
Due esecuzioni e un tentato omicidio a Latina. Nel giro di pochissimi giorni. Nel mezzo l’ennesimo bliz che sgomina l’ennesima organizzazione criminale internazionale che operava nel traffico di droga (questa volta a Pomezia). Ancora: comuni sciolti per mafia, comuni inspiegabilmente non sciolti per mafia (Fondi), comuni che andrebbero quantomeno controllati, aziende del settore dei rifiuti con legami forti di tipo camorristico, la ‘ndrangheta che ha i suoi bei tesori di armi sparsi per il nord della provincia etc… Niente di nuovo ainoi. Parliamo da anni di “Quinta Mafia”, di un’organizzazione a delinquere di stampo mafioso diversa dalle altre e simile sotto molti aspetti. Una Mafia s.p.a. che perde il fascino dei legami di sangue e acquisisce l’audacia imprenditoriale e l’assetto manageriale professionale. I killer di Fabio Buonamano (detto “Bistecca”) e di Massimiliano Moro non sono sicuramente principianti. I due pregiudicati di Latina uccisi a distanza di poche ore uno dall’altro hanno una cosa in comune: l’essere pregiudicati. Buonamano ha un episodio passato alquanto inquietante: ha intimidito un giudice probabilmente per conto dei Di Silvio. Anche nel sud pontino della Quinta Mafia qualche legame di sangue c’è. Chi sono i Di Silvio?
Sono una famiglia rom italiana, imparentata con i Casamonica (clan rom molto potente a Roma),che nel sud pontino ha avuto rapporti molto stretti con le aule giudiziarie: estorsioni, rapine, traffico internazionale di droga e quant’altro. Nel 2003 Ferdinando Di Silvio viene fatto saltare in aria con la sua auto. Un’autobomba sul lungomare di Latina. Ma come? Non siamo mica in Sicilia, in Calabria, in Campania … eppure…
La prestigiosa “grande famiglia” dei Di Silvio-Casamonica fa affari in tanti settori: edilizia, immobiliare, ristorazione, turismo, azioni societarie etc…ma soprattutto ha iniziato con lo strozzinaggio. Dai soldi ricavati si potevano fare investimenti nel traffico di droga e nei settori immobiliari per poi espandersi su tutto. Nel 2004 la DIA di Roma ha effettuato sequestri ingenti di proprietà e somme di denaro arrivando a trovare parte del bottino nel Principato di Monaco.
Non proprio dei novellini. La loro fortuna crescente è stranamente direttamente proporzionale alla sfortuna che portava in carcere o trovava morti sul campo la fantomatica “banda della Magliana” (che di “bandito” aveva poco, mentre di “organizzato e mafioso” molto). L’ultimo in ordine di tempo freddato a colpi di pistola ad Acilia (Roma) è stato Emidio Salomone, nel giugno del 2009.
Come mai i clan della ‘ndrangheta e della camorra (soprattutto casalese) trovano vie facili per investire nella capitale, per nascondere i grossi carichi di droga e di armi anche nel sud pontino, per consociarsi a Fondi etc…? I canali sono sempre gli stessi: dove ci sono i Di Silvio e i Casamonica trovi i clan della ‘ndrangheta e camorra spesso insieme in affari. A Roma come a Fondi come a Latina.
Ovviamente trovano facili aiuti nel sottobosco della piccola criminalità locale. Spacciatori che vengono trovati bruciati vivi, pregiudicati freddati con colpi alla testa, ristoratori presi di mira da pallottole vaganti, auto date alle fiamme, locali dati alle fiamme etc… tanti piccoli gesti di mafiosità evidente a tutti fuorché al Governo.
Basta trovarsi nel giro di droga sbagliato e ti trovi a far parte di un’indagine della DIA che è sulle tracce di alcuni super boss della Camorra casalese (come Antonio lovine) che rovistando per Roma scovano anche dei carabinieri corrotti che alimentano i loro bisogni economici estorcendo denaro al Presidente della Regione Lazio. Gianguerino Cafasso, pusher di droga della Roma bene, era originario di Sperlonga (città turistica della provincia di Latina) trovato morto ucciso da una dose letale. Per fare il pusher di droga a certi livelli non sei in un giro di piccoli spacciatori. Sei ben altro anche se non te ne rendi conto. Nel Sud Pontino è facile non rendersene conto. C’era una volta una ragazza, mia coetanea, che prese la via della cocaina prima come consumatrice abituale poi come spacciatrice. Non credeva che fosse una cosa così strana, lo fanno in molti in quel buco di mondo fatto di serate al mare, discoteche e poco altro che è la provincia di Latina. Fu arrestata e iniziò a capire che non era uno scherzo, non si poteva giocare tutta la vita. Scelse di collaborare e le diedero gli arresti domiciliari. Fu trovata morta per una dose letale di coca la sera stessa. Cercarono in lungo e in largo la partita di droga omicida pensando ad un errore di chi aveva tagliato la sostanza. Niente da fare. La dose tagliata male, casualità, era solo una.
Adele Conte
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