Campodimele (LT) il paese della longevità

Campodimele  (LT)  il paese della  longevità
Tra l'indifferenza dell' Amministrazione Comunale, in assenza di controlli, In località Sterza Piana Lenola (LT) ai confini del Parco Naturale dei Monti Aurunci , a meno di trecento metri dalle abitazioni private, i cittadini, tutti i giorni, assistono a questo scempio che rende l'aria irrespirabile con inevitabili conseguenze sulla salute pubblica grazie a questo impianto allocato nel confinante comune di Campodimele

venerdì 17 settembre 2010

Pd, 74 firme al documento di Veltroni Bersani: «Discutere nelle sedi giuste»




Nel testo sparisce la critica all'attuale leadership. L'ex segretario: la nostra è un'opinione politica e va rispettata

MILANO - «Il documento dei 74». È questo il numero dei parlamentari del Partito democratico che hanno firmato il testo promosso da Walter Veltroni, Beppe Fioroni e Paolo Gentiloni. Un documento che chiede una correzione nella linea politica del Pd. «Ma non c'è nessuna intenzione di fare qualcosa di alternativo o che sia fuori al partito» assicura Marco Minniti. I parlamentari democratici sono complessivamente 319 (206 deputati e 113 senatori), di cui 146 avevano sostenuto Franceschini al congresso.

«NON NASCONO CORRENTI» - Nel testo finale sparisce la critica senza riserve alla linea del segretario Pier Luigi Bersani, quella parte cioè in cui si diceva che il Pd appare «un partito senza bussola strategica». «L'abbiamo corretto in corso d'opera - ha spiegato Minniti - quella frase non c'è più e dimostra che non vogliamo inchiodarci ai termini ma esprimere una preoccupazione». «Stupisce - aggiunge Minniti - che venga considerato come un elemento di divisione e di indebolimento, come un regalo all’avversario, cose che sono figlie di altre stagioni politiche». «Anche il tema della premiership - assicura Tonini - non compare nel documento, parliamo solo di linea politica». Resta invece l'intenzione di dar vita ad un movimento, che però «non vuole essere una corrente o uno strumento di lotta interna per spartirsi i posti, piuttosto un movimento di idee e di proposte dentro il partito ma con l’ambizione di parlare anche all’esterno». Le posizioni di questa area, in dissenso con la gestione del partito di Bersani, «saranno portate in tutte le sedi in cui il partito si esprime».

IL COMMENTO DI BERSANI... - Laconico il commento del segretario. I giornalisti gli chiedono se 74 firme per il documento di Veltroni siano troppe o poche. «A me va bene tutto - risponde Bersani - non ho fatto conti sul sostegno a questo documento». A Veltroni che ha accusato la dirigenza del Pd di aver perso la bussola, il segretario risponde: «Per me la bussola è rimboccarsi le maniche, andare avanti, fare le nostre discussioni nelle sedi giuste e nei nostri organismi. Adesso tutti assieme abbiamo il compito rilevantissimo che è quello di parlare di questo paese, dare una mano per quanto possiamo per tirarlo fuori dai guai e tenere alta la battaglia politica nel momento in cui tutti vedono che andiamo incontro a un periodo di ulteriore instabilità e minori risposte di governo.

...E QUELLO DI VELTRONI - Walter Veltroni, dal canto suo, ha precisato sul suo profilo Facebook il senso del documento. Ovvero, «rendere più grande e più aperto il Pd. Questo è l`unico obiettivo del documento ed è una posizione politica che, come tutte, va rispettata e discussa. Così succede in tutti i partiti democratici».

I PUNTI DEL DOCUMENTO - Nel documento si invoca una «coerente strategia riformista» che «può dunque contare su rilevanti forze sociali, unendole in un progetto che risponda ai bisogni dei più deboli facendo leva sui meriti dei più capaci. Questa strategia non può essere incardinata prevalentemente attorno a obiettivi di difesa della realtà presente, aggredita dall'attacco della destra populista. Al contrario: l'alleanza da promuovere è tra chi ha bisogno del cambiamento, ma da solo non può realizzarlo perché non sa, non ha, non può abbastanza e chi vuole il cambiamento, perché sa progettarlo, ha interesse a promuoverlo, ha le relazioni necessarie per realizzarlo, ha la forza necessaria per piegare le tante resistenze corporative che vi si oppongono». La critica dell'area di minoranza è al progetto del Pd: «Nulla sarebbe adesso più sbagliato e contraddittorio, che affrontare la crisi politica e culturale del berlusconismo, sulla base dell'assunto della immutabilità dei rapporti di forza nel Paese. Una visione così angusta e rinunciataria, così falsamente realista, spingerebbe i democratici ad arroccarsi in difesa, pigri e spaventati, quando è invece il momento di uscire allo scoperto e di avanzare proposte coraggiose e innovative. Esempi di questa mancanza di coraggio, di questa vera e propria involontaria subalternità ad un pensiero unico, sono per un verso l'ipotesi neo-frontista e per altro verso quella vetero-centrista: ipotesi che nel confuso dibattito interno al Pd tendono peraltro a mescolarsi, ad alternarsi in continue svolte e controsvolte, che offrono l'immagine di un partito che fatica ad esprimere una strategia nitida». Tra le proposte suggerite c'è la necessità di una «innovazione della proposta programmatica, che deve assumere con coraggio l'obiettivo di battere tutti i conservatorismi, compresi quelli, palesi e occulti, di centrosinistra, ponendo al centro il tema della democrazia decidente, attraverso le necessarie riforme istituzionali ed elettorali: rafforzamento dei poteri del premier e di quelli di controllo del Parlamento, regolazione del conflitto d'interessi, norme contro la concentrazione del potere mediatico e il controllo politico della Rai, differenziazione delle camere, riduzione del numero dei parlamentari, una legge elettorale, come si legge nel documento approvato dall'Assemblea nazionale del Pd del maggio scorso, 'di impianto maggioritario fondato sui collegi uninominali', insieme a norme sulla democrazia di partito e a una regolazione delle primarie per le cariche monocratiche».

