Campodimele (LT) il paese della longevità

Campodimele  (LT)  il paese della  longevità
Tra l'indifferenza dell' Amministrazione Comunale, in assenza di controlli, In località Sterza Piana Lenola (LT) ai confini del Parco Naturale dei Monti Aurunci , a meno di trecento metri dalle abitazioni private, i cittadini, tutti i giorni, assistono a questo scempio che rende l'aria irrespirabile con inevitabili conseguenze sulla salute pubblica grazie a questo impianto allocato nel confinante comune di Campodimele

martedì 28 dicembre 2010

L’accordo di Mirafiori «è il più grave atto antidemocratico verso il mondo del lavoro» dai tempi del fascismo.



Ad affermarlo il presidente del comitato centrale della Fiom, Giorgio Cremaschi, il quale torna a chiedere al leader della Cgil, Susanna Camusso, di proclamare lo sciopero generale.


IL FASCISMO - «Il 2 ottobre 1925 Mussolini, la Confindustria e i sindacati corporativi fascisti firmavano a Palazzo Vidoni un accordo che cancellava le elezioni delle commissioni interne.


L’accordo di Mirafiori che cancella le elezioni delle rappresentanze aziendali è, da allora, il più grave atto antidemocratico verso il mondo del lavoro».


«L’accordo - prosegue Cremaschi - abolisce la democrazia e istituisce un regime di fiduciari come durante il fascismo ed è di una gravità inaudita che Cisl e Uil abbiano potuto sottoscriverlo, è una rottura senza precedenti a cui non si potrà che rispondere con la lotta e la mobilitazione democratica per questo è convocato il comitato centrale della Fiom il 29 dicembre e da li dovrà partire una risposta in grado di fermare questo attacco.


Per questo rinnovo la richiesta a Susanna Camusso di fare lo sciopero generale e di non continuare ad illudersi che la Confindustria si dissoci da Marchionne. Non è successo nel 1925 e non succederà oggi». (fonte: Apcom)

sabato 25 dicembre 2010




Buon Natale a tutti coloro che leggendoci ci dimostrano il loro affetto.

giovedì 23 dicembre 2010

Idv, De Magistris con Alfano e Cavalli scrivono a Di Pietro: “Affrontare la questione morale




Luigi De Magistris, Sonia Alfano e Giulio Cavalli scrivono una lettera ad Antonio Di Pietro, segretario dell’Idv, partito cui appartengono, per invitarlo ad affrontare la questione morale esplosa dopo il caso Razzi – Scilipoti usciti dal gruppo per sostenere il governo Berlusconi il 14 dicembre alla Camera. Pubblichiamo integralmente il testo della lettera appello sottoscritta dai tre esponenti dell’Italia dei Valori.

“In molti, da più parti, ci chiedono di prendere posizione, di esprimerci su quanto accaduto negli ultimi mesi all’interno dell’Italia dei Valori. Ce lo chiede la base di questo partito, straordinariamente attiva e senza timori reverenziali. Ce lo chiedono i nostri elettori, anche quelli che di questo partito non sono. E ce lo chiede, prima di tutto, la nostra coscienza. E’ a loro e ad essa che oggi parliamo.

Non abbiamo voluto sfruttare l’onda delle ultime polemiche per dire la nostra, per non offrire il fianco a strumentalizzazioni che avrebbero danneggiato l’Italia dei Valori. Abbiamo fatto passare la piena facendo quadrato attorno all’Idv. Ora però alcune considerazioni per noi sono d’obbligo. E si rende necessario partire da una premessa: nell’Idv oggi c’è una spinosa e scottante “questione morale”, che va affrontata con urgenza, prima che la stessa travolga questo partito e tutti i suoi rappresentanti e rappresentati.

Senza rese dei conti e senza pubbliche faide, crediamo che mai come adesso il presidente Antonio Di Pietro debba reagire duramente e con fermezza alla deriva verso cui questo partito sta andando per colpa di alcuni.


Le ultime vergogne, come altrimenti chiamare il caso Razzi/Scilipoti, due individui che si sono venduti, quantomeno moralmente, in virtù di altri interessi rispetto alla politica e al bene pubblico, sono solo la punta di un iceberg che pian piano emerge nella realtà di questo partito. Come dimenticare lo scandaloso caso Porfidia, inquisito per fatti di camorra e ancora difeso da qualche deputato dell’Idv che parla di sacrificio a causa di “fatti privati”. E poi il fumoso Pino Arlacchi, che dopo essere stato eletto con l’Idv e solo grazie all’Idv, ha salutato tutti con un misero pretesto ed è tornato con le orecchie basse al Pd.


Ma chi ha portato questi personaggi in questo partito?


Per questo oggi, con questo documento condiviso, rilanciamo la necessità di una brusca virata, e chiediamo al presidente Di Pietro di rimanere indifferente al mal di mare che questa provocherà in chi, un cambiamento, non lo vuole. In chi spera che l’Idv torni un partito del 4% per poterlo amministrare come meglio crede. Seggi garantiti, candidature al sicuro, contestazioni zero. Gente, questa, che non ha più alcun contatto con la base e rimane chiusa nelle stanze del potere, cosciente che senza questa legge elettorale mai sarebbe arrivata in Parlamento e che se questa cambiasse mai più ci tornerebbe.

Abbiamo un patrimonio da cui ripartire, ed è quella “base” pensante e operativa, che non ha timore di difendere a spada tratta il suo leader Di Pietro ma nemmeno di rivolgersi direttamente a lui per chiedere giustizia e legalità all’interno del partito “locale”. Chiedono un deciso “no” alla deriva dei signori delle tessere, ai transfughi, agli impresentabili che oggi si fregiano di appartenere a questo partito e si rifanno, con precisione chirurgica, una verginità politica.


Dopo i congressi regionali moltissime realtà si sono addirittura rivolte alle Procure per avere giustizia, presentando video e documentazione che proverebbero macroscopiche irregolarità nelle consultazioni tra gli iscritti.

Oggi una questione morale c’è ed è inutile e dannoso negarlo. Noi non possiamo tacere. La maggior parte della “dirigenza” dirà che con queste nostre parole danneggiamo il partito, altri che danneggiamo il presidente Di Pietro, altri ancora che siamo parte di un progetto eversivo che vuole appropriarsi dell’Idv.

Noi crediamo che questo invece sia un estremo atto di amore per tutti gli iscritti, i militanti e i simpatizzanti dell’Italia dei Valori. Al presidente chiediamo solo una cosa: si faccia aiutare a fare pulizia. Ci lasci lavorare per rendere questo partito quello che lui ha pensato e realizzato e che ora qualcuno gli vuole togliere dalle mani.

Terminiamo questo documento con le parole di un grande politico italiano, che oggi purtroppo non è più con noi. Enrico Berlinguer.

“La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello Stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati”.

Luigi de Magistris, Sonia Alfano, Giulio Cavalli





mercoledì 22 dicembre 2010

La violenza è l’ultima speranza di un governo disperato.






Massima gratitudine ai noti statisti Alfano, Maroni, La Russa, Mantovano e Gasparri per avere spiegato agli studenti anti-Gelmini che cosa il governo si aspetta dalla loro manifestazione di martedì: il sangue. Il regime ha bisogno di violenze e feriti (e se ci scappa il morto, pazienza), per portare a termine il suo disegno incostituzionale sull’Italia. Il mercato dei deputati è bastato per la striminzita fiducia del 14 dicembre, ma per conservare le poltrone e approvare le leggi vergogna ancora in cantiere (tra cui la Gelmini) ci vuol altro. Bisogna costringere l’Udc a rimpiazzare Fli, restituendo al governo quella maggioranza di 50-60 deputati necessaria a rimetterlo in sicurezza a Montecitorio. Il Vaticano si sta molto prodigando in tal senso, ma occorre un 11 settembre all’italiana per simulare un clima da emergenza democratica che aiuti B. a gabellare per interessi nazionali i suoi affaracci penali, a farsi scudo delle istituzioni in pericolo per perpetuare la sua voglia d’impunità. Il nemico è alle porte, stringiamoci a coorte. Per questo la banda soffia sul fuoco con proposte impraticabili: vietare le piazze a persone incensurate con provvedimenti da stadio, minacciare i tribunali per cambiare le sentenze a proprio uso e consumo, arrestare preventivamente qualcuno perché Gasparri pensa che potrebbe commettere reati, cazzate così. Roba che una persona normale si vergognerebbe non dico di enunciarla, ma pure di pensarla. Però utilissima a soffiare sul fuoco, nella speranza che domani si scateni il caos, magari con l’aiuto di qualche reduce di quella manovalanza della violenza da sempre pronta a “destabilizzare per stabilizzare”. Ora, grazie a Gasparri & C., chi domani sarà in piazza (speriamo tanti) sa cosa si attende da lui il regime: che sfasci tutto, crani, ossa, bancomat, automobili. La violenza è l’ultima speranza di un governo disperato. Chi gli farà questo regalo sa fin d’ora che non solo la porcata Gelmini, ma altre e ancor peggiori porcate verranno grazie a quella violenza. Chi invece vuole contrastare il regime sa quel che deve fare: il contrario di quel che si aspetta il regime. Una manifestazione oceanica e pacifica, addirittura beffarda nella sua imperturbabile legalità. Un corteo dove non solo non si lancia nulla, ma magari si raccattano cicche e cartacce per gettarle nel più vicino cassonetto. L’ideale sono migliaia di giovani che sventolano la Costituzione in faccia a chi la calpesta. Per questo domani Il Fatto sarà avvolto da un inserto con i principi fondamentali della nostra democrazia. Pensate che smacco, per i tifosi della guerra, vedere gli studenti sbandierare non il libretto rosso di Mao, ma la Carta costituzionale: come l’aglio per i vampiri, la corda per l’impiccato. “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. “Tutti i cittadini… sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, di religione, opinioni politiche, condizioni personali o sociali”. “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca”. “L’Italia ripudia la guerra…”. “Ogni cittadino può circolare… liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale” senza “nessuna restrizione per ragioni politiche”. “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente…” e “di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione…”. “La responsabilità penale è personale…”. “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”, sì alle scuole private ma “senza oneri per lo Stato”. “Il lavoratore ha diritto a una retribuzione... sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa”. “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale... e la dignità umana”. “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”. “Vietata... la riorganizzazione del disciolto partito fascista”. Questa è la vera rivoluzione.

domenica 19 dicembre 2010

Why Not, prima vittoria per De Magistris





Ci sarà un processo pubblico finalmente. I magistrati che nel 2007 hanno scippato le indagini all’allora pm Luigi De Magistris dovranno rendere conto delle loro azioni in un’aula di tribunale. Il giudice di Salerno ha infatti rinviato a giudizio i vecchi capi di De Magistris che, usando i loro poteri di coordinamento, hanno avocato e revocato le deleghe sui fascicoli Why not e Poseidone all’attuale europarlamentare dell’Italia dei Valori.

