
Cara Signora,
ricorre domani il decimo anniversario della morte di Bettino Craxi, e io desidero innanzitutto esprimere a lei, ai suoi figli, ai suoi famigliari, la mia vicinanza personale in un momento che è per voi di particolare tristezza, nel ricordo di vicende conclusesi tragicamente.
Non dimentico il rapporto che fin dagli anni ’70 ebbi con lui per il ruolo che allora svolgevo nella vita politica e parlamentare. Si trattò di un rapporto franco e leale, nel dissenso e nel consenso che segnavano le nostre discussioni e le nostre relazioni anche sul piano istituzionale. E non dimentico quel che Bettino Craxi, giunto alla guida del Partito Socialista Italiano, rappresentò come protagonista del confronto nella sinistra italiana ed europea.
Ma non è su ciò che oggi posso e intendo tornare.
Per la funzione che esercito al vertice dello Stato, mi pongo, cara Signora, dal solo punto di vista dell’interesse delle istituzioni repubblicane, che suggerisce di cogliere anche l’occasione di una ricorrenza carica – oltre che di dolorose memorie personali – di diversi e controversi significati storici, per favorire una più serena e condivisa considerazione del difficile cammino della democrazia italiana nel primo cinquantennio repubblicano.
E’ stato parte di quel cammino l’esplodere della crisi del sistema dei partiti che aveva retto fino ai primi anni ’90 lo svolgimento della dialettica politica e di governo nel quadro della Costituzione. E ne è stato parte il susseguirsi, in un drammatico biennio, di indagini giudiziarie e di processi, che condussero, tra l’altro, all’incriminazione e ad una duplice condanna definitiva in sede penale dell’on. Bettino Craxi, già Presidente del Consiglio dal 1983 al 1987. Fino all’epilogo, il cui ricordo è ancora motivo di turbamento, della malattia e della morte in solitudine, lontano dall’Italia, dell’ex Presidente del Consiglio, dopo che egli decise di lasciare il paese mentre erano ancora in pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti. Si è trattato – credo di dover dire – di aspetti tragici della storia politica e istituzionale della nostra Repubblica, che impongono ricostruzioni non sommarie e unilaterali di almeno un quindicennio di vita pubblica italiana.
Non può dunque venir sacrificata al solo discorso sulle responsabilità dell’on. Craxi sanzionate per via giudiziaria la considerazione complessiva della sua figura di leader politico, e di uomo di governo impegnato nella guida dell’Esecutivo e nella rappresentanza dell’Italia sul terreno delle relazioni internazionali. Il nostro Stato democratico non può consentirsi distorsioni e rimozioni del genere.
Considero perciò positivo il fatto che da diversi anni attraverso importanti dibattiti, convegni di studio e pubblicazioni, si siano affrontate, tracciando il bilancio dell’opera di Craxi, non solo le tematiche di carattere più strettamente politico, relative alle strategie della sinistra, alle dinamiche dei rapporti tra i partiti maggiori e alle prospettive di governo, ma anche le tematiche relative agli indirizzi dell’attività di Craxi Presidente del Consiglio. Di tale attività mi limito a considerare solo un aspetto, per mettere in evidenza come sia da acquisire al patrimonio della collocazione e funzione internazionale dell’Italia la conduzione della politica estera ed europea del governo Craxi : perché ne venne un apporto incontestabile ai fini di una visione e di un’azione che possano risultare largamente condivise nel Parlamento e nel paese proiettandosi nel mondo d’oggi, pur tanto mutato rispetto a quello di alcuni decenni fa.
Le scelte di governo compiute negli anni 1983-87 videro un rinnovato, deciso ancoraggio dell’Italia al campo occidentale e atlantico, anche di fronte alle sfide del blocco sovietico sul terreno della corsa agli armamenti ; e videro nello stesso tempo un atteggiamento “più assertivo” del ruolo dell’Italia nel rapporto di alleanza – mai messo peraltro in discussione – con gli Stati Uniti. In tale quadro si ebbe in particolare un autonomo dispiegamento della politica estera italiana nel Mediterraneo, con un coerente, equilibrato impegno per la pace in Medio Oriente. Il governo Craxi e il personale intervento del Presidente del Consiglio si caratterizzarono inoltre per scelte coraggiose volte a sollecitare e portare avanti il processo d’integrazione europea, come apparve evidente nel semestre di presidenza italiana (1985) del Consiglio Europeo.