I FIRMATARI - Ecco i 74 parlamentari, senatori e deputati del Pd, che hanno sottoscritto il documento: Marilena Adamo, Benedetto Adragna, Mauro Agostini, Emanuela Baio, Gianluca Benamati, Maria Grazia Biondelli, Giampiero Bocci, Costantino Boffa, Daniele Bosone, Daniela Cardinale, Renzo Carella, Marco Causi, Stefano Ceccanti, Mauro Ceruti, Carlo Chiurazzi, Pasquale Ciriello, Maria Coscia, Olga D'Antona, Luigi De Sena, Roberto Della Seta, Vittoria D'Incecco, Alessio D'Ubaldo, Enrico Farinone, Francesco Ferrante, Donatella Ferranti, Anna Rita Fioroni, Giuseppe Fioroni, Giampaolo Fogliardi, Mariapia Garavaglia, Enrico Gasbarra, Francantonio Genovese, Paolo Gentiloni, Roberto Giachetti, Paolo Giaretta, Tommaso Ginoble, Gero Grassi, Pietro Ichino, Maria Leddi, Luigi Lusi, Alessandro Maran, Andrea Marcucci, Andrea Martella, Donella Mattesini, Giovanna Melandri, Maria Paola Merloni, Marco Minniti, Claudio Molinari, Enrico Morando, Roberto Morassut, Magda Negri, Luigi Nicolais, Antonino Papania, Achille Passoni, Luciana Pedoto, Vinicio Pedoto, Mario Pepe, Flavio Pertoldi, Caterina Pes, Raffaele Ranucci, Ermete Realacci, Nicola Rossi, Simonetta Rubinato, Antonio Rusconi, Giovanni Sanga, Andrea Sarubbi, Achille Serra, Giuseppina Servodio, Giorgio Tonini, Jean Leonard Touadi, Salvatore Vassalo, Walter Veltroni, Walter Verini, Giuliano Rodolfo Viola, Walter Vitali.

Corriere della Sera redazione online
17 settembre 2010





4 commenti:

write26 ha detto...

Veltroni e altri 74 “miracolati” mettono in piedi tutto questo “casino” per dar vita ad un movimento, che “non vuole essere una corrente o uno strumento di lotta interna per spartirsi i posti, piuttosto un movimento di idee e di proposte dentro il partito ma con l’ambizione di parlare anche all’esterno” Azzo!!!! non avrei immaginato che all’interno del PD regnasse il vecchio centralismo democratico fiore all’occhiello dei partiti leninisti, se lo avessi saputo mi sarei iscritto.

Veltroni dovrebbe vergognarsi, il suo riformismo lo abbiamo visto con la candidatura forzata di Massimo Calearo, ex presidente di Federmeccanica, eletto deputato con i voti del Centro Sinistra oggi “stampella” di Berlusconi probabile Ministro delle Attività Produttive nel governo Berlusconi.

Con il processo revisionista da lui innescato su Bettino Craxi (Craxi un grande statista)

Con il suo ingresso in commissione antimafia senza capirne un fico secco.

Con l’accelerazione da lui voluta nella costituzione del PD abbiamo assistito alla sua migliore esibizione in un solo colpo contribuì in maniera determinante a far cadere il governo Prodi, restituì la Presidenza del Consiglio dei Ministri a Berlusconi, il Comune di Roma ad Alemanno, distrusse la Sinistra Italiana, quella che il caro Vendola sta cercando di ricreare.