Ci sono voluti quasi quattro anni, ma per quelle vicende che hanno diviso l’Italia, il 2 febbraio del 2011 finiranno alla sbarra l’ex procuratore capo di Catanzaro Mariano Lombardi e altre sette persone rinviate a giudizio dal gup Vincenzo Pellegrino per quella sottrazione illegale di fascicoli. I Pm di Salerno hanno visto accolta la loro tesi: dietro i provvedimenti anti-De Magistris dei vertici degli uffici giudiziari calabresi si celavano interessi privati e una serie di vincoli economici e familistici con i politici indagati. Tra i reati contestati a vario titolo agli 8 imputati spiccano la corruzione in atti giudiziari, punita con la reclusione fino a otto anni, la corruzione e la falsità ideologica.

Una grande soddisfazione per Luigi De Magistris, che aveva avviato l’indagine salernitana con una denuncia e con un fiume di verbali. Ma anche una rivincita postuma per i pm di Salerno sospesi e trasferiti dal Consiglio Superiore della Magistratura proprio per questa inchiesta. A partire dalla pm Gabriella Nuzzi trasferita da ufficio e funzioni e costretta a fare il giudice a Latina. Anche l’altro sostituto, Dionigio Verasani, era stato trasferito d’ufficio e funzioni mentre il procuratore capo Luigi Apicella fu addirittura sospeso dalle funzioni e dallo stipendio.

La campagna di stampa contro i pm di Salerno fu durissima. Quando la Procura di Catanzaro risequestrò le sue carte appena sequestrate dai colleghi per impedire la loro inchiesta, tutti i giornali (con l’eccezione dell’Espresso) descrissero questo atto mai visto prima come ‘guerra tra Procure’. Anche il Csm approvò questo schema affibbiando pene severe a tutti e due gli uffici, ma punendo più severamente la Procura di Salerno. Per i quattro magistrati catanzaresi indagati per favoreggiamento e omissione in atti d’ufficio per avere omesso di inviare a Salerno gli atti, è stata chiesta l’archiviazione delle accuse. Ma certamente il decreto del Gip Pellegrino, con il rinvio a giudizio di chi fermò le inchieste di De Magistris, è un punto a favore dell’ex pm.

I sostituti Maria Chiara Minerva, Rocco Alfano e Antonio Cantarella, coordinati dal nuovo capo dell’ufficio, Franco Roberti hanno confermato, nel suo nucleo almeno, le accuse contenute nel famigerato decreto di perquisizione firmato dai tre pm rimossi. Sono ora ben otto i magistrati di Salerno (sette pm e un gip) che, dopo avere speso anni a studiare le carte e le denunce dell’attuale europarlamentare, hanno ritenuto fondate le sue accuse agli ex colleghi. Dietro lo stop alle inchieste che puntavano a far luce sullo sperpero dei fondi dell’emergenza ambientale calabrese e sul sistema clientelare delle assunzioni nelle società finanziate dalla Regione, c’erano gli interessi familiari e personali dei magistrati legati ai politici indagati. Oltre al Procuratore Mariano Lombardi, alla sbarra sono finiti sua moglie, Maria Grazia Muzzi; il figlio di lei, l’avvocato Pierpaolo Greco; il procuratore aggiunto Salvatore Murone, trasferito a ottobre da Catanzaro a Roma dal Csm (provvedimento poi sospeso su richiesta del vicepresidente del Csm, l’Udc Michele Vietti); l’imprenditore della compagnia delle opere protagonista del sistema clientelare messo nel mirino da De Magistris e poi condannato nel processo Why Not a una pena lieve, Antonio Saladino; l’allora coordinatore di Forza Italia calabrese, Giancarlo Pittelli; l’allora sottosegretario Udc, Giuseppe Galati (entrambi ora parlamentari del Pdl); e poi Dolcino Favi, ex procuratore generale facente funzioni della Corte d’Appello di Catanzaro di recente andato in pensione.

Il Gip ha accolto l’impostazione dell’accusa che ha valorizzato in particolare i rapporti tra Pierpaolo Greco (figlio della moglie del procuratore capo Mariano Lombardi) e i politici indagati. Greco era socio con Pittelli in una società di servizi legali, finanziari e immobiliari, la Roma 9 Srl, che aveva comprato un immobile di prestigio a Catanzaro. Secondo l’accusa, Greco aveva versato meno dei soci e poi aveva ottenuto anche incarichi dal ministero delle Attività produttive grazie ai decreti firmati dall’allora sottosegretario Giuseppe Galati. Entrambi i parlamentari erano indagati da Luigi De Magistris.

sabato 18 dicembre 2010

Lettera aperta al Blog del PD di Lenola.

Grazie per averci segnalato il video di Scilipoti, “un gran signore” che è uscito allo scoperto e da solo si è tolto dalle scatole, perché vedete ragazzi, più o meno adulti, la classe non è acqua, eccedendo con la seconda, si rischia da affogare.

Sul nostro Blog, qualche giorno prima di voi abbiamo citato i nomi dei possibili venduti, primo fra tutti Massimo Razzi eletto nelle liste di IdV, per ultimo Scilipoti eletto anche lui attraverso IdV , esprimendo il nostro rammarico e la nostra disapprovazione per tutti, non solo per gli altri.

Diversamente, voi state imparando sempre più dal PdL, mostrate i video altrui e occultate le porcherie che avvengono e continuano ad avvenire nel vostro partito, a partire dalla candidatura di quel Calearo, candidato come capolista nel Veneto da Veltroni, che mi ha portato nel Giugno del 2008 a non iscrivermi al PD dopo aver contribuito a fondarlo e a scegliere Italia dei Valori.

Speravo molto nei giovani del PD purtroppo debbo ricredermi. Mentre le vecchie volpi cercano di fare accordi con Fini, Casini e Rutelli per mantenere quel minimo di potere che è appena sufficiente a farli respirare i giovani fanno cazzate.

A livello nazionale mi trovo costretto a prendere atto che il “capo dei rottamatori” Matteo Renzi, personaggio che aveva suscitato positivamente il mio interesse è andato anche lui ad elemosinare una merenda da Berlusconi, esattamente come ha fatto D’Alema per anni.

A livello locale, la cosa che più mi sorprende, non è la demenzialità cronica insita purtroppo nel genere umano, e qui non salvo nessuno me compreso, ma l’assenza di pudore di chi milita in un partito che appena due anni fa è riuscito a consegnare Lenola nelle mani delle destre, ponendole sia alla guida del paese sia all’opposizione, facendo una alleanza a livello locale con i Berlusconiani.

Prendere esempio dai padri non sarebbe un’idea felice, visti i risultati, ma almeno abbiate il buon senso di non perseverare nei loro errori.

write26

Bersani, ve le siete “rimboccate queste maniche” o siete ancora ai calzini?





La smettete o no di parlare “ il politichese”, segnali non ne vediamo, ne riguardo la famigerata informazione “ porta a porta” che avevate promesso ne avete lasciato ancora trasparire cosa volete fare da grandi, ve la date una mossa o vogliamo gettarlo alle ortiche questo centro sinistra come già in passato avete fatto con quella che voi chiamate sinistra radicale? write26


Antonio Di Pietro:
Lo dico col massimo rispetto ma anche senza ipocrisie. E’ ora che il Pd si svegli, si assuma le proprie responsabilità e prenda una decisione. Altrimenti ad avvantaggiarsi delle sue esitazioni e dei suoi continui rinvii sarà solo Silvio Berlusconi.

Il governo è sopravvissuto grazie ai voti comprati al mercato. Ma Berlusconi non si accontenta di questo e ha già avviato un nuovo mercato per corrompere qualche altro deputato con la coscienza in vendita, e rafforzare così il suo oggi debolissimo governo.

Il terzo polo ha iniziato a organizzarsi e a darsi una struttura per presentarsi agli elettori unito. Solo il centrosinistra resta al palo e continua a perdere tempo prezioso in attesa che il Pd decida che cosa vuole fare da grande.

Per questo ieri mi sono rivolto direttamente a Pierluigi Bersani e Nichi Vendola per dirgli che non possiamo più rimandare e che questo matrimonio tra noi dell’Idv, Sel e il Pd, il battesimo del nuovo centrosinistra, s’ha da fare e s’ha da fare adesso. Non in un giorno lontano, quando ormai sarà troppo tardi per essere credibili agli elettori.

Il Pd ha chiesto tempo fino al 23 dicembre per rispondere. D’accordo. Purché quella sia davvero la giornata buona in cui decidono da che parte stare: se rincorrere la chimera di Casini e del Terzo polo, che poi lo tradiranno alla prima curva, o dar vita subito, qui e ora, a un’alleanza democratica e riformatrice con l’Italia dei valori e con Sinistra ecologia e libertà.

Il mio non è un ultimatum. Non sono io che ho fretta di stringere alleanze e di sapere che cosa vuole fare il Pd. E’ il Paese che non può più aspettare. E’ il Paese che deve sapere se c’è in campo un’alternativa al governo di Berlusconi, qual è, da chi è composta, quali idee ha da opporre a quelle di Berlusconi, che si riducono alla difesa continua dei propri interessi.

Se Bersani non si deciderà a dare, il 23 dicembre, quella risposta definitiva e chiara che ha promesso, non farà uno dispetto all’Italia dei valori, ma all’Italia tutta, ai cittadini onesti, all’opposizione, al centrosinistra. E farà un grosso regalo di natale a Berlusconi.


Antonio Di Pietro





sabato 11 dicembre 2010

IL MERCATO DELLE VACCHE




Alcuni parlamentari, eletti nelle forze dell’opposizione, stanno per passare al servizio di Berlusconi. Sono pochissimi ma ce ne sono in tutti i partiti, PD, UDC, IdV. I Radicali invece trattano direttamente attraverso il Vertice, sembra che se ne stia occupando lo stesso Marco Pannella.

Strano nessuno nel PdL o nella Lega parla di tradimento, forti di un singolare concetto:

“Se si è eletti nelle file antagoniste a Mr. B e poi si decide di passare nelle file avversarie, magari a fronte di un compenso che oscilla tra i 350.00 Euro e i 500.000 Euro, NON SI TRADISCE il proprio elettorato anzi ci si ravvede, quasi un pio esempio di pentimento mistico, parlano di un modello da prendere a riferimento ”

“Diverso è per Fini e per i suoi discepoli, LORO SI CHE SONO TRADITORI, loro non lo fanno per soldi, loro lo fanno per “demenzialità cronica” hanno impiegato 60 anni per capire che Benito Mussolini è stato un dittatore “fascista” e 16 anni per capire che Mr.B è un imbroglione”

All’estero non capiscono questo concetto tipicamente italiano: “il mio che se ne va è un traditore il tuo che ti abbandona è un rinsavito” forse perché all’estero i midia godono di una certa autonomia e raccontano le cose come stanno o forse, perché gli stranieri possiedono un’apertura mentale inferiore alla nostra, che dire……..gli italiani sono fondamentalmente un popolo di artisti e l’arte, anche quella di farsi i cazzi propri, non si discute è arte e basta.