Né si può dimenticare l’intesa, condivisa da un arco assai ampio di forze politiche, sul nuovo Concordato : la cui importanza è stata pienamente confermata dalla successiva evoluzione dei rapporti tra Stato e Chiesa.
Numerosi risultano in sostanza gli elementi di condivisione e di continuità che da allora sono rimasti all’attivo di politiche essenziali per il profilo e il ruolo dell’Italia.
In un bilancio non acritico ma sereno di quei quattro anni di guida del governo, deve naturalmente trovar posto il discorso sulle riforme istituzionali che aveva rappresentato, già prima dell’assunzione della Presidenza del Consiglio, l’elemento forse più innovativo della riflessione e della strategia politica dell’on. Craxi. Nel quadriennio della sua esperienza governativa, quel discorso tuttavia non si tradusse in risultati effettivi di avvio di una revisione della Costituzione repubblicana. La consapevolezza della necessità di una revisione apparve condivisa attraverso i lavori di una impegnativa Commissione bicamerale di studio (presieduta dall’on. Bozzi) : ma alle conclusioni, peraltro discordi, di quella Commissione nel gennaio 1985 non seguì alcuna iniziativa concreta, di sufficiente respiro, in sede parlamentare. Si preparò piuttosto il terreno per provvedimenti che avrebbero visto la luce più tardi, come la legge ordinatrice della Presidenza del Consiglio e, su un diverso piano, significative misure di riforma dei regolamenti parlamentari.
Tra i problemi che nell’Italia repubblicana si sono trascinati irrisolti, c’è certamente quello del finanziamento della politica. Si era tentato di darvi soluzione con una legge approvata nel 1974, a più di venticinque anni dall’entrata in vigore della Costituzione. Ma quella legge mostrò ben presto i suoi limiti, in particolare per la debolezza dei controlli che essa aveva introdotto. Attorno al sistema dei partiti, che aveva svolto un ruolo fondamentale nella costruzione di un nuovo tessuto democratico nell’Italia liberatasi dal fascismo, avevano finito per diffondersi “degenerazioni, corruttele, abusi, illegalità”, che con quelle parole, senza infingimenti, trovarono la loro più esplicita descrizione nel discorso pronunciato il 3 luglio 1992 proprio dall’on. Craxi alla Camera, nel corso del dibattito sulla fiducia al governo Amato.
Ma era ormai in pieno sviluppo la vasta indagine già da mesi avviata dalla Procura di Milano e da altre. E dall’insieme dei partiti e dei loro leader non era venuto tempestivamente un comune pieno riconoscimento delle storture da correggere, né una conseguente svolta rinnovatrice sul piano delle norme, delle regole e del costume. In quel vuoto politico trovò, sempre di più, spazio, sostegno mediatico e consenso l’azione giudiziaria, con un conseguente brusco spostamento degli equilibri nel rapporto tra politica e giustizia.
L’on. Craxi, dimessosi da segretario del PSI, fu investito da molteplici contestazioni di reato. Senza mettere in questione l’esito dei procedimenti che lo riguardarono, è un fatto che il peso della responsabilità per i fenomeni degenerativi ammessi e denunciati in termini generali e politici dal leader socialista era caduto con durezza senza eguali sulla sua persona.
Né si può peraltro dimenticare che la Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo – nell’esaminare il ricorso contro una delle sentenze definitive di condanna dell’on. Craxi – ritenne, con decisione del 2002, che, pur nel rispetto delle norme italiane allora vigenti, fosse stato violato il “diritto ad un processo equo” per uno degli aspetti indicati dalla Convenzione europea.
Alle regole del giusto processo, l’Italia si adeguò, sul piano costituzionale, con la riforma dell’art. 11 nel 1999. E quei principi rappresentano oggi un riferimento vincolante per la legislazione nazionale e per l’amministrazione della giustizia in Italia.
