio una legge ad personam come Berlusconi. Per avere questo atteggiamento, però, bisogna essere innocenti". In mattinata, il capo di Italia dei Valori era invece apparso scuro in volto. Di certo, non lo aveva messo di buon umore la lettura dei giornali. "Così impari", ha titolato il Giornale. Interpretando il pensiero dei leader del Pdl che ufficialmente hanno però voluto evitare toni troppo accesi. Paolo Bonaiuti, portavoce di Berlusconi: "Anche nei confronti di Di Pietro sono garantista e socialista, quindi non do giudizi". Una condotta che, spiega il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, "vale anche per chi non lo merita a causa del suo giustizialismo forcaiolo". Ce n'è abbastanza perché l'Idv decida di fare quadrato attorno all'ex pm: "Smonteremo questi attacchi cinici, faziosi e strumentali", afferma il presidente dei senatori Felice Belisario. "La battaglia di Tonino contro le caste non si fermerà", avverte il vicecapogruppo alla Camera Fabio Evangelisti.
I dirigenti del Pd tacciono. Parla solo Marco Follini ed è gelido: "Non applico il dipietrismo a Di Pietro". L'atteggiamento del Pd è forse l'elemento che più irrita l'Idv. Il portavoce Leoluca Orlando se ne fa una ragione: "Un chiaro segno di debolezza: il partito democratico è in crisi e si accorge che siamo noi il vero punto di riferimento dell'opposizione alla dittatura di Berlusconi". E lo stesso Di Pietro chiosa: "La solidarietà del Pd? Non la chiedo neppure".
Settemilioni di euro l’anno? Alla faccia del Cazzo maiuscolo direbbero i romani!!!!! Con Sette milioni di euro ci paghi trecentocinquanta operai per un anno intero, basterebbe che se vada affanculo per risolvere i problemi di Pomigliano.
POMIGLIANO D'ARCO (NAPOLI), 24 GIU Tra gli operai del 'Giambattista Vico' c'e' chi non e' convinto che Marchionne abbia intenzione di portare la Panda a Pomigliano d'Arco.
A cancelli chiusi, i lavoratori stanno cercando di capire le reali intenzioni dell'azienda, anche alla luce dell'unico commento della Fiat al voto. ''Marchionne non vuole portare la Panda qui, dice qualche lavoratore, lo dimostra il fatto che nel comunicato dell'azienda non fa riferimento alla produzione. Abbiamo votato 'si', ora rispettasse l'accordo''.
(ANSA).
Sacconi: "Non vedo ragioni per no a Panda"la luce dell'esito del voto dei lavoratori sull'accordo sindacale per la Fiat di Pomigliano, il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, si dice ancora convinto che verrà seguito il percorso ipotizzato tra le parti favorevoli all'intesa.
Improbabile, invece, secondo il ministro, l'ipotesi della creazione da parte di Fiat di una nuova società che impieghi solo chi si impegna a rispettare l'accordo. Sacconi esclude poi l'eventualità che la nuova Panda non sia prodotta nello stabilimento campano. "No, assolutamente no, non ne vedo la ragione", ha detto riguardo all'ipotesi di lasciare la produzione della panda all’estero
"C'è la conferma del percorso ipotizzato", ha spiegato, precisando che saranno "le parti firmatarie del contratto a verificare i vari passaggi" per l'attuazione del piano.
E questo pomeriggio nuova protesta davanti ai cancelli dell’Azienda Siciliana indetta da Fiom, Fim e Uilm ancora una volta contro le scelte e le parole dell'amministratore delegato Sergio Marchionne che li ha accusati di avere scioperato lo scorso 14 giugno per assistere alla partita Italia-Paraguay.
Così, in concomitanza di Italia-Slovacchia, manifesteranno con un provocatorio striscione: "Gioca L'Italia, noi vorremmo lavorare, ma c'è la cassa integrazione". "Saremo tutti davanti allo stabilimento e la partita non la vedremo", dice Vincenzo Comella della Uilm. Per la fabbrica di Termini il destino è segnato: il Lingotto toglierà le insegne a fine 2011. Sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico diverse soluzioni, attorno alle quali, però, accusano operai e sindacati, c'è ancora troppa incertezza.
tra una escord e l'altra continua a sparar cazzate:
L’obiettivo del premier Silvio Berlusconi in materia di imprese è un disegno di legge da discutere in Consiglio dei ministri entro la meta’ di luglio. In un messaggio inviato al sito forzasilvio.it, annuncia in veste di ministro dello Sviluppo Economico, di essere al lavoro su un provvedimento per la liberalizzazione delle imprese.