Leggo quanto segue in un commento trovato su internet di un povero deficiente, un barbaro, un sub normale incapace di comprendere il nostro linguaggio poetico.

Nella Costituzione italiana e in tutte le Costituzioni dei paesi democratici, il parlamentare eletto non ha vincolo di mandato, non è obbligato a votare come gli ordina il partito.

QUESTO NON È UN INVITO MA UNA CONDIZIONE OBBLIGATORIA, necessaria per fare in modo che i parlamentari siano liberi e non inutili.

Se infatti i parlamentari dovessero sentire l’obbligo di votare secondo l’ordine di partito si arriverebbe dove Berlusconi è già arrivato: “votino solo i Capogruppi evitiamo perdite di tempo”

Sfugge al Premier, e purtroppo anche a gran parte della stampa, che saremmo all’inutilità del Parlamento, non sarebbe neppure opportuno eleggerlo, si potrebbe anche evitare di pagare gli stipendi ai Deputati e ai Senatori, e poi perché far votare i Capogruppi?

Basta che voti il Premier e il rappresentane della Minoranza, ma questo punto sarebbe superfluo anche il voto dell’opposizione, il Premier decida e basta.

Questa è la democrazia che piacerebbe a Mr. B, quella che sogna di poter definire nella Costituzione di Arcore, una costituzione che si potrebbe realizzare proprio attraverso il mercato delle vacche, chissà………. magari patrocinato da una “santa de che”, dalla quale bocca potrebbe entrare ed uscire di tutto.

Il 14 Dicembre abbiamo l’obbligo di farlo svegliare, magari di soprassalto, prima che il suo sogno possa trasformarsi per noi in un incubo non accettabile.





mercoledì 8 dicembre 2010

Matteo Renzi, il Rottamatore.




E così il rottamatore Renzi, il giovane, è andato ad Arcore e su Facebook è scoppiato il caso Renzi. Molte e molto dure le critiche in casa Pd al sindaco di Firenze, 'reo' di aver preso parte ad un pranzo con Silvio Berlusconi nella di lui dimora privata. Lui, dal canto suo, non ha mancato di sottolineare le sue ragioni in difesa del suo gesto. Ha raccontato che hanno pranzato assieme ed erano solo loro due, lui ed il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, non c’erano né Emilio Fede né Lele Mora. Dice di essere andato ad Arcore per perorare la causa di Firenze e sostenere la legge speciale per la città. A chi lo ha attaccato duramente ha ribadito che non c’erano altri scopi segreti. Solo in un paese malato, ha detto il sindaco di Firenze, si può pensare che ci sia qualcosa sotto. Premesso che ho sempre guardato a Renzi e ai rottamatori con grande simpatica, perchè in questo paese di inamovibili rappresentano la volontà di dare una scossa per liberare gli alberi dai frutti troppo maturi, questa volta non condivido del tutto il suo gesto. Io faccio il sindaco di Firenze, ha detto Renzi, lui il presidente del Consiglio. Appunto. E’ proprio qui che avverto una nota stonata. Un sindaco quando incontra un presidente del Consiglio non lo fa nella sua residenza privata, ad Arcore, ma a palazzo Chigi, nella sede istituzionale del Governo. E soprattutto, non lo fa pochi giorni prima il voto di sfiducia, quando tutte le opposizioni stanno sostenendo uno sforzo titanico per chiudere definitivamente l’epoca del berlusconismo che ha fatto danni inenarrabili a questo povero Paese. Non ho dubbi che il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che ha provocato più di qualche mal di pancia al segretario del Pd Pierluigi Bersani e a tutta la nomenclatura del Partito democratico, abbia avuto motivi nobili e finalità altamente istituzionali ma scegliere di andare ad Arcore, in questo momento, significa scendere sul piano di quel berlusconismo che ha il suo motore e credo nella confusione dei ruoli, delle istituzioni che confonde pubblico e privato. Sicuramente, come scrive oggi Massimo Gramellini su la Stampa, Renzi appartiene all'attualità e gli altri al museo del Novecento ma, non sarà politicamente sexy dirlo, lo stile come rispetto delle regole e della distinzione dei ruoli è una condizione imprescindibile in politica, è la regola aurea e se l'attualità del centrosinistra passa attraverso il modello Berlusconi, allora vorrebbe dire che abbiamo trovatomagari un nuovo leader ma non siamo riusciti ad uscire dalle secche del leaderismo e personalismo in politica. Per questo, pur ribadendo la mia stima ai rottamatori, stavolta la scelta di Matteo Renzi di andare ad incontrare il presidente del Consiglio nella sua residenza privata e non nella più opportuna sede di palazzo Chigi è un segnale bruttissimo. E' una questione non secondaria di stile e se questo è quello dei rottamatori, spiace dirlo ma viene voglia di dire "niente di nuovo sotto il sole". Cambiano le generazioni ma lo stile resta lo stesso, anzi peggiora. Perché, almeno fino ad oggi, mai nessun alto esponente del Partito democratico avevano varcato i cancelli della residenza privata del presidente del Consiglio.

Massimo Donati.




martedì 30 novembre 2010

Wikileaks? Per ora nulla di nuovo...


Gli Usa, di Silvio Berlusconi, hanno profonda sfiducia in quanto politico indifferente al destino dell’Europa, attento alle proprie fortune private piuttosto che alla cosa pubblica e portavoce di Putin, col quale ha strettissimi rapporti e scambi di regali tra lucrosi contratti energetici mediati da un misterioso interprete, oggetto di interesse da parte del segretario di Stato americano Hillary Clinton, che a inizio anno chiese alle ambasciate italiana e russa informazioni su eventuali investimenti personali”...alla faccia del conflitto di interessi. Incontri senza ufficialità istituzionali, anzi protetti e lontani dalla capitale (in Sardegna) con un’agenda di faccende personali che denotano abitudini poco consone al ruolo pubblico di un capo di governo che appare vulnerabile alla sicurezza nazionale ed alla reputazione internazionale. ..assieme all’Italia tutta. Berlusconi per Washington è incapace, vanitoso, inefficace, fisicamente e politicamente debole, sfibrato da orge e festini selvaggi.

Queste in sintesi le prinicipaii informazioni riservate fornite dagli ambasciatori al Dipartimento di Stato americano su 2 documenti, pubblicati da Wikileaks e riportati in esclusiva dai quotidiani El Pais, New York Times, Guardian e Der Spiegel, una sorta di antipasto di ciò che dovranno svelarci molto presto gli altri 3.000 documenti che riguardano l’Italia.

Nulla più e nulla menole carte riservate ci dicono ciò che già sapevamo sulla reputazione dell’Italia e di Berlusconi all’estero. Un alleato preziosissimo che riceve prostitute anche minorenni reclutate pure dai marciapiedi nelle sue residenze private, che in cambio ricevono anche candidature politiche tramite mercanti di cocaina come Gianpi Tarantini. Un alleato preziosissimo che paga col sangue di tanti giovani il tributo di una selvaggia guerra in Afghanistan assieme a migliaia di civili. Un alleato preziosissimo per gli Usa che non ha nessuna fiducia, nessuna stima e nessuna considerazione dellItalia.

Lo sapevamo già, visto che Barack Obama, a differenza di Bill Clinton, con Berlusconi ha avuto finora un solo incontro bilaterale in occasione del G8 all’Aquila e avevamo capito da tempo che lo reputa un puttaniere.

Ho la sensazione che siamo punto e a capo, ossia che gli Usa dell’Alleanza atlantica (con la mafia per la liberazione e l’unità nazionale) continuino a vedere male le pomiciate “in affari” di Berlusconi con l’agente del Kgb Putin e col golpista Gheddafi. Se così fosse, nulla di nuovo. Attendiamo da Wikileaks qualcosa di inedito, e anche utile a svelare ben altro di questo disgraziato Paese.


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venerdì 5 novembre 2010

La Polizia s'incazza : ormai piantoniamo hotel e centri massaggi



“Facciamo quello che il servizio richiede. Certo, quando si tratta di aspettare per ore fuori da una camera d’albergo, ci sentiamo un po’ dequalificati”. I poliziotti romani non se la cavano molto meglio dei carabinieri milanesi che devono “fare la guardia alle escort del premier”. “Spesso dobbiamo accompagnare la personalità che abbiamo il compito di proteggere a feste in ville private sull’Appia antica o fuori Roma. Ci dicono di aspettare fuori e di andarli a prendere da un’altra uscita. Oppure attendiamo in auto sotto gli alberghi. Per gli hotel che conosciamo non c’è problema, altrimenti siamo costretti a vigilare su tutte le vie d’accesso o di fuga. A volte addirittura sui pianerottoli”.
MAGARI con ore e ore di straordinario non pagato, perché – così come accade ai carabinieri – i poliziotti arrivano ad accumulare anche 120 ore mensili di straordinario a fronte delle 30 pagate. “Oppure seguiamo la persona a una festa e dobbiamo andarci con le nostre giacche consumate dalla pistola, perché l’amministrazione da tre anni non ci paga il vestiario”. “Però con la Prima Repubblica era anche peggio”, si consola qualcuno.








lunedì 1 novembre 2010

Ricordando Pier Paolo




«Amo la vita così ferocemente, così disperatamente, che non me ne può venire bene: dico i dati fisici della vita, il sole, l’erba, la giovinezza:… e io divoro, divoro, divoro… Come andrà a finire, non lo so.»


Trentacinque anni fa, ad Ostia all’Idroscalo, muore Pier Paolo Pasolini, un omicidio del quale ancora non si conoscono cause e movente.

domenica 31 ottobre 2010

Alla faccia dei precari




IN Italia c’è la crisi ma non vale per tutti:

498 deputati contro l'eliminazione del vitalizio che a noi Contribuenti costa 150 milioni l?anno (circa 291 miliardi di lire) FATELA GIRARE

Il giorno 21 settembre 2010 il Deputato Antonio Borghesi dell'Italia dei Valori ha proposto l'abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura in quanto affermava cha tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello previsto dai lavoratori che devono versare 40 anni di contributi per avere diritto ad una pensione. Indovinate un po' come è andata a finire !

Presenti 525
Votanti 520
Astenuti 5
Maggioranza 261
Hanno votato sì 22
Hanno votato no 498).

Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera :

Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l’idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant’’anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio.


È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un giorno - ce ne sono tre – e percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. Non è concepibile che la vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità.


Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine del giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all’ente di previdenza, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l’INPS ha creato con gestione a tassazione separata.


Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri nell’arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati.
Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dunque diritti quesiti e che, con una semplice delibera dell’Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato, che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani circa 150 milioni di euro l’anno.