Si deve invece parlare di una persistente carenza di risposte sul tema del finanziamento della politica e della lotta contro la corruzione nella vita pubblica. Quel tema non poteva risolversi solo per effetto del cambiamento (determinatosi nel 1993-94) delle leggi elettorali e del sistema politico, e oggi, in un contesto politico-istituzionale caratterizzato dalla logica della democrazia dell’alternanza, si è ancora in attesa di riforme che soddisfino le esigenze a cui ci richiama la riflessione sulle vicende sfociate in un tragico esito per l’on. Bettino Craxi.
E’ questo, cara Signora, il contributo che ho ritenuto di dover dare al ricordo della figura e dell’opera di suo marito, per l’impronta non cancellabile che ha lasciato, in un complesso intreccio di luci e ombre, nella vita del nostro Stato democratico.
Con i più sinceri e cordiali saluti
Giorgio Napolitano
18 gennaio 2010
17 commenti:
Non sono questi i valori che vorrei lasciare ai miei figli.
Mail inviata alla Presidenza della Repubblica.
https://servizi.quirinale.it/webmail/missiva.asp
Gentilissimo Signor Presidente della Repubblica,una lettera che sotto l’aspetto umano
... Mostra tutto. Durante tutta la mia esistenza ho praticato il rispetto delle istituzioni e delle leggi dello Stato Italiano e ai miei figli ho inculcato una educazione tale per cui oggi anche loro sentono propri questi doveri.
Mi ha, pertanto, molto stupito la sua lettera che vista dal lato umano e riservata avrebbe potuto anche essere da me condivisa. Non può esserlo se pubblica e in qualità di Presidente della Repubblica.
Non può esserla in primo luogo perchè la stessa assume carattere di revisione storica: la storia non può essere giudicata ed analizzata serenamente se non a distanza dei fatti e in condizioni ambientali diverse e ormai neutre.
Noi ci troviamo ancora nel pieno delle stesse situazione di quel periodo storico e , pertanto, qualsiasi revisione non potrebbe, anche se in buona fede, che essere inficiata da giudizi di parte.
Non particolarmente con Lei d'accordo sopratutto in quel passo in cui Lei dice :
"L'on. Craxi, dimessosi da segretario del PSI, fu investito da molteplici contestazioni di reato. Senza mettere in questione l'esito dei procedimenti che lo riguardarono, è un fatto che il peso della responsabilità per i fenomeni degenerativi ammessi e denunciati in termini generali e politici dal leader socialista era caduto con durezza senza eguali sulla sua persona."
Con questa frase Lei violenta l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, fa una celebrazione del detto per cui " se lo fanno tutti nessuno è colpevole".
E questo non va bene: un reo è un reo anche in mezzo ad altri rei. E un reo con altissime responsabilità pubbliche ( Presidente del Consiglio ) lo è , se possibile, ancora di più.
Scrivendo che Craxi " Presidente del Consiglio, dopo che egli decise di lasciare il paese mentre erano ancora in pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti. ";
Lei ha evitato di classificare quell'allontanamento come la legge ed il dizionario descrivono "Latitante".
In questo modo Lei squalifica anche l'azione e la credibilità del sistema giudiziario Italiano che ha agito nel pieno rispetto delle leggi che regolano la nostra vita Repubblicana.
Non è , Signor presidente, cosa di poco conto: Pensi che Il Sig. Enzo Tortora, forte della sua innocenza e della sua dignità di uomo,si dimise da Parlamentare Europeo per andare in carcere... da innocente.
Si tratta di due persone evidentemente diverse: un gentiluomo ed un vigliacco che non ebbe il coraggio di prendersi le proprie responsabilità( eppure in Italia non è prevista la pena di morte ).
Come non va proprio bene citare " Nè si può peraltro dimenticare che la Corte dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo - nell'esaminare il ricorso contro una delle sentenze definitive di condanna dell'on. Craxi - ritenne, con decisione del 2002, che, pur nel rispetto delle norme italiane allora vigenti, fosse stato violato il "diritto ad un processo equo" per uno degli aspetti indicati dalla Convenzione europea. "
Senza sentire il bisogno ed il dovere di dire anche che il diritto violato fosse relativo ad alcuni aspetti della privacy ma riconfermando appieno la legittimità delle sentenza riconoscendo quindi l'azione corruttiva e di illegalità diffusa: come dire la sostanza .