Si tratta di un progetto di cui il premier parla da diverso tempo, ma che ora inizia ad assumere connotati piu’ precisi. Il provvedimento che, come dice lo stesso Cavaliere e’ stato ”ribatezzato” da alcuni ministri ‘legge Berlusconi’, e’ dunque in dirittura di arrivo anche se il capo del governo precisa di essere ”disponibile a suggerimenti e indicazioni”. Aperture che lasciano indifferente il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, che anzi ammonisce subito: ”la Costituzione non si tocca”.
Il premier non demorde pero’ e indica chiaramente la ‘missione’ – anzi, la ”rivoluzione di liberta” – del ddl: mettere fine ”a quell’oppressione burocratica che insieme a quella fiscale e giudiziaria e’ presente in Italia. Siamo il Paese nel mondo – incalza ancora – con il piu’ alto tasso di imprenditori, un tasso superiore tre volte alla media europea, ma siamo anche lo Stato in cui e’ piu’ difficile fare impresa”’. E la ‘colpa’ di tutto cio’, a detta di Berlusconi, e’ da attribuire ad una ”visione catto comunista” che ha ispirato la politica italiana ”per cui chi si assume la responsabilita’ di prendere un’iniziativa in proprio e di fare l’imprenditore e’ un potenziale sfruttatore ed evasore e truffatore. Questa – aggiunge – e’ la visione che ha ispirato l’articolo 41 della Costituzione che noi vogliamo modificare”.
Il premier prende poi di mira l’amministrazione pubblica ed i ”lacci e lacciuoli” che rendono la vita impossibile a chi vuole aprire un’impresa. Con l’approvazione del disegno di legge spiega Berlusconi nel messaggio ”bastera’ fare una comunicazione allo sportello unico del Comune. Questo – sottolinea – sostituisce la richiesta di permessi e licenze, che sono un linguaggio da Stato totalitario e padrone che concepisce i suoi cittadini come sudditi”. ”In una democrazia libera – attacca il Cavaliere – deve valere la certezza della norma e non l’arbitrio di un’amministrazione o anche, e peggio, l’arbitrio di un funzionario pubblico”. Tra le novita’ previste dal disegno di legge, annuncia infine Berlusconi, c’e’ poi uno stop ”alla processione di autorita’ che fanno controlli in momenti diversi. Si deve passare – spiega – ad una verifica unica ex post con un’amministrazione capofila che entro un tempo stabilito, se ci sono difformita’ alle regole”.
SIAMO TUTTI OPERAI DI POMIGLIANO
di Antonio Di Pietro
L'Italia dei Valori ha aderito allo sciopero generale dei lavoratori e sarà presente in tutte le piazze, insieme alla Cgil, per esprimere il forte malcontento verso la manovra ‘lacrime e sangue’ proposta da questo Governo. Io parteciperò al corteo di Napoli dietro allo striscione “Siamo tutti operai di Pomigliano”. E sarà un modo per esprimere la nostra solidarietà ai dipendenti dell’azienda Fiat, ma anche per ribadire che a Pomigliano si è giocata e si continua a giocare una partita fondamentale per i diritti dei lavoratori. Diritti messi a rischio anche dalla manovra presentata dal Governo che noi abbiamo più volte bollato come iniqua, inutile e dannosa.
Berlusconi e Tremonti hanno promosso, infatti, un meccanismo finanziario che penalizza gli italiani onesti, blocca gli stipendi di chi vive con angoscia la quarta settimana del mese e spreme settori già prosciugati dalle precedenti manovre come quello dell'istruzione e della ricerca. Inoltre, è un provvedimento che toglie fondi alla giustizia, già in ginocchio a causa di altre leggi vergogna, quali ad esempio legittimo impedimento. Allo stesso tempo, lascia invariati tutti gli sprechi, non combatte l'evasione fiscale e deprime i consumi e l'economia.