Per maggiori informazioni ecco il link al sito di Borghesi con il discorso:

http://www.antonioborghesi.it/index.php?option=com_content&task=view&id=314&Itemid=35


Non ne hanno datto notizia ne radio, ne giornali, ne Tv OVVIAMENTE. Facciamola girare noi !!!

sabato 23 ottobre 2010

La proposta di legge del Pd sull'acqua mantiene le privatizzazioni




Il Forum Italiano dei Movimenti per l'acqua aveva incontrato una delegazione del Partito Democratico lo scorso 25 giugno. Il Pd in quell'occasione aveva presentato per sommi capi la proposta di legge in lavorazione sull'acqua pubblica, e aveva convenuto con il Forum di continuare il confronto sulla stessa. Ieri siamo venuti a sapere che la proposta di legge era già pronta, con tanto di presentazione in conferenza stampa del Segretario Pierluigi Bersani.

Se vogliamo dare un giudizio generale sulla proposta di legge, notiamo che nella sostanza riporterebbe la situazione sulla gestione dei servizi idrici a prima del Decreto Ronchi, senza intaccare le vie che hanno portato alla privatizzazione dei servizi idrici negli ultimi anni. Nella proposta abbiamo letto un timido passo in avanti quando si legge che gli investimenti devono tornare in capo al pubblico: logica vorrebbe che sparisse la “remunerazione del capitale investito” riconosciuta ai gestori, come noi chiediamo con il terzo referendum. Vediamo invece che viene introdotto il concetto di “remunerazione dell'attività industriale”, definizione che non esiste nella teoria economica e che gradiremmo che il Pd spiegasse meglio.

Il Pd ci ha abituato alle contraddizioni interne e anche nel testo ne troviamo diverse. In particolare prima si dice che “l'acqua è un bene comune dell'umanità” per poi scrivere, 7 righe più giù che “l'acqua è un bene di rilevanza economica”.
In ultimo sia il Segretario Bersani che il Capogruppo alla Camera Franceschini hanno sottolineato come “anche i promotori dei referendum sapevano di fare una battaglia soprattutto culturale”. Non ci serve che i vertici del Pd ci facciano da portavoce e diciamo che non è così. Noi i tre referendum vogliamo vincerli, vogliamo che la gestione del servizio idrico torni pubblica e partecipata dai cittadini e dai lavoratori, nel rispetto di 1 milione e 400mila elettori che hanno sottoscritto i quesiti.

Se la dirigenza del Pd va a cercare in qualche cassetto della Commissione Ambiente troverà la Proposta di Legge di Iniziativa Popolare avanzata dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e presentata a suo tempo grazie ad un percorso di partecipazione e alle 400mila firme raccolte nel 2007.

Nell'incontro del 25 giugno il Forum chiese al Pd di adoperarsi affinché quella legge fosse portata all'ordine del giorno nel dibattito parlamentare, ad oggi niente si è mosso. Se i dirigenti del Pd leggessero quel testo potrebbero trovarci diversi spunti interessanti.

lunedì 18 ottobre 2010

Problema........




La maestra ha 10 bambini e solo 5 mele. Come fa? Soluzione: distribuisce mezza mela a testa, oppure distribuisce le mele ai bimbi più gracili. Questo sempre che non voglia mangiarsele tutte da sola. Un Onorevole invece, che sembra non aver frequentato le elementari e che vede le mele come Dracula vede una vergine,ragiona nel seguente modo.

Siccome, con i tempi che corrono, una mela può tornarmi utile per accattivarmi simpatie e voti, le mele me le porto a casa io. Così posso usarle come merce di scambio e darle non ai bambini che hanno più fame, ma a quelli che mi aiuteranno a diventare “uomo importante”.


Altra spiegazione non c'è per la scoperta che ha fatto Massimo Donadi. Le commissioni Cultura e Bilancio hanno a disposizione 120 milioni di euro circa, stanziati nell’ultima finanziaria, per ristrutturare edifici scolastici, modernizzarli o migliorarli. Positivo, ma perché non è direttamente il Ministero dell'Istruzione ad occuparsene?

Semplice: perché questi 120 milioni verranno suddivisi tra i parlamentari, ognuno dei quali avrà circa un milione di euro a testa. Per farci cosa? Per ristrutturare, ammodernare o migliorare un edificio scolastico. Quale, per la precisione? Affari suoi,
nel senso che il parlamentare deciderà a capocchia sua. Se riterrà opportuno sostituire le lampadine alla scuola che frequenta suo figlio e lasciare intatte le crepe nel muro di una scuola in periferia, potrà farlo nel pieno rispetto della normativa, che non impone alcun criterio se non l'insindacabile giudizio dell'Onorevole.

Vi ricorda qualcosa la legge Mancia? Era una risoluzione che indicava al Governo una serie di finanziamenti a pioggia: nel 2007 il totale era di 17 milioni di euro. Soldi la cui destinazione era decisa a porte chiuse dalla Commissione Bilancio di Camera e Senato. Amaro ma prevedibile fu constatare che i fondi venivano utilizzati dagli onorevoli per finanziarsi la campagna elettorale, intervenendo in quelle aree che potevano territorialmente garantire loro un ritorno in termini di voti.

La legge Mancia fu abrogata nel corso del Governo Prodi, ma come ogni cosa buttata fuori dalla porta, rientra dalla finestra con questa ennesima declinazione del famigerato finanziamento illecito, non più ai partiti ma alle campagne elettorali prossime venture degli Onorevoli che compongono le commissioni Cultura e Bilancio.

Ai genitori che temono per la sicurezza dei propri figli consiglio di andare a Montecitorio portando in dote oro, incenso e voti. Come per magia, nelle aule dei loro pargoli ricompariranno i gessetti e gli estintori.

mercoledì 13 ottobre 2010

Un Giovanissimo alla Guida di IDV Lazio




Vincenzo Maruccio, attuale Capogruppo dell’Italia dei Valori in consiglio regionale, è il nuovo coordinatore regionale del partito. Avvocato, nato il 18 agosto 1978 a Vibo Valentia, ma residente a Roma dai tempi dell’università, Maruccio succede al Sen. Stefano Pedica.

Già assessore regionale, prima alla Tutela dei Consumatori e successivamente ai Lavori Pubblici nell’ultima parte della scorsa legislatura, Maruccio è stato il primo degli eletti nell’Italia dei Valori alle scorse regionali, con oltre 8mila preferenze. Con i suoi 32 anni Maruccio è il più giovane tra i coordinatori regionali dei grandi partiti rappresentati in Parlamento. Proprio ai giovani Maruccio ha dedicato il passaggio finale del suo discorso di insediamento.

"E’ un paese che non scommette sulle energie, sulle idee, sulle passioni, sulla vitalità e sulla curiosità dei ragazzi - ha dichiarato Maruccio - vengono rinchiusi in un recinto e non si offre loro la possibilità di creare, di mettersi in proprio, di studiare, di alimentare le curiosità e gli interessi, di scommettere sul proprio futuro. Stanno rubando a chi ha vent’anni il diritto e la speranza di essere felice. Li hanno fatti retrocedere e li stanno trasformando in cittadini di serie B.

" Per questo - ha concluso Maruccio - partiamo da subito, con una proposta di legge di iniziativa popolare regionale per istituire un Bonus della durata di un anno per tutti i ragazzi con meno di trent’anni per studiare, per aprire un’impresa e scommettere sulle proprie idee. E’ un bonus con una dotazione finanziaria regionale di dieci milioni di euro l’anno."

A Vincenzo, nell'augurargli buon lavoro, i nostri complimenti

martedì 12 ottobre 2010

LA GIUSTIZIA SECONDO PDL E LEGA NORD




Dopo aver negato l’uso delle intercettazioni telefoniche dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino nel processo in cui è accusato di concorso esterno in associazione camorristica, il Parlamento ha graziato gli ex imputati di tangentopoli Francesco De Lorenzo, Giulio Di Donato e Ugo Grippo. Ai tre la Corte dei Conti chiedeva diciassette milioni per danni patrimoniali e non, per lo scandalo delle tangenti del metrò di Napoli. Ma col voto di Lega Nord e Pdl, è stato deciso che non sono giudicabili. Anche Silvio Berlusconi se l’è cavata.

Era stato denunciato da Antonio Di Pietro per aver detto a Porta a Porta che la laurea dell’ex pm e falsa e dal Gruppo l’Espresso per aver invitato gli industriali a non comprare pubblicità sulla stampa “pessimista”, ma la camera ha decretato che le sue parole sono insindacabili.

E’ andata male solo a Pier Felice Zazzera dell’Idv. Aveva accusato il sottosegretario Alfredo Mantovano di essersi intromesso nelle indagini sull’omicidio del consigliere provinciale leccese Giuseppe Basile, un anno fa: ANCHE Pdl e Lega hanno votato insieme alla minoranza per mandarlo davanti ai giudici.

(r. bian.) dal Venerdì di Repubblica 8 .10.2010

Praticamente mentre IdV vota l’autorizzazione a procedere per i suoi parlamentari SEMPRE A PRESCINDERE , il PDL e la Lega, nella stessa giornata salvano Cosentino, Di Donato e De Lorenzo per reati di tutt’altro peso, mandano Pier Felice Zazzera di IDV davanti ai giudici per calunnia e sempre per calunnia proteggono Berlusconi. Che schifezza………….write26






giovedì 7 ottobre 2010

INPS OSCURA I DATI SULLA PENSIONE DEI PRECARI. “altrimenti si incazzano”




Al precario non far sapere, altrimenti nel suo piccolo si “incazza di brutto”. Ci hanno pensato sopra a lungo all’Inps e alla fine hanno scelto di “oscurare” il dato. Una censura per motivi di ordine pubblico come ha spiegato il presidente Antonio Mastrapasqua: “Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”. La “simulazione” di cosa? Di quanto un “parasubordinato”, cioè un lavoratore precario prenderà di pensione tra qualche decennio dopo aver versato per una vita i relativi contributi. Il risultato sarebbe invariabilmente una pensione inferiore al minimo, roba da poche centinaia di euro al mese. Quindi meglio “oscurare”.
Oscurare dove? Ma sul sito dell’Inps ovviamente. E anche nei quattro milioni di lettere che lo stesso Inps sta per inviare a domicilio agli altrettanti precari italiani che versano contributi previdenziali. L’Inps nelle settimane scorse ha scritto anche ai lavoratori a tempo indeterminato. Una lettera in cui si spiega come fare per apprendere dal web quanto hanno versato e quanto incasseranno come pensione. La lettera che arriva ai precari è invece una lettera “muta”, non rimanda ad alcuna consultazione possibile. Il precario non può sapere perché, per ammissione dello stesso Inps, è meglio che non sappia. Quindi al precario si dice quanto paga ma si nasconde quanto “rendono” i suoi contributi. Precario dunque neanche avvisato, visto che in nessun caso, conti alla mano, può essere salvato.