Ed è per questo, che pur riconoscendole il tentativo di una azione di pacificazione, non posso essere con lei d'accordo ne posso riconoscermi in Lei : Bettino Craxi, allo stato, fu un corrotto ed un latitante e qualsiasi azione di riabilitazione deve passare attraverso una riapertura dei processi con fatti nuovi tali da inficiare le precedente sentenze.
E non credo di essere l'unico Italiano a pensarla in questo modo
La saluto cordialmente lenolaidv
Di politici come Craxi ce ne erano e ce ne sono ancora,ma nessuno è FUGGITO,perchè questo ha fatto,di fronte alle accuse.Troppo facile farne un martire oggi e troppo sporco far finta che lo sia.Intotolargli una via o una piazza mette a posto le coscienze di chi,ancora oggi,continua a fare quello per cui Craxi è stato condannato.
Marco Travaglio: Craxi e Mangano i loro eroi.
Con la lettera del presidente Napolitano alla famiglia Craxi, indirizzata dal Quirinale alla villa di Hammamet, appena lasciata da tre ministri aviotrasportati del governo in carica, si chiude degnamente il triduo di celebrazioni per l’anniversario della scomparsa del grande statista corrotto, pregiudicato e latitante: 10 anni, tanti quanti ne aveva totalizzati in Cassazione.
Oggi completeranno l’opera in Senato altri luminosi statisti come l’ex autista Renato Schifani e il pluriprescritto Silvio Berlusconi, già noto per aver definito “e ro e ” il mafioso pluriomicida Vittorio Mangano. Intanto fervono i preparativi per festeggiare i 150 anni dell’Italia unita e il Pantheon dei padri della Patria è un porto di mare.
Gente che va, gente che viene. Soprattutto gentaglia. Nel felpato linguaggio del capo dello Stato, la latitanza di Craxi viene tradotta testualmente così: “Craxi decise di lasciare il Paese mentre erano ancora in pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti”. Anche perché, aggiunge Napolitano in perfetto napolitanese, le indagini sulla corruzione (non la corruzione) avevano determinato “un brusco spostamento degli equilibri nel rapporto tra politica e giustizia”. E il sant’uomo fu trattato “con una durezza senza eguali” mentre, com’è noto, la legge impone di processare i politici che rubano senza eguali con una morbidezza senza eguali. E le mazzette miliardarie, e gli appalti truccati, e i soldi rovesciati sul letto, e i 50 miliardi su tre conti personali in Svizzera? Non sono reati comuni: il napolitanese li trasforma soavemente in “fe n o m e n i degenerativi ammessi e denunciati” (come se rubare e poi, una volta scoperti, andare in Parlamento a dire “qui rubano tutti” rendesse meno gravi i furti).
Il presidente ricorda che “la Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo ritenne violato il ‘diritto ad un processo equo’ per uno degli aspetti indicati dalla Convenzione europea”. Ma non spiega che Craxi fu processato in base al Codice di procedura che lui stesso aveva voluto e votato, il Pisapia-Vassalli del 1989 che – modificato da due sentenze della Consulta – consentì fino al 1999 di usare i verbali delle chiamate in correità dei coimputati anche se questi non si presentavano a ripeterle
nei processi altrui. Se i processi a Craxi non furono “equi”, non lo furono tutti quelli celebrati in Italia dal 1946 al 1999. Su un punto Napolitano ha ragione: Craxi lasciò “un’impronta incancellabile”: digitale, ovviamente.
Quel che sta accadendo è fin troppo chiaro: si riabilita il corrotto morto per beatificare il corruttore vivo. Si rimuovono le tangenti della Prima Repubblica per legittimare quelle della Seconda. Si sorvola sulla latitanza di Craxi per apparecchiare nuove leggi vergogna che risparmino la latitanza a Berlusconi. L’ha ammesso, in un lampo di lucidità, Stefania Craxi: “Gli italiani non credettero a Bettino, ma oggi credono a Berlusconi”. Ma perché credano a Berlusconi su Craxi, ne devono ancora passare di acqua sotto i ponti e di balle in televisione. Stando a tutti i
sondaggi, la stragrande maggioranza degli italiani di destra, di centro e di sinistra è contraria a celebrare Craxi, come è contraria all’i m mu n i t à parlamentare e alle leggi ad personam prossime venture. Forse gli italiani sono ancora migliori di chi dice di rappresentarli. E allora, tanto peggio tanto meglio. Si dedichino pure a Craxi monumenti equestri, targhe votive, busti bronzei, strade, piazze, vicoli, parchi e soprattutto
tangenziali.