Con quei diciotto mesi di segreteria PD che lo hanno portato a rincorre Berlusconi per fare insieme le riforme con il risultato di far perdere al partito alcuni milioni di voti

Oggi Veltroni, nel PD si occupa dell’ inserimento dei giovani nella politica, risponde a lui la scuola di formazione politica neo costituita dal partito, perdonate il “francesismo”: “ma come cazzo si fa”

Bersani dice che le proposte e le discussioni vanno aperte nelle sedi appropriate io lo avrei espulso, come fece Forza Italia nel Consiglio Comunale di Desenzano del Garda con la Gelmini, per manifesta incapacità.

Berlusconi ringrazia!!!

Fuori Tema ha detto...

La parabola da sinistra a destra di Massimo Calearo potrebbe essere all'ultima fase prima della conclusione.

In un intervista al Corriere della Sera l'ex-presidente degli industriali vicentini e fu-capolista del Partito democratico 2008 ha annunciato che potrebbe votare a favore del governo Berlusconi.

Una posizione che va oltre la collocazione attuale dell'Alleanza per l'Italia, il partito di Francesco Rutelli che ha contribuito a fondare dopo la scissione dai democratici.

La prima occasione utile per il passaggio da un fronte all'altro di Calearo sarà tra pochi giorni, in occasione della discussione sulla fiducia al premier, quando verrà chiesta in Parlamento la verifica di quanto ha inciso lo sconquasso che ha tormentato l'estate del centrodestra con il caso-Fini e la nascita di Futuro e libertà.

Non solo: rispondendo su voci circolanti a Roma che lo danno prossimo ministro per lo Sviluppo economico - l'incarico che gli aveva promesso Walter Veltroni al tempo delle speranze di vincere con il Pd - Calearo ha detto un «Se son rose fioriranno...» eloquente sulla disponibilità a operare in un nuovo ruolo e in una nuova collocazione politica.

«Io penso al bene degli italiani. Perciò - ha dichiarato l'onorevole - se nel programma di Berlusconi, se nelle prossime mosse del governo, ci saranno attenzioni e decisioni in favore delle imprese, dell'economia, io di certo non farò mai mancare il mio voto al premier».

È una posizione, questa, soltanto sua o dell'intero gruppo di Rutelli?
È una posizione che prima devo verificare attentamente, leggendo bene i Cinque Punti di Berlusconi, e sulla quale poi deciderò. Riguardo ad altri: sì, ci sono su questa linea anche altri parlamentari dell'ApI, ma che fanno riferimento a me.
Sostenere il centrodestra nel momento di massima crisi lascia spazi al Grande Centro di cui parlavate fondando l'ApI?

In questo momento il voto per Berlusconi non è più un'operazione che riguarda la politica. Il centrodestra o il centrosinistra non c'entrano più. C'entrano la risposte da dare urgentemente per l'economia. Bisogna smuovere gli interventi per il rilancio economico.

Il «sì» a Berlusconi sarà su economia e industria: si aspetta l'incarico ministeriale che fu di Claudio Scajola e che da quattro mesi e mezzo è un interim del premier?

Sul ritardo nell'assegnazione del ministero ho fatto un'interrogazione anche questa settimana...
La si potrebbe prendere per un'opzione o una caparra.
Assolutamente no.

C'era chi nella Lega e nel Pdl già nel 2008 pronosticavano: tranquilli, tra un anno o poco più Calearo verrà dalla nostra parte...
Non ricordo che qualcuno avesse detto una cosa del genere.

Una domanda sugli ex-amici del centrosinistra: la sua battuta favorita di queste settimane è «Bersani sta portando il Pd verso Cuba». Passando per quale rotta?
Per quella di Vendola e Rifondazione.

Il Pd è diventato un partito di sinistra. Ma non sono io che devo parlare di questo: del Pd non faccio più parte.

zonacesarini ha detto...

Write da sindacalista è ovvio che non poteva starti simpatico Calearo quando quei deficienti dopo aver fatto eleggere quel pitbull alla camera hanno rifiutato la tessera a Beppe Grillo ho capito che con loro non ho niente da spartire.

write26 ha detto...

Beppe Grillo non è stato tesserato perché definito capo di un Movimento avverso al PD, hai capito Zonacesarini come ragionano questi pseudo compagni?

Però candidano e fanno eleggere Massimo Calearo, exPresidente di Federmeccanica, pronto a passare al servizio di Berlusconi.

Ma non finisce qui, dopo aver perso le Regionali in Piemonte si sono incazzati con Grillo colpevole di non aver voluto sostenere la bravissima Mercedes Bresso.

Raccontata così sembra una favola, praticamente Grillo, definito capo di un movimento a loro avverso, avrebbe dovuto, non si capisce per quale motivo, sostenere il candidato del Centro Sinistra, tra l’altro, nessun esponente del Centro Sinistra glielo ha chiesto ad eccezione di quel poveraccio di Di Pietro che si è rimediato uno dei celebri vaffanculo grillini.

Moretti 10 anni fa disse che con questi dirigenti non si va da nessuna parte, si è sbagliato, con questi dirigenti si sprofonda negli abissi.