Fonte: http://www.laltranotizia.net/2010/10/inps-oscura-i-dati-sulla-pensione-dei.html?utm_source=feedburner&utm_medium=email&utm_campaign=Feed%3A+laltranotizia+%28L%27Altra+Notizia%29




mercoledì 6 ottobre 2010

UN SENTITO GRAZIE A CHI ALLE ULTIME REGIONALI HA VOTATO BERLUSCONI, FAZZONE, POLVERINI




Ho letto ieri sul Fatto Quotidiano una notizia che mi fa imbestialire: la presidente della regione Lazio Renata Polverini ha deciso di chiudere 24 ospedali pubblici, tagliandone quindi i 2800 posti letto. Si dice sempre che la Sanità dev'essere riformata, eppure la Polverini nel Lazio la sta distruggendo! A vantaggio di chi opera questa mannaia? Ma ovviamente degli ospedali privati: quelli cui accedono solo i ricchi e sono gestiti prevalentemente dalla Chiesa! Un esempio di questi beneficiari privati?

Il Campus Biomedico di Trigoria, che è di proprietà dell'Opus Dei. Grazie agli aiuti della Polverini questa, che è una clinica privata già ricca perché in mano alla Chiesa, potrà aumentare i propri posti letto.

Chi si può concedere il lusso di pagarsi una clinica privata, per definizione cara come il fuoco? I ricchi, ovviamente! Mentre invece i poveracci, le persone normali, quelli per cui un politico come la Polverini dovrebbe lavorare, avranno meno possibilità di alloggiamenti e di cure... Ma in fondo che importa! La Destra sostiene Chiesa e ceto borghese medio alto, mica la gente comune! Un film già visto,no?

Un'altra clinica privata che godrà dei soldi tolti alle strutture sanitarie pubbliche è il Policlinico Casilino, che potrà aumentare anch'esso il numero dei posti letto grazie ai finaziamenti della regione Lazio. Guarda caso il proprietario di questa struttura carissima è il giornalista e senatore del PDL Giuseppe Ciarrapico.

Stessa fortunata sorte per il Policlinico Universitario, gestito dal rettore de La Sapienza Luigi Frati: pioggia di soldi in arrivo.

La Polverini si è infuriata quando le è stato chiesto il perché di questo scempio classista, e si è difesa dicendo che 22 di quelle strutture pubbliche diventeranno Polimabulatori. Ma questo significa declassarli! Non sono più ospedali! E tutto il personale che lavorava in queste strutture e che ora risulterà in eccesso? A casa! Nelle cliniche private il nepotismo e gli incozzi sono la regola prima, ancora di più che nelle cliniche gestite dalle regioni... allora dove finirà tutta questa gente?

Le è stato fatto osservare che con questo scempio nel nord del Lazio rimane desertificato il servizio sanitario, ma la Polverini va avanti lo stesso.

Forse la cosa più grave è che le strutture così depauperate non avranno più un servizio essenziale per la salute dei cittadini: quello di Pronto Soccorso!

Non ci è voluto molto per fare i conti esatti di questa perdita di posti letto (è bastato andare a contare nelle strutture interessate), ecco i dati: 2865 in tutto! Quasi 800 per i malati più gravi (dove andranno?), più di 1500 per i malati in riabilitazione, le restanti centinaia per i malati in lunga degenza.

Questa pioggia di dati ha avuto una risposta precisa: la Polverini ha presentato denuncia alla Procura della Repubblica per diffusione di dati falsi, ben guardandosi di fornire LEI i dati necessari ad una smentita, chissà perché...

Io mi chiedo allora: ma la politica non è un servizio? Il presidente di una regione (piccola o grande - come il Lazio - che sia) non dovrebbe avere a cuore la salute dei cittadini corregionali? Perché chiudere e distruggere le cliniche pubbliche e girare i soldi a quelle private, già ricche in quanto di proprietà della Chiesa o di ricchissimi imprenditori e politici e difficilmente accessibili (causa i prezzi che praticano) alla stragrande maggioranza dei cittadini?

Sembra proprio la stessa cosa che ha fatto la Gelmini alla Scuola...

Fonte: http://skywalkerboh.blogspot.com/2010/10/la-polverini-chiude-24-ospedali.html





lunedì 4 ottobre 2010

NON ISOLATE LA FIOM



Pietro Ingrao invita tutte e tutti a partecipare alla manifestazione del 16 ottobre 2010 promossa dalla Fiom e spiega perchè è importante essere insieme a lottare per difendere diritti conquistati con decenni di lotte.

In Italia abbiamo i Lavoratori meno pagati e i Manager più “ingordi” d’Europa, primo tra tutti Marchionne. Nel mondo occidentale siamo al primo posto per gli incidenti sul lavoro, oltre a ridurre i salari vogliono toglierci anche la dignità, la FIOM si sta battendo per il mantenimento di quest’ultima, contro il precariato e contro chi vorrebbe disdire i contenuti dei contratti nazionali, lo sta facendo da sola, nell’indifferenza dei partiti del centro sinistra e delle Confederazioni Sindacali CGIL compresa, non isoliamola, partecipiamo alla manifestazione del 16 Ottobre. write26

venerdì 1 ottobre 2010

LA RUSSA AD ANNOZERO IERI HA DICHIARATO CHE BERLUSCONI NON HA SOCIETA' OFF SHORE: NOI INVECE VI PROPONIAMO LA LISTA COMPLETA




E' giunta l'ora, infatti, che gli italiani sappiano che l'impero societario e finanziario del Gruppo FININVEST, di cui Silvio BERLUSCONI è azionista di maggioranza (l'azionista di minoranza, con circa il 47% del capitale sociale, è OCCULTO, come di seguito spiegato), si basa fin dalle origini (primi anni '80) su una miriade di società estere OFF-SHORE, di cui numerose risultano iscritte nei bilanci annuali - in particolare nei bilanci consolidati del Gruppo; altrettante società estere non risultano neppure iscritte in bilancio (già questo fatto integra il delitto di "falso in bilancio" - "false comunicazioni" ex art.2621 n.1 codice civile) e fanno parte del c.d. COMPARTO RISERVATO del Gruppo, costituite con il preciso scopo di compiere operazioni finanziarie, bancarie e commerciali illecite (come ampiamente dimostrato nel processo "All Iberian"). Peraltro anche le società Off-Shore "consolidate" hanno amplissime possibilità di compiere operazioni illecite, sia commerciali che bancarie, come si dirà in seguito.

Sono considerati Off - Shore o Paradisi finanziari tutti quei Paesi o località che offrono ai non residenti (società e persone fisiche) una ipertutela giuridica e/o di fatto sia sotto l'aspetto fiscale (tassazione e obblighi societari minimi, anonimato, ecc.) sia sotto l'aspetto bancario (anonimato o cifratura dei conti). Tale impenetrabilità si manifesta, in particolare, nei confronti delle indagini amministrative o penali provenienti da altri Stati. Spesso i Paradisi finanziari aderiscono anche ai trattati internazionali che riguardano la lotta all'evasione fiscale, al riciclaggio del denaro sporco o alla criminalità organizzata, ma quasi sempre si tratta di un'adesione puramente formale (di facciata), perchè concretamente non offrono alcuna collaborazione agli Stati che richiedono informazioni, adducendo la non conoscenza delle persone o società che stanno dietro l'intermediario (avvocato, consulente, ecc.) che apre la società o il conto bancario (situazione, questa, che può anche corrispondere alla realtà, dato che la loro normativa, volutamente lacunosa, consente largamente il ricorso all'anonimato).

Ma quali sono i Paesi e le località OFF-SHORE ?

Il Ministero delle Finanze ha emanato al riguardo due decreti che individuano gli "Stati e territori a regime fiscale privilegiato", ossia i PARADISI FISCALI:

- D.M. 24.4.1992, "Black List" per le società, comprendente n.46 Stati, tra i quali Malta, Isole Vergini Britanniche, Antille Olandesi, Svizzera, Hong Kong, Liechtenstein, Panama, Uruguay e Portorico, dove, considerando gli anni dal '90 in poi, avevano o hanno tuttora sede numerose società della FININVEST, come risulta dai relativi bilanci consolidati;

- D.M. 4.5.1999, "Black List" per le persone fisiche, comprendente n.59 Stati, tra cui gli otto Paesi già indicati dell'elenco del '92 sopra menzionati (escluso Portorico), e Gibilterra.

Esistono poi studi e pubblicazioni, anche recenti, di vari organismi internazionali (tra cui l'OCSE ed il GAFI) che hanno elencato i principali Paradisi fiscali e bancari (che sono quelli comunemente noti).

Comunque, queste elencazioni ufficiali sono, in realtà, minimali, nel senso che, per evidenti motivi politici e diplomatici, spesso non sono indicati importanti Stati, che sono anche notissimi Centri Off - Shore (Paradisi fiscali e bancari).

Per avere un'idea più precisa di quali sono i Paesi Off-shore basta ricercare su INTERNET i siti dalle agenzie e società di intermediazione finanziaria specializzate nella costituzione di società e depositi bancari off-shore (es. www.padisifiscali.com - in italiano - ma ce ne sono molti altri in inglese). Queste agenzie indicano sempre anche altri Stati dove il Gruppo FININVEST ha insediato, ed ha tuttora, importanti società: Lussemburgo, Delaware (R.T.I. U.S.A. Inc.), Inghilterra - ed in particolare Londra (dove avevano ed hanno sede numerose società) - Irlanda (Medusa Film International Ltd. e Mediaset Ireland Ltd.).

In Lussemburgo - notissimo ed importante paradiso bancario e fiscale - hanno sede, tra le altre, le società capogruppo del settore estero: la Trefinance S.A. e la Societé Financiere Int. d'Investissement S.A., entrambe con un capitale sociale di 100 Miliardi di lire (fino al 1993/94 c'era la Silvio Berlusconi Finanziaria S.A., sempre con capitale di 100 Miliardi di lire).

E' noto anche che Londra (ove nel 1993 avevano sede ben 10 società del Gruppo) funge da base di appoggio, tramite noti studi legali (es. studio Carnelutti-Mills), per l'apertura di società e conti bancari nelle varie colonie britanniche, molto note sotto l'aspetto della tutela da indagini fiscali e bancarie: Isole del Canale - Guernsey e Jersey e Sark - Isola di Man e le varie isole delle Piccole Antille Caraibiche: Isole Vergini Britanniche (B.V.I.), Cayman, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Turks e Caicos - tutte località considerate PARADISI FISCALI dai citati Decreti Ministeriali ed ove vige un regime fiscale e bancario uguale o molto simile all'Inghilterra.

Inoltre nella stessa capitale inglese hanno sede numerose società dedite principalmente all'emissione di fatture false (c.d. società cartiere), come accertato dalla Procura di Milano in altri procedimenti penali riguardanti la creazione di fondi neri da parte di altri Gruppi industriali italiani.

Il Delaware (U.S.A.), ove ha sede la R.T.I. U.S.A. Inc., consente di costituire una società ed aprire i relativi conti bancari senza richiedere l'identificazione certa dei soci fondatori e degli amministratori. E gli esempi potrebbero moltiplicarsi.