Dopodiché si passi a Mangano (sono ancora in tempo: anche lui scomparve prematuramente nel 2000). Così sarà chiaro a tutti chi sono i “l o ro ” eroi. Noi ci terremo i nostri e da domani chiameremo i lettori a sceglierli. A Mangano preferiamo ancora Falcone e Borsellino. A Craxi e a Berlusconi, politici diversi ma limpidi come De Gasperi e Berlinguer. Ieri, poi, ci è venuta un’inestinguibile nostalgia per Luigi Einaudi e Sandro Pertini
Marco Travaglio
Craxi e colui che ha pagato più di tutti? Non saprei, so che se ne è andato gridando al complotto, so che non si è presentato ai processi ed è stato condannato in contumacia, so che si è rifugiato all’estero.
Ricordo che negli anni ottanta tutto era in vendita, esisteva un vero e proprio prezziario, l’assegnazione di una casa comunale costava x, un posto in banca costava x – y, un letto in ospedale costava x-y-z
Ricordo il cappio e esposto in parlamento dai leghisti, ricordo le monetine lanciategli fuori dall’Hotel Raphael dai proseliti di Gianfranco Fini, ricordo i silenzi dignitosi di Occhetto e di D’Alema , i molteplici attestati di stima per il pool di Milano e in particolare per Antonio Di Pietro poi cosa è successo? Cosa è cambiato? Cosa ha fatto Craxi, da morto, per essere scagionato e per meritare tanta venerazione?
Forse è vero, in un contesto tipicamente italiano, dove le responsabilità individuali non vengono mai accertate, dove la certezza della pena è una pia illusione Craxi un po’ ha pagato, ma è vero anche che era il capo banda e ancora non era stata promulgata una legge sul processo breve.
write26
(ANSA) - ROMA, 19 GEN - Il Senato ha approvato la norma transitoria del ddl per il processo breve che prevede l'applicabilita' della normativa a processi in corso.
L'opposizione ha criticato aspramente la misura e i senatori dell'Italia dei Valori hanno occupato l'aula del Senato, subito dopo il termine della seduta, per protestare contro il ddl sul processo breve che verra' votato domani in tarda mattinata. Il gruppo dell'Idv ha preso posto al banco di presidenza minacciando di non muoversi ''per tutta la notte''.
Tutto nel nostro Paese assume la inconciliabile locuzione di pro e contro. E’ una nazione, di fatto, divisa in due, o con me o contro di me, buoni e cattivi, il partito dell’amore e il partito dell’odio. E’ talmente esasperato questo modo di pensare che in nome di questa pericolosa faziosità tutto si esaspera e si specula non ultima la commemorazione di Bettino Craxi.
Il presidente del Senato usando termini elogiativi, solo incidentalmente rimanda, durante la cerimonia, a quella stagione politica conosciuta con il nome “mani pulite” accennando non certo al sistema immorale del quale Craxi si fece organizzatore,(e certo in questo tipo di celebrazione nessuno si aspettava questo) ma elevandolo,in modo impudente e senza un minimo di rispetto per la magistratura che lo giudicò e per la nostra memoria, a “vittima sacrificale”.
Dall’altra parte si urla ad una vergognosa riabilitazione e si paventa, in modo paradossale, ad un no Craxi day.
Ecco tutto questo in una cerimonia commemorativa si doveva evitare, bastava ricordare l’uomo politico con le sue luci e le sue (tante) ombre, ed evitare l’opportunismo, per niente velato, di riabilitazione di un uomo politico che ha avuto il suo carico di responsabilità, nel bene e nel male, anche in quello che siamo diventati oggi.
Pablo Escobar,il più grande criminale della storia del narcotraffico,era molto buono con il popolo Columbiano:dava assistenza,dava case a chi non ne aveva,dava soldi a chi era in difficoltà e tutto il resto. Ciò non toglie che resta sempre un assassino e uno spacciatore di droga. Dobbiamo commemorare anche lui per la sua vena solidale nei confronti del popolo Columbiano? Un ladro resta un ladro!