In queste settimane delicate, rese ancora più difficili dalle pesanti ripercussioni della crisi economica sulla vita quotidiana dei cittadini, il ministro dell'Economia ha trovato il tempo di lasciarsi andare in considerazioni sconclusionate. Alla Berlusconi, per capirci. Tremonti, trattando la manovra con i sindacati, si è chiesto cosa avrebbe pensato Karl Marx delle gesta che il Governo sta compiendo. E la risposta è quella odierna: le piazze d'Italia in protesta.
L'IdV ha già presentato la sua "contromanovra". Abbiamo dato prova a questo Esecutivo che è possibile recuperare, in due anni, molto più di 24 miliardi di euro. Ed è possibile farlo senza vessare ulteriormente i cittadini comuni, gli impiegati da 1000/1200 euro al mese, gli insegnanti, i precari, i cassintegrati. E' possibile recuperare fondi, chiedendo il conto agli evasori, qualche sacrificio a chi ha redditi medio-alti, e soprattutto eliminando gli sprechi. E' possibile farlo subito, ma questo Governo non può. Non può, perché sta al potere grazie al sostegno delle lobby e delle cricche. Perché la forza elettorale del centrodestra nasce e cresce nelle stanze buie degli affaristi. E non certo dalla voglia di cambiare e di affrontare i problemi reali del Paese. Aspetto che emerge oggi proprio dalle piazze italiane.
Ieri sera ho incontrato in una pizzeria un mio amico che lavora alla Fiat di Cassino, abbiamo parlato a lungo, Giuseppe , semplice operaio, non iscritto alla Fiom, non vede favorevolmente l’accordo firmato dai sindacati Fim e Uilm a Pomigliano, lo considera un vero attacco alla dignità dei lavoratori, non solo ai diritti, teme che questa iniziativa possa estendersi a tutto il gruppo, ieri mattina era in cassa integrazione (tanto per cambiare) e ha seguito l’intervista rilasciata da Marco Revelli (illustre professore di economia) a Corradino Mineo RAI New 24, è rimasto colpito da un fatto:
Revelli in un discorso molto articolato ha fatto notare la miopia di Marchionne, ha detto chiaro e tondo che un Azienda europea che può competere con i mercati asiatici solo in termini di qualità e non certo di costi, dovrebbe apprezzare i lavoratori che con dignità hanno votato contro l’accordo e stigmatizzare coloro che hanno votato a favore.
“La qualità è sinonimo di dignità professionale, non si ottiene con chi mentalmente è portato a tirare a campare”.
Giuseppe conosce molto bene lo stabilimento di Pomigliano, e le sue preziose convinzioni hanno rafforzato le mie opinioni già espresse su questo blog.
Dice che molto spesso, al collaudo finale, arrivano auto malmesse, bulloni lenti, mancanza di rondelle elastiche o dentate, falsi contatti elettrici, strane avarie, fenomeni questi palesemente derivanti da un dilagante menefreghismo presente nelle catene di montaggio, Giuseppe non da la colpa agli operai, si domanda come mai non vengono licenziati i vari direttori delle linee di produzione.
Ha ragione Giuseppe, ma questi cazzo di dirigenti, super pagati, stanno li a scaldare la sedia o hanno qualche responsabilità? Chi dovrebbe individuare e ricondurre all’ordine quei pochi operai che non fanno il proprio dovere? I capi o gli altri operai? Nella seconda ipotesi, la domanda è d’obbligo: “i capi li paghiamo profumatamente per fare cosa?
Tra l’altro in Italia, le leggi sul lavoro che regolarizzano gli obblighi dei lavoratori sono abbastanza severe, è facilissimo licenziare, se dimostrato, un operaio per sabotaggio, per manifesta incapacità o per scarso rendimento e se così è perché, invece di rompere i coglioni a noi, non le applicano?
Sempre più a favore di chi lavora e non di chi si limita comandare male una saluto write26
Whrite porta il mio saluto al tuo amico Giuseppe e a te buone vacanze divertiti e continua a subire gli sfottò dei Croati ho letto il tuo commento sul blog del Pd aggiungo a quanto pensi tu…….mezzo mondo ci sta prendendo per il culo anche questa storia di Pomigliano ci sta rendendo ridicoli siamo un popolo di ciarlatani governati da gentaccia senza scrupoli quando lo capiremo sarà troppo tardi.
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