Facciamo ora qualche conto prendendo in esame i bilanci consolidati della FININVEST Spa ed in particolare l'elenco delle società controllate (che è un apposito prospetto della nota integrativa), limitandoci soltanto alle società estere (e senza considerare quelle controllate non consolidate, che ovviamente non sono iscritte in bilancio, già emerse nel processo All Iberian):

- Nel 1991 su 90 società estere, n.55 risultano società ubicate in centri Off - Shore (il 61%).

Delle 90 complessive, n.58 società, quasi tutte con sede in Paesi off-shore (Panama, Londra, Antille Olandesi, Vaduz, British Virgin Island, Lussemburgo, Svizzera, Hong Kong, Olanda, Austria e vari Paesi dell'America Latina), non figurano più nel 1993 (soltanto 4 di esse sono riportate anche nel 1992). Delle 58 società "scomparse" (verosimilmente tutte società "cartiere") ben 38 operavano nel settore dell'editoria (nel 1992 non figura alcuna società in questo settore, mentre nel 1993 c'è soltanto una società, la Encadreus Service Nederland B.V., con sede in Olanda);

Nel settore della distribuzione figura, soltanto nel 1991, la STANDA Ltd. con sede ad Hong Kong, noto paradiso fiscale anche secondo i Decreti Min. Finanze 24.4.92 e 4.5.99.

- Nel 1992 su 44 società estere, n.32 avevano sede in centri Off-Shore (il 73%);

- Nel 1993 (anno precedente alla "discesa in campo") sono riportate complessivamente n.48 società estere. Di queste n.13 hanno sede in località ufficialmente (vedi D.M. suddetti) considerati off-shore (6 a Malta, 3 nelle B.V.I., 2 nelle Antille Olandesi, 1 in Svizzera e 1 a Gibilterra) ed altre n.18 hanno sede in Stati e località considerati paradisi finanziari (fiscali e bancari) dalle società specializzate in intermediazione finanziaria (10 a Londra, 5 in Lussemburgo, 2 in Olanda e 1 nel Delaware). Quindi nel 1993 ben 31 società estere su 48 (il 65%) avevano sede in centri off-shore.

Quasi tutte le società assunte nel bilancio consolidato del 1993 figurano anche nei due anni precedenti.

Da un esame globale dei bilanci consolidati della FININVEST per gli anni 1991, 1992 e 1993, si può osservare che:

Sulle n.108 società estere complessivamente riportate nel triennio, ben 22, corrispondente al 20%, avevano sede in Paesi/località ufficialmente considerati OFF-SHORE dal Ministero delle Finanze (Decreti Min. 24.4.1992 e 4.5.1999) :

* Nr. 6 a MALTA : LION COMMUNICATIONS LTD, NEWS & SPORT TIME LTD, PENTA INTERNATIONAL LTD, S.B. COMMUNICATIONS LTD., SCANMORE LTD, EUROPA AGENCY LTD.

* Nr. 4 nelle ISOLE VERGINI BRITANNICHE : PRINCIPAL COMMUNICATIONS LTD., SPORT IMAGE INTERNATIONAL LTD., BULL LTD., PRINCIPAL FINANCE LTD.

* Nr. 4 nelle ANTILLE OLANDESI : PENTA ENTERTAINMENT LTD, RETEUROPA N.V., RETEUROPA INTERNATIONAL N.V., PRISCO INTERNAZIONAL N.V.

* Nr. 2 in SVIZZERA : DINASTER AG, FININVEST SERVICE S.A.

* Nr. 1 ad HONG KONG: STANDA LTD.

* Nr. 1 a PANAMA : O.M.C. CORP LTD.

* Nr. 1 in URUGUAY : GRIJALBO EDITOR S.A.

* Nr. 1 in LIECHTENSTEIN : EUROPA VERLAG AG

* Nr. 1 a PORTORICO (solo nel D.M. del '92) : GRIJALBO DE PUERTO RICO INC.

* Nr. 1 a GIBILTERRA (solo nel D.M. del '99) : EUROLOTERIE GIBRALTAR LTD.
* ( I primi otto Stati sono indicati in entrambi i Decreti )

Tenendo conto degli altri Paesi indicati come OFF - SHORE dalle Agenzie di intermediazione finanziaria, nazionali e straniere, (rilevabili tramite INTERNET) - tra cui Londra, Lussemburgo, Olanda, Delaware, Austria e vari Stati dell'America Latina - il numero complessivo delle società OFF - SHORE assunte nei bilanci consolidati del Gruppo FININVEST supera ampiamente il 50%, rispetto al totale delle società estere : 60 / 108, pari al 55%.

A queste devono poi aggiungersi numerose altre società estere del Gruppo - non consolidate in bilancio -, anch'esse ubicate in centri OFF- SHORE, il cui numero complessivo non è determinato ma certamente consistente, come ampiamente dimostrato dal processo ALL-IBERIAN (procedimento penale nr.9811/93 della Procura della Repubblica di Milano, P.M. Dott. Francesco Greco), dai cui atti risultano individuate ben 45 società OFF-SHORE "NERE" e 14 conti bancari OFF-SHORE "NERI", gestiti dal Gruppo FININVEST. Da sottolineare che in quel processo si trattava quasi esclusivamente di società e conti ubicati in Svizzera. Quindi si può immaginare quante altre società e conti neri/riservati FININVEST c'erano o esistono tuttora negli altri Paesi Off-Shore.

Sulla provenienza di questi soldi si potrebbero fare molte ipotesi, che sono tutte molto lontane dalla liceità e dalla fisiologia dell'attività d'impresa (frode fiscale, riciclaggio, fondi neri). E', infatti, assolutamente inverosimile - ed anche fuori dalla realtà economica e finanziaria - ipotizzare che un Gruppo imprenditoriale costituisca e gestisca società e conti bancari off - shore per compiere attività classificabili regolari o lecite.

Questi dati danno un quadro preciso e molto significativo delle modalità operative - tutt'altro che trasparenti e lecite - con le quali si è mossa la FININVEST, in particolare nei primi anni '90, periodo determinante per lo sviluppo del Gruppo, basti vedere come sono aumentati il capitale sociale, il volume d'affari e gli utili delle principali società del Gruppo.

Tornando alle singole annualità si rileva che:

- Nel 1996, n. 14 società sulle 25 complessive assunte nel bilancio consolidato (il 56%) avevano sede in Paesi Off - Shore.

- Nel 1998 sono riportate nel bilancio consolidato del Gruppo FININVEST nr.13 società estere complessivamente (un numero basso rispetto agli anni precedenti, forse dovuto ad un aumento delle società extrabilancio, in "nero"). Di esse ben n.9 società hanno sede in Paesi off-shore (il 69% ).

Anche MEDIASET Spa non è da meno: n.5 società OFF-SHORE su un totale di n.8 società estere consolidate (62%).

I possibili motivi per i quali il Gruppo FININVEST ha costituito questa miriade di società in Paesi e località denominati OFF - SHORE (che sono - è bene tener presente - PARADISI sia FISCALI che BANCARI) sono così riassumibili :

- elusione fiscale, ipotesi che, considerata da sola, appare scarsamente credibile alla luce dei comportamenti costantemente dissimulatori tenuti dalla FININVEST sulla provenienza dei soldi.

- creazione di "fondi neri" mediante fatturazioni per operazioni inesistenti (in tutto o in parte) con società estere localizzate nei Paesi off - shore. Ciò avviene, in genere, mediante iscrizione di costi inesistenti (importazioni fittizie di beni o servizi) o gonfiati (soprafatturazioni all'importazione) e conseguente creazione all'estero di disponibilità finanziarie occulte. Ossia l'importazione viene documentata per giustificare l'uscita valutaria, ma in realtà non esiste affatto (manca il bene, l'oggetto dell'acquistato) o, se esiste, è notevolmente soprafatturata; sistema analogo è il pagamento di consulenze fittizie (sistema molto usato dalla Principal Finance e dalla SIIL, secondo gli atti del processo ALL IBERIAN);

Con le esportazione fittizie o sottofatturate, invece, si può richiedere l'accredito della somma eccedente (che corrisponde ai beni e servizi venduti "in nero") direttamente sul conto bancario off - shore ovvero far entrare i capitali Off-Shore nel territorio nazionale;

- frode fiscale e conseguente occultamento di utili (tramite le predette operazioni fittizie);

- riciclaggio di capitali di provenienza "sconosciuta". Basti pensare ai miliardi in contanti versati per la costituzione della FININVEST ed ai successivi aumenti di capitale (vedasi articolo su L'ESPRESSO del 3 agosto 2000). Sotto questo aspetto tutte le vendite di beni e servizi, anche se reali e documentate in modo veritiero, verso società Off-Shore (appartenenti o meno al Gruppo FININVEST) sono fortemente sospette perchè consentono, comunque, l'introduzione sul territorio nazionale di capitali Off-Shore. E' infatti universalmente noto ed acclarato che la criminalità organizzata nazionale ed internazionale fa un amplissimo ricorso ai centri off - shore, proprio per riciclare il denaro sporco.

Si consideri, altresì, che il riciclaggio di denaro sporco può avvenire anche tramite transazioni perfettamente regolari: es. la società nazionale A vende realmente X beni o servizi alla società off-shore B (appartenente o meno al Gruppo), la quale invece di pagare con soldi suoi, paga con quelli della mafia (nell'ambito di un Paese Off - Shore una passaggio di soldi di questo tipo - da una società ad un'altra - sarebbe assolutamente non conoscibile, nè accertabile, anche volendo, dalle locali autorità).

E' evidente che i fondi neri una volta creati vanno opportunamente occultati in depositi bancari inaccessibili. Infatti le società estere del GRUPPO FININVEST, in particolare quelle extra bilancio, hanno acceso uno o più depositi bancari "riservati", localizzati nei paradisi fiscali ove ha sede la società, o, meglio, presso lo studio di consulenza estero che segue le vicende societarie. E' chiaro che tutte le disponibilità delle società Off Shore sono fuori bilancio e quindi occultate nel bilancio FININVEST (anche questo è un ulteriore falso in bilancio).

Ma qui si pone un problema di trasparenza che, a dir poco, è enorme per un imprenditore che non solo si dedica alla politica ma addirittura aspira a diventare Capo del Governo: sui conti bancari off - shore affluiscono:

- i fondi neri e gli utili occultati dal Gruppo. Fin qui si tratterebbe "soltanto" di evasione e frode fiscale, che è pur sempre un delitto sia in quanto basato sull'utilizzo di documenti falsi (sotto l'aspetto del contenuto, ossia della rispondenza alla realtà) e sia per la rilevanza degli importi (si tratta di centinaia di miliardi di lire). Già questo implica la falsità dei bilanci delle società nazionali del Gruppo che intrattengono rapporti fittizi (in tutto o in parte) con le società Off-Shore, consolidate o meno, appartenenti o meno al Gruppo FININVEST. Senza considerare, poi, che questi fondi neri vengono utilizzati per scopi tutt'altro che leciti ( finanziamento illecito ai partiti - vedasi processo ALL IBERIAN -, corruzione, scalate occulte a società estere e nazionali, ecc.) ;



- "denaro di provenienza sconosciuta" e, in particolare, quello della criminalità organizzata, che viene immesso in questo modo nel circuito finanziario internazionale "legale" e che, sempre mediante operazioni commerciali e finanziarie (fittizie o veritiere che siano), viene reintrodotto in Italia.