Bene la verità,hai detto delle cose giuste,ma non dimenticarti che quì siamo in Italia.Nel nostro paese c'è un sistema politico corrotto e c'è chi crede che le regole possano essere interpretate individualmente o nel proprio interesse.Purtroppo in Italia Berlusconi è un modello e Craxi un martire.La cosa strana è che ancora non riesco ad addebitare la maggior parte della colpa a nessuno in particolare.C'è una manifestazione al giorno,dilagano gli scontenti,chiudono centinaia di aziende,siamo un popolo ridotto in fin di vita,eppure Berlusconi aumenta i consensi.Qualcosa non quadra!!!
Il DDL sul processo breve è stato approvato al senato.Ringraziano la maggioranza del governo tutti quelli che hanno truffato, ingannato e corrotto perchè non saranno mai puniti...tra questi non poteva mancare il nostro presidente del consiglio.
Il leader storico della sinistra comunista: "Di luci nell'agire del leader Psi non ne ho mai viste. Non posso riconoscermi nel quadro che ha delineato il Capo dello Stato".
Riccardo Barenghi intervista Pietro Ingrao, La Stampa, 19 gennaio 2010
Ripete le stesse parole che pronunciò in quello storico discorso all'XI congresso del Pci, nel 1966: «Cari compagni, non mi avete convinto». Allora si rivolgeva ai suoi compagni di partito che l'avevano sconfitto nella battaglia congressuale, oggi si parla di Craxi e della lettera che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato alla vedova dell'ex leader socialista morto dieci anni fa. Quindi, in qualche modo si parla ancora dei suoi ex compagni di partito e di battaglie interne, non a caso nel Pci Napolitano fu, dopo Giorgio Amendola, il rivale del leader della sinistra comunista, ossia Pietro Ingrao.
Ingrao, cos'è che oggi non la convince?
Ho trovato francamente esagerate tutte le cose che ho letto in questi giorni, non credo che una rivalutazione di Craxi - nel mondo comunista si sarebbe chiamata con un orrendo termine: riabilitazione - sia politicamente giusta e corretta.
Ma Napolitano, e non solo lui, sostiene che ci furono luci e ombre nella politica di Craxi...
Potrei dire che Napolitano è stato molto generoso, anche troppo. Io comunque non condivido il suo giudizio, molte chiacchiere ma non una parola dura, anche cattiva. Sinceramente io luci non ne vedo, perché nel corso di quegli anni molto aspri per la vicenda politico-sociale del nostro Paese, Craxi si è schierato con la parte più conservatrice della Dc, con Forlani e Andreotti e non certo con Zaccagnini. E contemporaneamente ci ha fatto la guerra, a noi comunisti. Dopo la morte di Moro venne fuori la sua natura di anticomunista che non aveva alcuna intenzione di promuovere l'unità delle sinistre. Un progetto politico che invece avrebbe potuto contribuire a rinnovare la società. Ecco perché ho sempre sostenuto che Craxi era un conservatore.
Ma molti al contrario dicono che fosse un uomo di sinistra e per di più un innovatore...
Ma manco per idea. Era distante anni luce da un socialista come Riccardo Lombardi, lui sì di sinistra insieme ad altri nel Psi. Craxi era un'altra cosa, e francamente non vedo proprio dove abbia innovato, semmai ha usato la sua spregiudicatezza per crearsi spazio nel quadro politico. Ma allora entriamo in un'altra categoria, quella dei politicanti...
Eppure molti suoi ex compagni di partito, per esempio Piero Fassino, lo hanno rivalutato in questi anni. Secondo lei perché?
Risponderei in poche parole che per dicono tutto: perché c'è un forte vento di destra che spira sull'Italia.
E della questione di Tangentopoli, lei che idea s'è fatto?
Sulla vicenda strettamente giudiziaria che ha riguardato Craxi non mi va di intervenire. Capisco la delicatezza che il Presidente della Repubblica ha usato nell'affrontare questo capitolo difficile, ma anche qui non mi sento di condividere i suoi giudizi.