In termini più espliciti i depositi bancari off - shore vengono utilizzati dalla criminalità organizzata per il riciclaggio del denaro sporco (derivante dal traffico di droga, sfruttamento della prostituzione, gioco d'azzardo, attività imprenditoriali gestite dalla mafia, ecc.) ed è universalmente noto ed anche dimostrato da molte indagini giudiziarie (anche internazionali) che i conti bancari Off - Shore vengono utilizzati a fini di riciclaggio dalla criminalità organizzata.

Gli unici conti off-shore immuni da questa prassi mondiale sarebbero quelli della FININVEST ? Tutti gli indizi portano, invece, a ritenere il comportamento tenuto dalle società FININVEST sia stato negli anni tutt'altro che lecito e trasparente. E' infatti molto difficile, se non inverosimile, ipotizzare che la FININVEST abbia gestito questa miriade di società off - shore soltanto per scopo fiscali elusivi, ossia per pagare meno tasse.



Da dove vengono le decine di miliardi in contanti con cui è stata costituita la FININVEST e poi versati per i successivi aumenti di capitali (vedere articolo de L'ESPRESSO del 3 agosto) ?



Come mai BERLUSCONI ci tiene così tanto a nascondere la provenienza del denaro che entra nelle casse e nei conti bancari della FININIVEST attuando ogni volta decine di passaggi bancari, facendo perenne uso di società "fantasma" o "cicala" - anche nazionali - intestate a prestanomi (ma il problema riguarda allo stesso modo le altre società del Guppo ai vertici dei vari settori, il cui capitale sociale supera sempre i 50 o i 100 miliardi li lire) ?

Sic stantibus rebus, è possibile anche solo ipotizzare che i rapporti con le società Off-Shore, consolidate o meno ed anche esterne al Gruppo, siano tutti improntati ad onesti principi di correttezza e regolarità?

Non sarà il caso, invece, di prendere in seria considerazione l'ipotesi che il Sig. BERLUSCONI ha creato questa miriade di società Off-Shore per FRODARE (e non per eludere) il fisco mediante centinaia (o migliaia) di operazioni commerciali e finanziarie fittizie (in tutto o in parte), falsificando quindi tutti i bilanci delle rispettive società nazionali, nonchè per introdurre in Italia centinaia di miliardi di provenienza Off-Shore ?

Ma fate molta attenzione a cosa dice sulle società Off-Shore il Prof. Giulio TREMONTI, Deputato di FORZA ITALIA ed ex Ministro delle Finanze del Governo BERLUSCONI, nonchè titolare di un avviatissimo studio di consulenza fiscale (quindi un addetto ai lavori di altissimo livello): ""Ormai i paradisi fiscali intesi come centri Off-Shore interessano solo la malavita ed il riciclaggio di denaro sporco..."" (Corriere della Sera del 9 agosto 2000).

Forse TREMONTI si è dimenticato che il suo capo politico è proprietario di un Gruppo finanziario che, oltre ad essere uno dei maggiori a livello nazionale, possiede un numero di società Off-Shore talmente elevato, che non ha uguali in Italia e forse nel mondo.

Sulle origini (molto sospette) della FININVEST (società a scatole cinesi, uso spregiudicato di prestanome) e sugli aumenti di capitale miliardari in contanti, si rimanda al recente articolo comparso su L'ESPRESSO (del 3 agosto 2000), che riporta una perizia effettuata dai funzionari della Banca d'Italia. Su tale questione Il Sig. BERLUSCONI si è ben guardato da fornire il minimo chiarimento: la miglior difesa è il silenzio, soprattutto quando i fatti sono talmente chiari che parlano da soli. E' molto grave, però, che nessun politico e nessun esponente delle Istituzione abbia sentito il dovere di chiedere a BERLUSCONI, considerato il suo attuale ruolo politico e che addirittura aspira a diventare Presidente del Consiglio, di chiarire in modo assolutamente dettagliato e trasparente l'origine di questi soldi.

E' un fatto che il capitale sociale della FININVEST è ripartito tra 22 HOLDINGS (da Italia prima a Italia veniduesima) e che quasi la metà del capitale sociale della FININVEST è posseduto da una società finanziaria - la SERVIZIO ITALIA SOCIETÀ FIDUCIARIA E DI SERVIZI S.P.A. - e, pertanto, da un socio sconosciuto (occulto) che il Sig. BERLUSCONI intende mantenere segreto (ogni commento sulla trasparenza di tali compartementi e sulla provenienza di questi soldi è chiaramente superfluo).

Ma questa situazione, che definire abnorme è quasi risibile, non può continuare. E' il momento, prima che sia troppo tardi, che gli italiani sappiano chi è il Sig. BERLUSCONI: certamente il più grande evasore fiscale che sia mai comparso sul territorio nazionale, ma anche, molto verosimilmente, uno dei maggiori riciclatori di denaro sporco della criminalità organizzata.

IL CONFLITTO DI INTERESSI

Il noto spot di BERLUSCONI "meno tasse per tutti", che in questi giorni sta comparendo sui manifesti di tutta Italia, che di per sè potrebbe essere un progetto politico (anche se chiaramente demagogico) detto da lui diventa immediatamente un conflitto di interessi, dato che possiede circa 400 società e quindi gli fa molto comodo pagare meno tasse. Lo stesso dicasi per l'abrogazione dell'imposta sulle successioni e donazioni (dato che sta passando il timone del Gruppo FININVEST ai due figli), e per tutti i settori economici e finanziari nei quali sono interessate le società del Gruppo FININVEST:

- assicurazioni e intermediazione finanziaria (Mediolanum Spa - C.F. 11667420159),

- cinema e spettacolo (Medusa Film Spa - C.F. 03723360156),

- televisivo (Mediaset Spa - C.F. 09032310154),

- editoria (Arnoldo Mondadori Editore Spa - C.F. 07012130584),

- grande distribuzione (Euridea Spa - C.F. 00739960151, ex Standa),

- sport (Milan A.C. Spa - C.F. 01073200154),

- edilizia (Arcus Immobiliare Spa Già Edilnord Spa C.F.04426190155 - Edilnord 2000 Spa C.F.12631240152),

- pubblicità (Pagine Italia Spa - C.F. 11006380155, Publitalia '80 Spa - C.F. 04529390157)

Tutte le società capogruppo dei vari settori controllano a loro volta altre società (come si può rilevare dai rispettivi bilanci consolidati), diverse delle quali hanno sede in centri Off - Shore. Ciò significa che numerose società off - shore della FININVEST non risultano nei bilanci consolidati di quest'ultima ma soltanto nei bilanci consolidati delle varie società capo-settore. Ad esempio:

EURIDEA Spa controlla le seguenti società estere (bilancio consolidato al 31.12.98), di cui le prime tre con sede in Paesi Off-Shore:

Euridea International B.V., società finanziaria con sede ad Amsterdam, Euridea Luxemburg S.A., società finanziaria con sede in Lussemburgo, Euridea Ltd., società di servizi con sede ad Hong Kong (ex Standa Ltd.), Euridea USA Inc., società di servizi con sede a San Francisco,

La MEDUSA FILM Spa controlla soltanto una società estera (secondo i dati del bilancio consolidato al 31.12.99): la Medusa Film International Ltd., con sede a Dublino (nota località Off-Shore).

La MEDIOLANUM Spa, secondo i dati del bilancio consolidato al 31.12.99, ha partecipazioni di controllo in quattro società estere, tutte con sede a Dublino:

. Mediolanum Asset Management Ltd.,

. Mediolanum International Funds Ltd.,

. Vicenza Life Ltd.,

. Vicenza Funds Ltd.,

Inoltre ha una quota di partecipazione (14%) nella Europa Invest S.A. con sede in Lussemburgo.



BERLUSCONI ha detto più volte (da ultimo "la Repubblica" del 20 sett. 2000) che se diventerà Capo del Governo si asterrà in occasione di decisioni che coinvolgano gli interessi del Gruppo FININVEST. Anche se così fosse, certamente sembra difficile ipotizzare che i suoi Ministri possano prendere decisioni che danneggino il loro Capo. Paradossalmente BERLUSCONI dovrebbe astenersi in tutti i settori nei quali ha dimostrato (a suo dire) una grande competenza (in realtà una grande astuzia), mentre si dovrebbe pronunciare in tutti gli altri settori della vita sociale, nei quali, invece, ha dimostrato una incompetenza ed un tasso di demagogia francamente preoccupanti oppure una totale ignoranza o indifferenza (es. clonazione, biotecnologie, aborto).

In una recente battuta televisiva di grande effetto BERLUSCONI, in polemica con RUTELLI, ha detto che "un uomo non è soltanto quello che dice ma anche quello che fa e che ha fatto, ossia la sua storia". Una frase molto seducente che allude alla sua bravura nel creare la FININVEST, un grande Gruppo economico - finanziario; peccato che questo Grande Gruppo è nato ed è cresciuto grazie ad una miriade di società Off - Shore e a miliardi di lire di provenienza "sconosciuta" (ma su questo, ovviamente, il Sig. BERLUSCONI si guarda bene dal dire qualcosa).



Infine, è appena il caso di ricordare che nel codice civile ci sono molte norme riguardanti il conflitto di interessi che dicono chiaramente (come del resto suggerirebbe anche un po' di buon senso) che un personaggio nella posizione di BERLUSCONI tutto potrebbe fare meno che il Capo del Governo (ma neanche il deputato):

- conflitto di interessi tra amministratore e società artt. 2391, 2373 e 2631;

- conflitto di interessi tra rappresentante e rappresentato artt.1394 e 1395.

A tali norme bisogna aggiungere quella sui motivi di ineleggibilità per i titolari di concessioni pubbliche che (incredibilmente) non è stata mai applicata al Sig. BERLUSCONI.

Inoltre, occorre sottolineare che il conflitto di interessi non è risolvibile con strumenti normativi. Sia il Blind Trust che la vendita o la donazione delle azioni e del patrimonio (la cui detassazione totale, non a caso, sta tanto a cuore a BERLUSCONI) ad amici, figli o prestanome sarebbero soluzioni del tutto illusorie (ed anche ridicole). Le uniche soluzioni realmente efficaci sarebbero la vendita totale a soggetti del tutto estranei a BERLUSCONI oppure la ineleggibilità assoluta (che già esisterebbe) accompagnata dal divieto di assumere cariche istituzionali.

LA QUESTIONE ISTITUZIONALE

C'è da chiedersi, poi, come mai il Ministero delle Finanze e la Guardia di Finanza non controllano le società nazionali (non solo la FININVEST ma anche gli altri grandi Gruppi industriali ) che intrattengono rapporti commerciali e finanziari con società ubicate nei Paesi Off - Shore, perlomeno quelli considerati tali dallo stesso Ministero delle Finanze secondo i D.M. 24.4.1992 e 4.5.1999 (la FININVEST possiede/possedeva società a Malta, Isole Vergini Britanniche, Antille Olandesi, Svizzera, Hong Kong, Gibilterra, Panama, Uruguay, Liechtenstein e Portorico), tenuto conto della nota pericolosità di tali Stati / località sotto l'aspetto fiscale e del riciclaggio di denaro sporco.

Infatti, contrariamente a quanto si dice comunemente, non è vero che tali rapporti non possono essere indagati. E' una questione complessa ma, in sintesi, ecco ciò che le competenti autorità (Min. Fin. e G. di F.) potrebbero fare:

Occorre tener presente che i Centri Off - Shore non offrono alcuna collaborazione alle indagini di polizia e della magistratura (proprio per questo vengono scelti dalle società) sia per quanto riguarda l'aspetto fiscale - commerciale sia, e soprattutto, per l'aspetto bancario. Quindi eventuali rogatorie internazionali verso questi Paesi sono tempo perso (al massimo si possono ottenere risposte formali o largamente omissive).

Le indagini e gli accertamenti possono, però, essere effettuati utilmente ed in modo compiuto sulle società nazionali che intrattengono rapporti commerciali (import-export di beni e servizi), valutari e finanziari con le società off - shore, verificando quindi, con gli opportuni riscontri documentali e bancari, la effettività e la congruità (sotto l'aspetto del valore e della quantità) di tali rapporti.

Gli unici aspetti che resterebbero sicuramente non indagabili sono i conti bancari delle società off - shore colà localizzati e le transazioni effettuate da quelle società verso altri Stati. Tutte le altre informazioni possono essere acquisite presso le società nazionali; ad esempio se si vogliono conoscere i rapporti intercorsi tra le

società estere off - shore del Gruppo MEDIASET (International Media Services Ltd. di Malta, Mediaset Investment S.a.r.l. in Lussemburgo, P.D.U. Edizioni Discografiche e Musicali S.a. di Lugano, Publieurope International Ltd. di Londra e Mediaset Ireland Ltd. Dublino, ossia 5 su 8 estere complessive nel 1998, pari al 62%) e la capogruppo MEDIASET Spa, che ha sede a Milano, via Paleocapa n.3 (sede storica del Gruppo FININVEST), basta effettuare le opportune ricerche presso quest'ultima.

Relativamente a MEDIASET, che attualmente ha un capitale di 1.180 miliardi di lire, è da notare l'aumento del capitale sociale da 30 milioni di lire ad oltre 1.264 miliardi di lire in soli 2 anni (dal marzo 1994 al marzo 1996).

Nel 1994 il Capitale sociale di MEDIASET era posseduto interamente - al 99% - dalla FININVEST S.P.A.

Per quanto riguarda la FINANZIARIA INVESTIMENTO FININVEST SPA (C.F. 03202170589), la situazione è la seguente:



Tutte le società del Gruppo, nazionali ed estere, sono controllate, direttamente o indirettamente (tramite altre società del Gruppo), dalla FININVEST S.p.a., con sede legale a Roma, largo del Nazareno n.8, e sede amministrativa a Milano, via Paleocapa n.3; il capitale sociale di 400 miliardi di Lire (400 milioni di azioni da Lire 1.000 cadauna) è posseduto da nr. 22 società Holding S.p.A. denominate "Holding Italiana prima", seconda, ecc., fino a ventidue. Una 23^ quota di 15.573.333 azioni è posseduta direttamente da Silvio BERLUSCONI.

La maggioranza assoluta delle azioni della FININVEST - il 53,2% - è intestata direttamente a Silvio BERLUSCONI.

Le restanti azioni - il 46,8% - sono possedute da una società finanziaria - schermo: la SERVIZIO ITALIA SOCIETÀ FIDUCIARIA E DI SERVIZI S.P.A., società posseduta congiuntamente dalla B.N.L. S.p.A. (che detiene il 76% del capitale sociale della S.I.S.F.) e da EFIBANCA S.p.A. (il 24%).

Le quote suddette si riferiscono al 1996, ma sia negli anni precedenti che successivi non risultano variazioni significative.

Tutte le 22 Holding Spa, costituite nei primi anni '80, hanno sede legale a Milano: in via Paleocapa 3 (sede storica del Gruppo FININVEST) fino al 1996, e successivamente a Segrate (MI), Residenza Parco 802.

Il CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE delle stesse Holdings è composto da:

- FOSCALE Luigi, nato a Milano il 09/05/1915, amministratore unico e rappresentante legale dal 1980 in poi, persona di fiducia (prestanome) di Silvio BERLUSCONI;

- BERLUSCONI Marina Elvira e BERLUSCONI Pier Silvio, figli di Silvio BERLUSCONI, con l'incarico di consiglieri dal 1996 (in qualche caso dal 1993), i quali, in tre holdings, hanno assunto anche la carica di Presidenti del C. di A..

Tale situazione sta a significare che, nonostante il fatto che il pacchetto azionario di maggioranza di numerose Holdings sia posseduto dalla FIDUCIARIA SERVIZIO ITALIA Spa, la gestione delle stesse è sempre stata, in modo esclusivo, nelle mani di Silvio BERLUSCONI. Si tratta, quindi di un classico caso di intestazione fiduciaria (di comodo), il cui scopo è proprio quello di mantenere segreto il "socio occulto" o "finanziatore occulto" del Sig. BERLUSCONI.

Ma chi è questo socio occulto della FININVEST, che possiede il 47% circa del capitale, ossia il 47% di 400 miliardi di lire ? E da dove vengono questi 188 miliardi di lire (ai quali bisognerebbe aggiungere gli altri 212 di BERLUSCONI e delle altre società FININVEST, diverse delle quali hanno un capitale sociale di circa 100 miliardi di lire) ?



ULTERIORI CONSIDERAZIONI

In conclusione (si fa per dire) occorre ribadire e sottolineare che qui il problema non è soltanto quello della frode-evasione fiscale e dei bilanci falsi (situazioni già di per sè, comunque, gravissime e di dimensioni gigantesche) ma che la FININVEST, tramite le numerosissime società estere Off - Shore (consolidate e non) e la miriade di transazioni commerciali, finanziarie e valutarie (la maggior parte delle quali fittizie) poste in essere dalle società Off - Shore con le società nazionali del Gruppo, ha fatto entrare nel territorio nazionale centinaia di miliardi Off - Shore.

Ma di chi sono questi miliardi ?

Quello che è noto ed assolutamente dimostrato è che nei Centri Off - Shore la criminalità organizzata italiana ed internazionale riversa migliaia di miliardi. Chi ci dice che una parte, anche consistente, di questi miliardi sporchi non sia entrata in Italia (o anche rientrata) tramite le società Off - Shore del Sig. BERLUSCONI, le quali potrebbero, molto facilmente, intrattenere rapporti d'affari con altre società Off -Shore?

Come mai il Sig. BERLUSCONI, aspirante Capo del Governo, non si sente in dovere di chiarire la provenienza dei miliardi in contanti con i quali ha effettuato gli aumenti di capitale della FININVEST - vedi articolo de L'ESPRESSO del 3 agosto 2000 (ma il problema riguarda tutte le maggiori società del Gruppo) ?

E come mai nessun organo istituzionale mette sul tappeto questa storia, sia per denunciarla pubblicamente sia per chiarirla una volta per tutte?

E' chiaro che in sede penale queste "ipotesi" vanno dimostrate (frode fiscale riciclaggio e fondi neri), ed è altrettanto chiaro che tale dimostrazione è quanto mai complicata, se non altro a causa dell'elevato numero di società da indagare. Considerando solo le consolidate, il Gruppo ha circa 200 società nazionali ed un centinaio estere, delle quali più della metà Off - Shore, anche se, in effetti, un'eventuale indagine potrebbe limitarsi alle società nazionali più importanti, atteso che, verosimilmente, sono queste ultime ad intrattenere i principali rapporti con le società estere.

Ma in questo caso il discorso o, meglio, l'onere della prova si ribalta: è al Sig. BERLUSCONI - politico, che vuole diventare Presidente del Consiglio, che anzitutto incombe l'onere-dovere di dimostrare agli italiani la sua pulizia e trasparenza.

Peccato (per lui) che questa dimostrazione non la potrà mai dare proprio perchè i conti bancari Off - Shore non sono ufficialmente acquisibili, nè ovviamente si potrebbe accettare un'esibizione spontanea di tali conti, che potrebbero essere facilmente alterati; in ogni caso il riciclaggio di denaro sporco può avvenire anche tramite transazioni apparentemente regolari (come già esposto in precedenza trattando delle possibili attività fraudolente).

Quella che finora è stata la forza di BERLUSCONI nei confronti delle varie indagini che lo hanno coinvolto, ossia la iper-tutela bancaria e fiscale garantitagli dai Paesi Off - Shore, si trasforma ora, come un boomerang, nell'impossibilità di provare la sua trasparenza.

Spieghi agli italiani il Sig.BERLUSCONI, quali e quanti soldi sono transitati sui conti bancari delle sue SOCIETA' OFF-SHORE (CONSOLIDATE E NON) e soprattutto la loro provenienza e destinazione. Spieghi e dimostri (se ne è capace) che le attività commerciali e finanziarie delle sue società OFF-SHORE sono perfettamente regolari e rientrano nella normale e fisiologica libertà d'impresa (minacciata da quegli incapaci di comunisti che "mangiano i bambini")

Qui non si tratta di "non poteva non sapere": il Sig. BERLUSCONI ha creato coscientemente e molto astutamente un impero di società Off - Shore ben sapendo a cosa servono: creazione di fondi neri da utilizzare per scopi illeciti (pagamento di tangenti, corruzione, scalate societarie occulte, ecc.), occultamento di utili e riciclaggio di denaro proveniente da delitti.

E' accettabile in un Paese normale che un personaggio come Silvio BERLUSCONI possa aspirare a diventare Presidente del Consiglio mentre non possiede neppure i requisiti minimi - sotto l'aspetto morale e della trasparenza (per quello penale sono tuttora in corso vari procedimenti ma molti altri ne dovrebbero essere aperti) - per continuare a fare il deputato (tanto meno il leader del "Polo")?

La verità è che BERLUSCONI è "sceso in campo" per difendersi dai processi penali con l'immunità parlamentare ed anche per poter dire che è un "perseguitato politico" da parte di "Toghe rosse" e "comunisti invidiosi delle sue ricchezze" (cosa che da semplice imprenditore non avrebbe mai potuto dire). Inoltre, la "discesa in campo" è stata anche molto conveniente per BERLUSCONI, dato che la FININVEST è passata, dal '94 ad oggi, da una situazione di forte indebitamento (circa 5.000 miliardi) a realizzare dei profitti molto consistenti.

Fonte: L’Espresso N.4 anno 2002