Ma lei di Craxi non salva nulla?
Nulla, proprio nulla. Perché ha agito in modo negativo nella vicenda politica italiana. E anche qui, mi dispiace, pur capendo il garbo del Capo dello Stato, non posso riconoscermi nel quadro che ha delineato.
E invece del suo esilio ad Hammamet che giudizio dà?
Ecco, qui invece vedo un orgoglio umano nella sventura, un orgoglio che rispetto.
Pietro Ingrao
Ingrao Meravigliao.....
Volevo pubblicarla ma,come al solito,mi hai preceduto.
Minny hai perfettamente ragione: il nostro paese è veramente strano.
Berlusconi è un modello da seguire,Carxi un martire,Di Pietro un ciarlatano,Vendola è un politico da far fuori. In questi giorni D'Alema si sta dando molto da fare per screditare il governatore della Regione Puglia che Domenica dovrà vedersela con il suo pupillo Boccia alle primarie.
Fa il giro delle tv locali pugliesi,nelle redazioni dei giornali. La Puglia in questi 5 anni di governo "Vendoliano" ha fatto più di qualche passo avanti. Sicuramente ci sarà stato anche qualche scivolone ma nel complesso la gestione Vendola può definirsi soddisfacente. Questo però a D'Alema non piace. Il PD dopo il congresso aveva promesso un svolta nella gestione del partito ma a me sembra che non è cambiato nulla: le solite pedine a comandare il tutto spinte più dai propri interessi che da quelli della collettività. Intanto in Sicilia il buon Massimo fa accordi con Lombardo! Lombardo???
Mi spiace averti preceduto caro Swan, tra l’altro non ero a conoscenza neppure io dell’intervista rilasciata da Pietro Ingrao, l’ha pubblicata Lorenza su facebook io mi sono limitato al copia e incolla.
Sicuramente ai “compagni” del PD non hanno fatto piacere le pressioni esercitate dal caro Niki per far dimettere l’Assessore alla Sanità Armando Tedesco (PD) sul quale la Direzione distrettuale antimafia di Bari sta portando avanti un’inchiesta su presunte tangenti.
Riguardo la Presidenza Vendola cosa vuoi che ti dica? Un paradiso rispetto quella del super indagato Raffaele Fitto.
Noi come sai, da tempo avevamo segnalato al Presidente Vendola le nostre perplessità riguardo il comportamento di alcuni componenti della Giunta della quale non abbiamo mai voluto farne parte.
E’ proprio una Regione strana la Puglia, il PD lo sa bene, aspettiamoci presto un caso Bari, c’è troppa nebbia su quella città, strano visto la sua posizione geografica.
Tempo fa anch’io mi sono espresso in modo poco generoso nei confronti di Vendola, non criticai il suo operato come Presidente della Regione….ricordi? Mi limitai a dissentire sulla lettera aperta inviata al Magistrato Desirè Di Geronimo accusata da Vendola di protagonismo e suscitai le ire tue e del tuo amico “la verità”
Fui accusato di slealtà rispetto gli alleati (il PD) fui accusato di essere irrispettoso nei confronti del Presidente Napolitano. (Di Pietro “oh zappatore” io “il cazzaro”)
Racconteremo ai posteri anche questa.
Ho la piacevole impressione che sia tu sia "la verità" ultimamente, avete rivisto le vostre posizioni, se così fosse, per me, ritrovarvi, sarebbe un piacere……… o ho capito male?
Un abbraccio write26
Write non sono io la verità, mi dispiace. L'altro giorno al bar parlando ti ho detto le cause del mio allontanamento. Per quanto riguarda "la verità" penso sia una questione di tempo. Ho parlato con lui durante le vacanze invitandolo di nuovo ad avere toni più pacati pur rimanendo critico come gli piace essere.
Mi dispiace essermi allontanato ma,come dicevo,vedo una totale assenza di volontà,sia politica che morale,da parte dei nostri amministratori (maggioranza e minoranza). Si combatte contro i mulini a vento e questo un pò mi scoraggia.
mi scoraggia perchè vedo il nostro paese sempre più nel baratro. Io non ricordo Lenola cosi vuota. Passo la mia giornata fuori di casa ed è veramente demoralizzante vedere il paese vuoto a qualsiasi ora della giornata. Io non so di chi sia veramente la colpa,forse sono cambiati i tempi,forse la gente sta meglio a casa oppure non si riesce a dare un'alternativa, soprattutto ai giovani, per vivere di più il paese. Poi se tu pèrovi a fare delle proposte non vieni nemmeno preso in considerazione,anzi,vieni "bollato" come uno che non capisce nulla e che non gli sta mai bene niente. Alla fine allora cominci a pensare che un pò di sano egoismo forse è quello che ci vuole e ti chiudi nel tuo guscio pensando agli affari tuoi. Sicuramente non abbandonerò ne voi e ne chi crede ancora che questo paese possa dare molto. Diciamo che sono in pausa riflessione.
Un abbraccio
swan....t'invio un affettuoso bacio.......non fraintendermi......io adoro le donne.
Ciao vladi
Cara passatempo, concludi definendo Bettino, un uomo politico, che nel BENE e nel male ha avuto il suo carico di responsabilità in quello che siamo diventati oggi.
Perdonami ma sono d’accordo con Pietro Ingrao anche a me sfugge il BENE.
Dici anche che in una cerimonia commemorativa si doveva evitare………..chi avrebbe dovuto evitare di lanciare ancore alla destra? A chi ha giovato questa "illuminata" iniziativa del Presidente Napolitano resa poi pubblica dal Quirinale?
Hai visto la puntata a tema di Bruno Vespa? Hai notato con quale facilità e con quale disinvoltura sono state interpretate le parole di Giorgio Napolitano?
Hai letto le speculazioni, dei poco autorevoli, rappresentanti della destra esercitate per ricondurre le affermazioni di Napolitano all’approvazione della legge “processo breve” ????
Cara passatempo capisco le tue buone intenzioni ma, per quanto mi riguarda, ho già suggerito ai giovani di IdV di aggiungere alle magliette a tema: “Giorgio non firmare” la frase “anzi fai di più non parlare”
Ciao write26
Dichiarazione di Sonia Alfano eletta nel Parlamento Europeo nelle liste IdV
Ad essere sconcertante è l’atteggiamento del Capo dello Stato. Ormai non passa giorno senza che egli faccia rimpiangere sempre più il caro Presidente Pertini. E dimostra anche memoria corta.
Qualche anno fa gli chiesi il patrocinio del Quirinale per la commemorazione di mio padre in occasione dell'anniversario della sua uccisione. Alla richiesta di patrocinio, manco a dirlo, non seguì alcuna risposta. Forse perché mio padre sconta la grave colpa di essere morto incensurato e perfino tentando di far catturare mafiosi latitanti. Avrei dato per scontato, tuttavia, che qualcuno dei componenti dell'ampio staff quirinalizio (è superfluo ricordare i costi della struttura, incomparabilmente superiori a quelli della monarchia britannica) avesse potuto annotare la data dell'anniversario.
Il Presidente Napolitano sostiene di non aver commemorato mio padre lo scorso 8 gennaio (e quello precedente e quello ancora prima ecc.) perché io avrei mancato di ricordargli la ricorrenza. Confesso il mio scoramento davanti ad un Presidente della Repubblica che ha bisogno che a ricordargli gli anniversari degli assassini dei martiri di mafia e terrorismo siano i loro familiari. Ad ogni buon conto, gli farò omaggio del calendario dei santi laici perché supplisca all'inefficienza della sua struttura.
Ho letto e condiviso fino all'ultima parola nei giorni scorsi la lettera aperta rivolta al Presidente Napolitano dal direttore di Antimafiaduemila, Giorgio Bongiovanni. Quello scritto mi ha fatto ricordare come nel non lontano 1991 il partito dell'on. Napolitano propose la messa in stato d'accusa dell'allora Capo dello Stato, per gli assalti portati all'autonomia ed all'indipendenza dell'ordine giudiziario. Non dovrebbe dimenticarlo, l'attuale Presidente, in relazione alle parole espresse nella lettera di commemorazione al pregiudicato latitante Bettino Craxi, che contenevano un'esplicita delegittimazione del potere giurisdizionale.
Il suo partito di allora lo avrebbe già messo sotto impeachment.
Sonia Alfano
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